I critici devono morire tutti strozzati dalle loro stesse stronzate!! Innanzitutto, nei gloriosi anni 70 (e i critici dovrebbero saperlo meglio di me!) accanto a un'auspicata libertà sociale, propugnata dal 68, si sviluppava anche una certa forma di libertà in ambito artistico. Nè risentiva tutto: la musica, la letteratura, i fumetti addirittura e ovviamente anche il cinema. Tra i mille generi e sottogeneri che nascevano (i polizieschi, i poliziotteschi, i western, gli spasghetti western, la commedia all'italiana) c'era il trash. Ora che, sfortunatissimamente ma doverosamente (viste le intenzioni della nuova società o, meglio, di chi la forgia) questi "generi" non esistono più, perchè tutto, satira compresa, dev'essere omologato a una stessa misura (sempre stando ben attenta a non oltrepassare certi limiti imposti da chissachì, bella satira!!!), i critici dovrebbero istituire dei canoni di valutazione per quei generi! Non si può valutare Pasolini con lo stesso di Girolami! Primo, perchè altrimenti i voti sarebbero sempre infinitamente bassi, secondo, perchè sono due tipi di cimema diversi. Kakkientruppen è, nel suo genere, un capolavoro, rimasto impresso nell'immaginario popolare di quell'epoca e in cui, forse, se contestualizzato, è possibile intravedere una critica alle ideologie "estremiste" o al fanatismo politico di quegli anni; e non solo per quanto riguarda la destra! D'Angelo e Banfi sono geniali, le trovate irresistibile e un pò di quella buona, sana, genuina, umana banalità, come la chiamate voi, non ha mai fatto male a nessuno. Come un ritorno alle origini, all'essenza, alla verità del popolo. Di quel popolo che, negli anni 70, si mitizzava, si stereotipava da parte di artisti, borghesi e politici, sempre per portare,anche se a volte involontariamente, l' acqua al proprio mulino! Sincero, squisito, indimenticabile! NEL SUO GENERE, un capolavoro.
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