giuliana li vigni
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venerdì 13 marzo 2015
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turbamenti
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In parte sono d'accordo con Zappoli soprattutto sulla questione del doppiaggio quasi trilingue.
Però credo che dirigendo questo film per adulti, il regista abbia avuto il coraggio di mostrare la vera personalità di Andersen,togliendo a questo mito la sua alure di dolcezza: ne è venuto fuori un personaggio tormentato da gravi problematiche che riusciva ad annullare soltanto scrivendo. E scrivendo ha soddisfatto il suo ego riuscendo a trasmettere l'amore che a causa della sua personalità contorta non riusciva a dare.
Temeva il rifiuto, le critiche della gente, viveva trascinandosi addosso il fardello della vergona per l'ambente famigliare e per la sua fisicità un pò particolare: scrivendo si annullava (una riprova ne è ad esempio "L'uomo che vendette la sua ombra")dove lui prevale su un essere inesistente.
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In parte sono d'accordo con Zappoli soprattutto sulla questione del doppiaggio quasi trilingue.
Però credo che dirigendo questo film per adulti, il regista abbia avuto il coraggio di mostrare la vera personalità di Andersen,togliendo a questo mito la sua alure di dolcezza: ne è venuto fuori un personaggio tormentato da gravi problematiche che riusciva ad annullare soltanto scrivendo. E scrivendo ha soddisfatto il suo ego riuscendo a trasmettere l'amore che a causa della sua personalità contorta non riusciva a dare.
Temeva il rifiuto, le critiche della gente, viveva trascinandosi addosso il fardello della vergona per l'ambente famigliare e per la sua fisicità un pò particolare: scrivendo si annullava (una riprova ne è ad esempio "L'uomo che vendette la sua ombra")dove lui prevale su un essere inesistente.
Capirete che a me è piaciuto anche per scenografia, colore, fotografia e costumi: meritava maggior successo
Giuliana Li Vigni
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d'accordo? |
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giuliana li vigni
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In parte sono d'accordo con Zappoli soprattutto sulla questione del doppiaggio quasi trilingue.
Però credo che dirigendo questo film per adulti, il regista abbia avuto il coraggio di mostrare la vera personalità di Andersen,togliendo a questo mito la sua alure di dolcezza: ne è venuto fuori un personaggio tormentato da gravi problematiche che riusciva ad annullare soltanto scrivendo. E scrivendo ha soddisfatto il suo ego riuscendo a trasmettere l'amore che a causa della sua personalità contorta non riusciva a dare.
Temeva il rifiuto, le critiche della gente, viveva trascinandosi addosso il fardello della vergona per l'ambente famigliare e per la sua fisicità un pò particolare: scrivendo si annullava (una riprova ne è ad esempio "L'uomo che vendette la sua ombra")dove lui prevale su un essere inesistente.
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In parte sono d'accordo con Zappoli soprattutto sulla questione del doppiaggio quasi trilingue.
Però credo che dirigendo questo film per adulti, il regista abbia avuto il coraggio di mostrare la vera personalità di Andersen,togliendo a questo mito la sua alure di dolcezza: ne è venuto fuori un personaggio tormentato da gravi problematiche che riusciva ad annullare soltanto scrivendo. E scrivendo ha soddisfatto il suo ego riuscendo a trasmettere l'amore che a causa della sua personalità contorta non riusciva a dare.
Temeva il rifiuto, le critiche della gente, viveva trascinandosi addosso il fardello della vergona per l'ambente famigliare e per la sua fisicità un pò particolare: scrivendo si annullava (una riprova ne è ad esempio "L'uomo che vendette la sua ombra")dove lui prevale su un essere inesistente.
Capirete che a me è piaciuto anche per scenografia, colore, fotografia e costumi: meritava maggior successo
Giuliana Li Vigni
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