Krzysztof Zanussi, uno degli esponenti più significativi della scuola polacca di cui facevano parte Waida e Kieslovski, ritiene che il cinema debba contribuire in modo determinante al dibattito morale: nobili intenzioni certo, ma anche il rischio implicito di trasformare ogni pellicola in una monotona dissertazione accademica sui massimi sistemi. E purtroppo il suo ultimo lavoro, “Persona non grata”, venuto dopo anni di silenzio in Italia e l’imbarazzante, dal punto di vista cinematografico, agiografia di Karol Wojtyla, ben accolto a Venezia 2005 ed osannato per altro da buona parte della critica, ne è esempio lampante: si tratta infatti di una pellicola statica ed involuta, una sorta di teorema dai postulati risaputi ma astruso nella forma, cavillosamente enunciato e mai dimostrato.
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Krzysztof Zanussi, uno degli esponenti più significativi della scuola polacca di cui facevano parte Waida e Kieslovski, ritiene che il cinema debba contribuire in modo determinante al dibattito morale: nobili intenzioni certo, ma anche il rischio implicito di trasformare ogni pellicola in una monotona dissertazione accademica sui massimi sistemi. E purtroppo il suo ultimo lavoro, “Persona non grata”, venuto dopo anni di silenzio in Italia e l’imbarazzante, dal punto di vista cinematografico, agiografia di Karol Wojtyla, ben accolto a Venezia 2005 ed osannato per altro da buona parte della critica, ne è esempio lampante: si tratta infatti di una pellicola statica ed involuta, una sorta di teorema dai postulati risaputi ma astruso nella forma, cavillosamente enunciato e mai dimostrato. L’autore assolutizza il suo personale scontento sulle cose del mondo, dopo le speranze suscitate dal crollo del Muro di Berlino e dalla sconfitta del totalitarismo comunista, e lascia trasparire, in una conclusione vagamente patetica e schematicamente consolatoria, la sua professione di fede religiosa, in base alla quale è probabile che alle fine della Storia, nascoste in fondo al mare o in cielo, ci siano le sfere celesti del Paradiso per gli essere umani( e persino interminabili territori di caccia per i cani), dove le anime volino, perdonate per i propri peccati e dimentiche di quelli degli altri. All’opposto l’inferno terreno è raffigurato dal disagio di chi nutrendosi della sacra aureola degli ideali è costretto a vivere fra chi li ha traditi: il plot prende corpo unicamente dal contrasto fra la disperazione stizzosa del vecchio Wiktor, ambasciatore polacco a Montevideo, da poco vedovo, galantuomo reso diffidente dai continui cedimenti altrui alle lusinghe dell’affarismo capitalista e deluso dal vecchio amico, dalla moglie defunta, dagli ex-compagni di partito diventati ministri e dirigenti politici di rilievo. E qui in realtà il lungometraggio qualche asso della manica lo avrebbe avuto, in primo luogo l’idea di fondo: il demone maligno che inquina e corrode lo spirito e la mente degli individui e dei popoli, vanificando i presupposti del bene e dell’innocenza, dell’amicizia e dell’amore, è il sospetto. L’altro asso è sicuramente la recitazione efficacemente umorale di Zbigniew Zapaziewicz, uno degli astri della scena polacca, attore amato da Waida e Kieslovki, nel ruolo di Wiktor, e quella tutta epidermica del regista russo Nikita Mikhalkov nella parte dell’amico Oleg, vice Ministro degli affari esteri sovietico. Allora forse “Persona non grata” avrebbe dovuto essere un film dominato dalle atmosfere, dalle sospensioni di senso, da misteri e verità ambigue, e invece lo è solo in parte, in quanto la verbosità inconcludente, le apparizioni di personaggi superflui, la rivelazione inopportuna di macchinosi moventi e di dietrologie scontate, finiscono con il rendere artificiosamente complicato e gravoso l’insieme distraendo lo spettatore dai punti nevralgici, ovvero dalla disamina della nevrosi di una vecchiaia offuscata dalla sfiducia e dai dubbi nel suo angoscioso dibattersi fra mostri reali e mulini a vento. Tanto che alla fine l’unica certezza è che la vera contrapposizione non è malvagità-bontà, ma cani-uomini: il regno dei cieli tiene le porte sempre aperte per chi morde le caviglie del postino e non per chi non ha purezza o non la sa conservare nel proprio cuore, nonostante tutto.
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