kronos
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lunedì 18 luglio 2011
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il viaggio, l'amicizia, la famiglia, la morte
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E' un western fuori dalle convenzioni "Il ritorno di Harry Collings", un film che risente vistosamente dell'epoca in cui è stato girato: Harry-Peter Fonda pare un Hippie ante-litteram che dopo anni di spostamenti senza meta avverte la necessità di tornare a casa e dare uno scopo alla sua vita.
E quel senso di vagabondaggio, ma anche di afflato mistico-ecologico tipico delle controculture anni '60, percorre il film come una scossa.
Ne è risultato un western (forse) squilibrato tra intimismo e squarci visionari quasi psichedelici (che probabilmente hanno influenzato il molto posteriore "Dead Man" di Jarmusch), ma di grande fascino.
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E' un western fuori dalle convenzioni "Il ritorno di Harry Collings", un film che risente vistosamente dell'epoca in cui è stato girato: Harry-Peter Fonda pare un Hippie ante-litteram che dopo anni di spostamenti senza meta avverte la necessità di tornare a casa e dare uno scopo alla sua vita.
E quel senso di vagabondaggio, ma anche di afflato mistico-ecologico tipico delle controculture anni '60, percorre il film come una scossa.
Ne è risultato un western (forse) squilibrato tra intimismo e squarci visionari quasi psichedelici (che probabilmente hanno influenzato il molto posteriore "Dead Man" di Jarmusch), ma di grande fascino.
E capace di spiegare in maniera pervasiva, e senza inutili didascalismi, la forza dell'amicizia maschile.
Nel cast spicca l'interpretazione di Verna Bloom: una delle rarissime credibili rappresentazioni di "donna del west".
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