paolp78
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mercoledì 26 agosto 2020
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potente narrazione evocativa
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Pellicola drammatica che appartiene al sottogenere processuale e che si caratterizza perché ha ad oggetto la delicata questione dei crimini di guerra compiuti durante il secondo conflitto mondiale.
Il bravissimo Costa-Gavras affronta la tematica entro una sceneggiatura riuscitissima, permettendo così al film di distinguersi dai tanti altri che hanno affrontato l'argomento.
L'evocazione dei crimini di guerra fatta dai testimoni durante il processo, viene messa in scena con una straordinaria potenza narrativa, che emoziona profondamente e colpisce lo spettatore. Queste sono certamente le sequenze migliori di una pellicola che comunque è decisamente ben fatta in tutte le sue parti.
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Pellicola drammatica che appartiene al sottogenere processuale e che si caratterizza perché ha ad oggetto la delicata questione dei crimini di guerra compiuti durante il secondo conflitto mondiale.
Il bravissimo Costa-Gavras affronta la tematica entro una sceneggiatura riuscitissima, permettendo così al film di distinguersi dai tanti altri che hanno affrontato l'argomento.
L'evocazione dei crimini di guerra fatta dai testimoni durante il processo, viene messa in scena con una straordinaria potenza narrativa, che emoziona profondamente e colpisce lo spettatore. Queste sono certamente le sequenze migliori di una pellicola che comunque è decisamente ben fatta in tutte le sue parti.
Il finale è anch'esso uno dei punti di forza, in quanto contiene il colpo di scena, in questo caso abbastanza telefonato in realtà, che non deve mai mancare nei film processuali.
Molto ben rese le relazioni familiari ed in special modo il rapporto tra padre e figlia, con tutte le evoluzioni che subisce in conseguenza del susseguirsi dei vari accadimenti.
La pellicola introduce tematiche complesse, meritevoli di intensa riflessione.
Ottima sotto ogni aspetto la regia di Costa-Gavras, non nuovo a questo genere di pellicole impegnate e capace di renderle nello schermo in modo mai banale e molto interessante.
Tra gli interpreti si distinguono Jessica Lange ed Armin Mueller-Stahl, i due più presenti in scena, nonché entrambi credibilissimi nei ruoli loro assegnati. Particolarmente intensa l'interpretazione della Lange bravissima nell'assolvere al non facile compito di restituire il travaglio interiore del suo personaggio.
Le fasi processuali vengono rese correttamente, in modo molto convincente ed al contempo senza eccessive spettacolarizzazioni in cui si corre sempre il rischio di incorrere.
Musiche perfette.
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paolo ciarpaglini
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sabato 28 novembre 2009
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music box
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Ad un anno di distanza ho rivisto questo splendido, ma raccapricciante dramma familiare. Siamo a mio avviso, davanti a una delle attrici più talentuose che Hollywood ha avuto negli ultimi 50 anni. Purtroppo sottovalutata, o non presa nella dovuta considerazione (almeno che non sia stata una sua scelta) più spesso, dai grandissimi registi. Non ho mai visto 'Il postino suona sempre due volte', quindi mi astengo dall'affermare che la sua recitazione tocchi qui la punta più alta. Quando la Lange però viene tirata in ballo, troppo spesso e in modo stufante, se non trattasi di film che mettono in risalto tutta la sua femminilità, sembra che la si voglia castrare o che non abbia fatto tutto il suo dovere e di più.
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Ad un anno di distanza ho rivisto questo splendido, ma raccapricciante dramma familiare. Siamo a mio avviso, davanti a una delle attrici più talentuose che Hollywood ha avuto negli ultimi 50 anni. Purtroppo sottovalutata, o non presa nella dovuta considerazione (almeno che non sia stata una sua scelta) più spesso, dai grandissimi registi. Non ho mai visto 'Il postino suona sempre due volte', quindi mi astengo dall'affermare che la sua recitazione tocchi qui la punta più alta. Quando la Lange però viene tirata in ballo, troppo spesso e in modo stufante, se non trattasi di film che mettono in risalto tutta la sua femminilità, sembra che la si voglia castrare o che non abbia fatto tutto il suo dovere e di più. Due veri giganti la Lange e Armin Mueller. Morandini liquida come suo solito con distacco e capacità di sintesi e introspezione da principiante, un capolavoro che avrebbe meritato ben altra risonanza. Ma si sa, il mondo del cinema come quello dello spettacolo e di alcuni recensori, è roba strana. Dicono grandi cose.. e resti deluso. Recensiscono con freddezza e ti capita di restare letteralmente a bocca aperta. Questo è sicuramente uno di quei casi, uno dei più clamorosi...
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francesco
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martedì 6 gennaio 2009
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grande artigianato
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IL FILM É UN PICCOLO CAPOLAVORO STILISTICO, L'ASSENZA DI FLASH BACK E L'USO DEI DOCUMENTI FOTOGRAFICI HANNO IL SAPORE DI UN CINEMA ANTICO CON ACCENNI NEOREALISTICI. LA RECITAZIONE È ASCIUTTA E SAPIENTE, LA LANGE DIMOSTRA CHE CON LE RUGHE ARRIVA L'ESPERIENZA E LA CAPACITÀ DI SAPER SFUMARE I COLORI.È E RESTA UNO DEI MIEI PREFERITI DI QUEL CINEMA AMERICANO COLTO E RIFLESSIVO DEGLI ANNI 70-80.
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cinefilo
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lunedì 22 dicembre 2008
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hai detto il finale del film! stupido recensore
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Grazie per avermi detto il finale del film.
Adesso sarà molto più bello da vedere....
Ma vai a quel paese!!
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(di marezia)
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paolo ciarpaglini
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sabato 13 dicembre 2008
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più vero di schindler's list.
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Una produzione con standard lontani anni luce da pellicole prurimiliardarie, ma che non solo raggiunge ugualmente lo scopo, ricordare l'olocausto e le sue atrocità. Ma lo fa senza mostrare un solo ucciso ed in maniera più realista. Senza nessuna ostentazione e immagini di violenza, che in lavori ben più noti sfiorano il grottesco. Uno su tutti; il pluripremiato Schindler's List. Il regista con tanta intelligenza e pochi mezzi, sostituisce il protagonismo della violenza visiva con un dramma ridotto su scala familiare. In cui ci si può meglio identificare. Un film fuori da ogni schema, soprattutto da quelli di sempre fortunatamente. Ma non per questo meno devastante, meno efficace, anzi. Le intepretazioni della Lange e di Muller sono impagabili.
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Una produzione con standard lontani anni luce da pellicole prurimiliardarie, ma che non solo raggiunge ugualmente lo scopo, ricordare l'olocausto e le sue atrocità. Ma lo fa senza mostrare un solo ucciso ed in maniera più realista. Senza nessuna ostentazione e immagini di violenza, che in lavori ben più noti sfiorano il grottesco. Uno su tutti; il pluripremiato Schindler's List. Il regista con tanta intelligenza e pochi mezzi, sostituisce il protagonismo della violenza visiva con un dramma ridotto su scala familiare. In cui ci si può meglio identificare. Un film fuori da ogni schema, soprattutto da quelli di sempre fortunatamente. Ma non per questo meno devastante, meno efficace, anzi. Le intepretazioni della Lange e di Muller sono impagabili. La regia impeccabile. Non ho dato le cinque stelle per un unico motivo; fa così male che nessun lavoro può essere eletto a capolavoro, sui fatti ed accadimenti trattati. Imperdibile.
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studentessa95
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martedì 2 dicembre 2008
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skifoooo
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nicola1
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sabato 4 febbraio 2006
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la miglior scena di disperazione del cinema
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quando Jessica Lange scopre foto del padre assassino e' una grandissima interpretazione. Grande film, concede poco agli spettacoli di maniera (il film processuali) incentrandosi tutto sul rapporto padre-figlia.
PS ma i critici almeno li vedono i film per criticarli? il padre e' ungherese, non polacco.
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