Marx può aspettare

Certo, Bellocchio è diventato uno dei grandi Vecchi del cinema italiano e il suo film è un ottimo manufatto e mi sarebbe anche piaciuto molto se non si fosse trattato di un racconto dentro la sua famiglia e in particolare del suicidio di suo fratello gemello. Se voleva essere un omaggio al fratello drammaticamente scomparso, non lo è stato. Tutti i fratelli intervistati parlano di se, al di la delle parole, dichiarano con la loro presenza lo spazio che probabilmente occupavano già nella famiglia delle origini: troppo spazio. Se voleva essere una confessione, nella confessione è già presente un senso di colpa e l'embrione del pentimento. Niente di ciò, l'unica affermazione condivisa è "Non avevo capito..." ripetuta e fastidiosa, una discolpa dal sapore intellettuale e razionale: non ho ho potuto far nulla perchè non avevo capito..." E infatti il dramma profondo del fratello, quel peso insostenibile che trasforma la voglia di vivere in desiderio di morire, il dilaniarsi dell'anima che porta al suicidio sono trattati come "I fratelli erano intellettuali di successo e lui  no". Come se bastase questo per desiderare di morire. Comunque un documentario fatto molto bene, ma l'empatia per il fratello gemello suicitatosi a 29 anni, dov'è?.