Se il Cinema aveva ancora qualcosa di nuovo da dire riguardo a se stesso, "Mank" lo ha detto. Quante volte il Cinema si è raccontato, ha svelato segreti di sè, ha (a volte per un attimo) scostato la splendida "coperta d'oro" che lo ricopre, per farsi intravedere nella sua cruda verità: "Viale del tramonto", "Effetto notte", "Bellissima", "Veronika Voss", "Ed Wood" ...
E quante volte, invece, nel raccontare la sua cruda verità, ha saputo celarla abilmente con la splendida "coperta d'oro": "Nuovo Cinema Paradiso", "La rosa purpurea del Cairo", "Hugo Cabret", "Chi ha incastrato Roger Rabbit" ....
Il Cinema, quando racconta se stesso, ci dice che non è diverso dalle persone che noi incontriamo tutti i giorni, perchè è generato proprio da quelle persone, e come tutte le persone normali, ha i suoi difetti. Se avessimo il tempo di ascoltarlo, il Cinema, ci direbbe che però quei difetti lui li copre con una "coperta d'oro", denominata "magia": ed è proprio quella sua magia che ce lo fa amare per quello che in verità non è.
E' il suo sapersi celare dietro la magia lo rende di per sè magico, ma la realtà non è quella che lui ci fa vedere: è la "coperta d'oro" che ci abbaglia.
E così "Mank" ci dice che nel Cinema, come nella vita di tutti i giorni, non puoi permetterti di essere completamente libero, devi "saper stare nelle cose". Se sei un genio, potrai essere geniale nel rispetto dei ruoli di chi ti sta vicino, ma non potrai mai essere geniale a dispetto dei ruoli di chi ti sta vicino. Ma i veri geni non possono essere limitati, essi si rifiutano proprio di vedersi costruire attorno un pò alla volta una gabbia e, così facendo, per paradosso se ne costruiscono con le proprie mani una ancora più stretta.
"Mank" è un film stupendo, con una fotografia superlativa, interpreti eccellenti, scrittura frizzante, racconta la storia di Herman J. Mankiewicz, uno dei tanti personaggi realmente esistiti nella Holliwood dorata degli anni '30 e '40; sceneggiatore brillante, genio della parola, anche se "Mank" non fu premiato dalla vita, seppe tuttavia farle un regalo: la sceneggiatura di "Quarto potere", il più bel film, forse, della storia del Cinema.
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