Mio figlio racconta una caccia all’impazzata lungo paesaggi innevati. Un thriller dallo stile asciutto che ci mostra in modo incisivo e reale cosa può succedere nella testa di un uomo a cui scompare improvvisamente il figlio.
Tra classici elementi del thriller e dell’azione, Mio figlio tiene viva l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine, con scene di forte tensione, ben accompagnate dalla colonna sonora e anche per l’interpretazione di Guillame Canet. Manca qualcosa però: non sappiamo nulla di Julien, né della sua storia con Marie, a parte il fatto che lei sa di non poter contare su di lui, né quale sia il misterioso lavoro che gli portava via così tanto tempo. La caratterizzazione dei personaggi e la loro psicologia è assente, Julien non si riscopre detective dal nulla, né diventa coraggioso e forte sorprendendo chiunque: per quanto viene detto nel film, potrebbe esserlo sempre stato. Non si capisce se questa esperienza lo cambi in qualche modo.
A volte sembra che lo stesso Julien esageri nel tentativo di ritrovare suo figlio, e appare davvero come un detective esperto: nota minimi particolari che lo portano alla soluzione, è violento e spietato, non si fa scrupoli se si tratta di salvare suo figlio Mathys, e si è dalla sua parte fino a un certo punto. Qualche informazione in più su che personaggio sia, su quale sia la sua storia, la sua vita e, in particolare, il rapporto con suo figlio e con sua moglie prima che divorziassero, avrebbe potuto arricchire il film che, di per sé, è sia un buon thriller che un buon film d’azione.
La particolarità tecnica di questo film è quella di esser stato girato senza sceneggiatura e in soli sei giorni, esperimento forse di Carion che Guillame Canet ha superato: i dialoghi sono sicuramente pochi e scarni, ma non sembrano improvvisati, anche la regia è fatta principalmente di inquadrature fisse, si svolge quasi tutte tra le Alpi della Francia, ma il fatto che siano state date poche indicazioni all’attore dandogli assoluta libertà ha forse dato al film un buon risultato. Julien appare forse un po’ troppo sicuro di sé e abile nel cercare indizi, nell’avere informazioni e soprattutto nei modi che usa per averle: attraverso una violenza cruda e a volte esagerata. Si può ipotizzare che sia un militare o un poliziotto.
Il film Mio figlio prosegue in un crescendo di tensione e adrenalina, come le attese, la ricerca di indizi, il non farsi scoprire durante inseguimenti o pedinamenti e soprattutto l’essere solo contro tutti. Julien è un uomo impaziente che non si fida delle autorità, questo è sicuro, è determinato nel suo obiettivo e non ha paura di nulla. Nonostante sia tutto tranne che una persona tranquilla nella ricerca di suo figlio riesce a non sbagliare un colpo. La lentezza con cui il film fa scoprire allo spettatore, insieme a Julien, la pista da seguire è ottima, propria del thriller che non porta mai il pubblico a potersi distrarre.
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