Tutti i nostri desideri

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Un film di Philippe Lioret. Con Vincent Lindon, Marie Gillain, Amandine Dewasmes, Yannick Renier, Pascale Arbillot.
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Titolo originale Toutes nos Envies. Drammatico, durata 120 min. - Francia 2011. - Parthénos uscita venerdì 11 maggio 2012. MYMONETRO Tutti i nostri desideri * * 1/2 - - valutazione media: 2,99 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

vite che non sono la mia Valutazione 3 stelle su cinque

di angelo umana


Feedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana
martedì 15 maggio 2012

Può darsi che ci sia una sottile differenza tra il titolo italiano "Tutti i nostri desideri" e quello francese "Toutes nos envies": i desideri devono essere qualcosa di interiore che nessun denaro può comprare, le voglie, invece, spesso si soddisfano col denaro e, come dice la madre della protagonista Claire nel film (Marie Gillain), "Perché dovrei avere una tv minuscola? Ce l'hanno tutti così", ed ecco che un nuovo prestito rende possibile l'acquisto di un nuovo schermo, grande e al plasma, inutile come tante altre cose che non acquietano i bisogni interiori. Le banche e le finanziarie sono lì apposta, stilano contratti capestro con pubblicità accattivanti e lettere piccole che nessuno legge ("Vogliono i soldi!" dice l'avvocato della finanziaria), il denaro è facile, tutto sembra possibile e chi presta "guadagna sulle spalle di chi non ha soldi"; del resto così deve andare il mondo, dicono, il credito alimenta il consumo e il consumo sostiene il sistema (130 miliardi di euro di PIL in Francia generato dal credito al consumo). La giudice Claire, che fin da bambina è stata animata dal bisogno degli altri mettendosi in "Vite che non sono la mia" (è il libro da cui il film è tratto), cerca di proteggere Céline, madre di due bambini coetanei dei suoi, quasi strozzata dalle rate di debiti contratti dal marito che l'ha abbandonata. I bisogni di cui ci circondiamo le devono apparire irrilevanti quando apprende di avere un tumore alla testa. "Avevo promesso un cane ai miei bambini e non avranno più una madre". "Questo è ingiusto per una donna che ama la Giustizia" viene detto nel film e le sembrerà irrilevante pure ciò che le promette il marito Christophe, ignaro della malattia, "Tra due anni questo albero ci darà almeno 5 chili di ciliege". Chissà perché, il film fa pensare ad una certa somiglianza tra le terapie palliative che la medicina propone - e che Claire rifiuta - e il credito concesso facilmente, che sembra allungare la vita o almeno farla più bella. Quando sa di perdere tutto conosce Stéphane, Vincent Lindon, magistrato più anziano che si impegna a continuare la causa contro le banche iniziata da Claire. Per lei che non vede suo padre da quando aveva due anni ("Buongiorno, sono tua figlia. Cosa avrebbe cambiato?" dice di aver pensato quando lo rintraccia dopo averlo tanto cercato, senza presentarglisi), Stéphane è affidabile e rassicurante: è con lui che assapora gli ultimi giorni di vita, vede una partita di rugby, cosa mai fatta prima, e con lui fa una tanto desiderata nuotata nel lago dove andava da adolescente con la sorella. Il regista Philippe Lioret, avvicinabile ai Dardenne e a Ken Loach per le realtà che racconta, ci presenta un'altra storia presa dai drammi tipici di oggi, che appaiono quasi normali perché abitualmente riportati dalla cronaca, col solito garbo, in modo quasi neutrale, ma lo fa mettendo più carne al fuoco a confronto di "Welcome", rispetto al quale è meno "scarno". E' un film comunque ottimo ma da occhi lucidi, con temi per i quali è facile prendere partito, solo un poco appesantito dagli argomenti numerosi e da qualche aspetto "eroico" come le immancabili vittorie della class action contro le banche e della squadra di rugby allenata da Stéphane. Indimenticabile il "passaggio di consegne" tra Claire e Céline, che con Christophe formerà una nuova famiglia, cosa realmente accaduta ad un'amica di Lioret.

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angelo umana domenica 9 giugno 2013
emmanuel carrère ... il fatto quotidiano 8-6-2013
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... (nel libro Vite che non sono la mia)E. C. racconta la storia di una giovane madre morta di tumore (e quella di una bambina uccisa dallo tsunami). Tutt'e due si chiamano Juliette. Una faceva il giudice ed era la cognata di Carrère. (L'altra stava passando le vacanze di Natale in Sri Lanka, dove si trovava lo scrittore)... In Vite che non sono la mia un collega di Juliette, Etienne, giudice militante per la causa delle famiglie indebitate, racconta la sera prima di subire un'amputazaione della gamba ...

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