Ricky - Una storia d'amore e libertà |
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Un film di François Ozon.
Con Sergi López, André Wilms, Julien Haurant, Eric Forterre, Hakim Romatif, Arthur Peyret, Mélusine Mayance.
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Titolo originale Ricky.
Commedia drammatica,
durata 90 min.
- Francia, Italia 2009.
- Teodora Film
uscita venerdì 9 ottobre 2009.
MYMONETRO
Ricky - Una storia d'amore e libertà
valutazione media:
2,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una pellicola in volo? No, in picchiata!di pedjoloFeedback: 256 | altri commenti e recensioni di pedjolo |
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sabato 8 febbraio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di fronte a questa pellicola, bisogna confessarlo, si resta senza dubbio a bocca aperta. Si giunge ai titoli di coda, addolciti da musica e da una tanto banale quanto incomprensibile scena finale, pensando che forse si tratti di una parodia, di uno "scimmiottamento" di qualche serie cult, di un mito fantasy... No, niente di tutto ciò. Ricky è l'inconsapevole neonato parodia di se stesso; se la fotografia e i doppiaggi (per quanto riguarda l'edizione italiana) possono sembrare elementi salvabili di questo lungometraggio di Ozon, e se i comportamenti - umani - del piccolo Arthur Peyret sono verosimili, è altrettanto vero che la trama, i dialoghi, le uscite della madre di Ricky, la morale, appaiono come elementi totalmente sconnessi, perfino dimenticati nella ricetta del film e nella sua produzione. Alexandra Lamy interpreta la madre del piccolo protagonista; ad un certo punto del film, riprende l'altra sua figlia e, in riferimento a Ricky che ha pochi mesi di vita e che in quel momento ha una crisi di pianto, esclama "è tutta colpa sua!" ed esorta la bambina a lasciarlo perdere... agghiacciante e diseducativo! E assolutamente lontano da una qualsiasi caratterizzazione dei personaggi. Anche perché la scena in questione, così come tante altre, non ha un continuo, non si lega in modo indissolubile alla precedente e non anticipa quella successiva. E questo è un elemento sbalorditivo quanto fastidioso nel film: numerosi momenti della storia potrebbero essere rimossi o, addirittura, scambiati tra loro. Per questo motivo, è pure ardua impresa riuscire a trovare un momento clou, un punto chiave che tenga insieme il prima e il dopo; da un lato, sono almeno una decina i passaggi assolutamente fuori luogo e che dovrebbero essere sottolineati (visti) per capire il motivo di sviluppi di altrettanta difficile comprensione: la madre di Ricky sospetta che il padre di Ricky abbia picchiato il bambino sulla schiena ma non lo denuncia e non fa accertamenti medici; Ricky sviluppa un accenno di ali rachitiche e senza piume ma riesce a farsi trovare sulla cima dell'armadio della sua cameretta; Ricky cade di testa dall'armadio in questione, restando illeso; la madre di Ricky teme più di ogni cosa che il bambino, nei suoi voli esilaranti, si ustioni con i lampadari pendenti dai soffitti e crede che, spegnendo le luci, le lampadine si raffreddino istantaneamente; alla domanda di un medico che ha visitato Ricky e che chiede se il padre del bambino abbia segni particolari, la madre del piccolo risponde affermativamente, dicendo che il compagno "è molto peloso" (deprimente tentativo di humor malriuscito)... E intanto i minuti scorrono e si riempie quell'ora e mezzo che porta ad una fine senza conclusione; perché, se da un lato le ultime battute del film potrebbero rialzare il livello della pellicola e della storia - seppur propinando argomenti triti e ritriti come libertà, amore, rispetto della natura altrui - dall'altro vengono mantenuti livelli di banalità (e di assurdità) perfettamente in linea con il resto della pellicola. Che sfociano in due scene emblematiche: Ricky tenuto a "guinzaglio" dalla madre, con un cordoncino, mentre svolazza; la mamma di Ricky che, in un certo senso, accetta la natura del figlio e lo lascia libero di prendere la sua strada. A pochi mesi di vita! In estrema sintesi: ben venga l'azzardo da parte di volti giovani alla regia, ma con "Ricky" siamo spesso di fronte a mancanza di filo logico e di obiettivo (o significato) da raggiungere.
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