My Name Is Tanino

Dice Virzì in un'intervista che Tanino fugge dalla sua realtà "pigra e marcia". E la sua fuga inizia proprio con un tuffo in un mare caldo dove ci sono le due belle ragazze nude e lasciando a cuocere sullo scoglio l'amico nero, laido e lesionato. Un gesto di affermazione della propria libertà. Alla fine di mille peripezie scopre che l'amore della sua vita è piuttosto l'amore della vita di un altro e tutto il suo erotismo si riduce ad un bacio intimo con una cicciona. Estorto con l'inganno per giunta. Anche in questo film Virzì afferma con forza: sei, comunque, inesorabilmente, escluso. Corri o fatica quanto vuoi: non ce la farai mai. Così come in "La bella vita","Ovosodo","Baci e abbracci","Caterina va in città". Non mi aspetto molto di più dal prossimo "Tutta la vita davanti". E pur raccontata con leggerezza e umorismo la sua è una visione nera, disperata. Certo che c'è poco da stare allegri in quest'Italia, siam d'accordo. E certo che il ciema di Virzì è forse l'unico, italiano dei nostri anni, degno di nota (insieme a Paolo Benvenuti). Due appunti però glieli farei: 1- vero che la generazione di Tanino è una generazione di mitomani ignoranti che sproloquia in modo saccente su cose delle quali nemmen sa, ma basta guardare una puntata di "Annozero" per scoprire che hanno avuto ottimi maestri nella generazione precedente. 2- passa alla seconda fase Paolo Virzì: dacci anche qualche dritta sul come fare ad uscire dalla fogna: dicci, almeno tu, che la cultura, la competenza e cose del genere alla fine, anche se non ripagano conviene avercele: altrimenti che ci stiamo a fare?!