Sicuramente meglio del remake americano (ci voleva poco) , il primo lungometraggio tratto dall'ononimo libro (a sua volta tratto da un racconto popolare orientale) è definibile come un ottimo film horror come intensità e attrazione, ma che lascia un pò troppi punti in sospeso.
Premetto che avevo aspramente criticato la versione americana uscita alcuni anni dopo questa, soprattutto per mancanza di credibilità e realismo: non serve riempire il film di effetti speciali se poi ci si infischia di rendere la storia verosimile. I tempi e le battute della versione giapponese sono praticamente perfetti, mentre quelle del remake americano sono inserite alla cazzo di cane. Avevo paragonato l'incipit del The Ring del 2002 a quello "di un film porno" per quanto erano truccate e tirate a lucido le due attrici americane e per il modo forzato e ridicolo con cui viene tirato fuori l'argomento della cassetta. L'inizio del film giapponese è invece ineccepibile . prima un'inquadratura lungo e ben musicata fissa sul mare e poi le due attrici intente a raccontarsi una storia del terrore. Già qui si intuisce che molto verrà lasciato all'immaginazione degli spettatori: non sappiamo ad esempio da quanto tempo le due stessero chiaccherando e perciò non c'è quello stupido improvviso scarto da un argomento all'altro che nel film americano porta alla "cassetta che se la guardi muori". Il dialogo poi è perfettamente naturale e credibile ed è proprio l'assenza di musica e di effetti speciali a rendere inquietante il suo svolgimento e la sua conclusione, con uno stacco sul volto di Tomoko che ha visto qualcosa che ancora noi non sappiamo. Questo è come si dovrebbe girare un film horror e tenendo in considerazione il basso budget a disposizione del regista (che per gli standard americani è quasi irrisorio) non si può che elogiare il lavoro svolto.
L'unica cosa che mi ha lasciato un pò perplesso è il modo in cui il bambino arrivo a vedere la videocassetta: nel film americano il bambino la guarda quasi per caso, mentre in quello giapponese afferma che è stata Tomoko a dirgli di farlo. La questione non è molto chiara. Tomoko, la nipote della protagonista, è dunque rimasta legata al video dopo essere stata uccisa? Oppure è il semplice rapporto di sangue che gli ha permesso di udirla? Ma un pò in tutta la trama sono disseminata molteplici interpretazioni: perchè i protagonisti si sono lasciati, quando è evidente che ancora si amano? A prima vista si direbbe che il desiderio di affermazione personale (di lei come giornalista e di lui come scrittore) abbia portato entrambi a trascurare il loro rapporto reciproco (tanto che lui ad un certo punto rimpiange di avere avuto un figlio) e a separarsi, ma non viene spiegato a fondo. Inoltre, perchè alla fine il padre di Sadako decide di uccidere sua figlia gettandola nel pozzo? Era spaventato dal suo potere e temeva che potesse uccidere anche lui? Il protagonista del film ipotizza che "Sadako forse è figlia di qualcosa di non umano" ma che cosa dunque? Un demone, oppure è figlia dell'odio, lo stesso odio che poi le ha concesso di mantenere una parte della sua anima sul pianeta anche dopo la morte racchiundendola nella nota videocassetta, per consentirle di vendicarsi? Ed infine, il quesito maggiore : l'anello è in sostanza quello che si vede nel video (ossia l'apertura del pozzo che Sadako vede dall'interno) oppure la situazione che si viene a creare alla fine del film (ossia quella di un cerchio senza fine, con le videocassette che non potranno fare altro se non moltiplicarsi all'infinito)? Troppi punti di domanda a mio avviso. Anche per questo motivo non ho dato una valutazione altissima al film. Certo, si può obiettare a tutto questo dicendo che il regista ha voluto lasciare volutamente molto spazio d'inventiva allo spettatore per concentrarsi su altri aspetti come l'impatto sonoro e visivo delle scene che sono curate nei minimi particolari a dispetto del poco budget. Ma la trama dovrebbe comunque essere l'elemento più saldo del film anzichè creare tutti questi dubbi, proprio perchè non dipende da risorse mentali e non economiche (in tal caso la cattiva gestione è da attribuire allo sceneggiatore).
Horror comunque molto buono, tra i classici del genere.
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