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Una colonna di mezzi militari è di pattuglia, in tempo di pace, dentro i propri confini. Un soldato si apparta per una sigaretta e una pisciatina, quando all'improvviso viene freddato con un colpo alla testa. I suoi compagni inseguono il cecchino, membro di un commando straniero in missione segreta per recuperare un proprio satellite precipitato nei dintorni. Gli assalitori però recuperano il cecchino, sterminando la pattuglia (una ventina di uomini) grazie anche all'appoggio di un paio di elicotteri, e si allontanano indisturbati.
Se ci si trovasse sulle coste della California e la squadra di incursori provenisse dalla Corea, questo potrebbe essere l'inizio di un film dove, dopo aver pianto le eroiche vittime del vile attacco, gli Americani faranno giustizia punendo i malvagi invasori.
Invece è l'imbarazzante finale di "Soldato Jane", e allora in questo caso è tutto a posto e perfettamente legittimo, dato che ci si trova in Libia, il commando assalitore è americano e i soldati massacrati sono solo sporchi islamici che hanno avuto quel che si meritavano.
La spudorata tracotanza della sceneggiatura la dice lunga sulla percezione che l'America ha di sè, considerandosi padrona del mondo in quanto unica depositaria del Bene e della Verità. Nel film di Ridley Scott tale scena avrebbe lo scopo di dimostrare come la nostra G.I.Jane possegga sul serio i famosi attributi maschili di cui si vanta, e come sia capace di tirarli fuori anche quando si combatte sul serio. Un piccolo cenno al dilettantesco tentativo di movimentare la scena d'azione smanettando freneticamente con lo zoom in avanti e indietro... il resto si commenta da solo.
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