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Contrariamente(o quasi, pur riconoscendo una critica adeguata al"pecoreccio", probabilmente imposto da esigenze di mercato)a quanto scrivono i Morandini, ritengo questo esordio di Greggio abbastanza convincente: "surreale"(non surrealista, che è altra cosa, i"sacri testi"di Breton docent), basato sull'"assurdo", "a-logico"più che "antilogico", in quanto la logica non è solo quella di origine aristotelico-leibniziana, ma anche quella di Lewis Carroll("Alice in Wonderland") ci presenta un Greggio autore(soggetto e sceneggiatura, insieme con il regista)e attore che si vuole erede di Chaplin("Modern Times")e di Jerry Lewis, in perenne lotta contro il macchinismo, testimone vivente dell'alienazione urbana post-moderna. Un film da recuperare, complessivamente, con quella vena trasgressiva, "antiborghese", che plaude(certo non sempre pienamente, ma i producers e il mercato incombevano, anche nel 1980) all'amore versus matrimonio convenzionale, versus soldi e convenzioni, appunto. El Gato
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