Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto |
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Un film di Lina Wertmüller.
Con Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Eros Pagni, Isa Danieli, Riccardo Salvino.
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Commedia,
durata 125 min.
- Italia 1974.
MYMONETRO
Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto
valutazione media:
3,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Giannini & Melato furiosi e scalmanati al mare.di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 16 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO NELL'AZZURRO MARE D'AGOSTO (IT, 1974) diretto da LINA WERTMULLER. Interpretato da GIANCARLO GIANNINI – MARIANGELA MELATO – EROS PAGNI – RICCARDO SALVINO – ISA DANIELI
Un bieco marinaio meridionale e comunista deve subire su uno yacht privato le angherie di una ricca e arrogante signora milanese, che lo maltratta e lo sfrutta in ogni occasione, sollazzandosi con gli amici e trastullandosi con chiacchiere e baggianate politiche. Quando i due, a seguito di una gita in mare aperto, perdono il contatto con l’imbarcazione, rendono inutilizzabile il gommone di salvataggio e naufragano su un’isola deserta del Mediterraneo, lui ha l’occasione di ribaltare le posizioni e prendersi una rivincita su di lei, sfogandole addosso antiche frustrazioni sessuali e sociali. Ma il loro rapporto violento e carnale si trasforma ben presto in una passione focosa, che li vede innamorati e intenzionati a rimanere sull’atollo in compagnia di sé stessi senza bisogno di chiamare i soccorsi. Tuttavia, quando verranno recuperati, la donna preferirà reintegrarsi nelle proprie altolocate condizioni di aristocrazia e censo, lasciando il povero e ormai disincantato marinaio abbandonato e deluso. Già collaudata con successo un paio di volte – in Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Film d’amore e d’anarchia (1974) – la coppia Giannini/Melato funziona, specialmente nella sadomasochistica parte centrale, grazie all’energia virile, al linguaggio sciolto e all’affabilità recitativa di lui, controbilanciate dal vituperio, dalla spocchia e dalla meravigliosa disinibizione di lei. Un film tutto centrato sul rapporto uomo-donna in condizioni di vita estreme, affidate solo alla fatuità del caso, alla furia degli elementi naturali e ai rapporti che si capovolgono quando mancano i comfort sociali per imporre la tirannia a chi non può difendersi economicamente e socialmente parlando. La commedia si dipana scorrevolmente fra attacchi di comicità fisica e pirotecnica notevolmente potenti, lascive sequenze dove la corporeità la fa da padrone nella recitazione un po’ spinta ma per nulla volgare e momenti di bonaccia che è pronta ad esplodere restituendo il comando alla scatenata vitalità dei due interpreti che reggono la scena da soli per più del 50% della pellicola, come fossero su un palcoscenico allestito solo e unicamente per loro dove dominano il teatro con una parlantina micidiale e una foga invidiabile persino ai professionisti più eccelsi della parola. I difetti di Travolti sono invece riscontrabili nel lavoro di lima e nel controllo della materia: la Wertmüller, pur dirigendo con ardore e fervore la rappresentazione di una scenografia scabra ma comunque (e paradossalmente) ricca e produttiva, si lascia sfuggire il lavoro delle parti secondarie (affidate a bravi attori, ma che risultano comparsate mal piazzate e sottoutilizzate) senza approfondirne la natura e soprattutto senza sfruttarne appieno le qualità e le doti recitative; inoltre, la regista non imprime neanche stavolta un segno duraturo in quanto comprime il materiale narrativo sulle spalle dei due protagonisti sovraccaricandoli di un fardello troppo pesante e oneroso per innescare le risate fra il pubblico e non distribuisce i soggetti e i princìpi del divertimento in tutto l’ambiente in cui gira le sequenze (soprattutto l’isolotto deserto e selvatico), dimenticando di imprimere all’andamento dei fotogrammi uno scorrimento leggero e appetibile, tanto che il film risulta suddiviso in diversi spezzoni che fanno capolino ai sentimenti che intercorrono fra Giannini e la Melato, alla loro evoluzione da sensazioni di inimicizia e avversione a conati di forte passione e visceralità completa. Le musiche di Piero Piccioni (che vinsero anche un David di Donatello) fanno da ottima e magnifica cornice ai paesaggi del Mediterraneo splendidamente fotografati, e non manca neppure una buona scenografia che bacia e carezza le bellezze marine del nostro Paese e un montaggio professionale e acuto che non evita di ritagliarsi uno spazio espressivo molto eloquente che centra puntualmente il bersaglio. Nel complesso, tutt’altro che un disastro cinematografico, ma un po’ migliorabile con qualche attenzione in aggiunta.
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