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Nonostante sia firmato dal solo George Martin il film è diretto a quattro mani con Alfonso Balcazar, che chiude con questo lungometraggio la sua tutt'altro che marginale esperienza nel western. La storia malinconica e povera di colpi di scena appare in sintonia con un periodo nel quale l'epopea del western all'italiana sta volgendo alla fine. La scarsità di azione è compensata da una regia eccellente che mantiene sempre alta la tensione anche grazie alle interpretazioni di George Martin e Klaus Kinski. Il primo caratterizza in modo sapiente e misurato il malinconico personaggio dell'infallibile ex pistolero Clint, mentre il secondo sfodera il meglio del suo repertorio per dare vita a Scott, il bounty killer senza scrupoli o quasi. Nella definizione del suo personaggio Kinski sembra rifarsi a un altro bounty killer da lui interpretato, Tigrero de Il grande silenzio di Corbucci. L'unica differenza tra i due personaggi, che parlano e si atteggiano allo stesso modo, è se invece di Scott ci fosse stato Tigrero il film sarebbe finito in modo ben diverso...
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