A qualcuno piace caldo |
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Un film di Billy Wilder.
Con Jack Lemmon, Billy Gray, Joan Shawlee, Marilyn Monroe.
continua»
Titolo originale Some like it hot.
Commedia,
b/n
durata 120 min.
- USA 1959.
- Nexo Digital
uscita martedì 3 luglio 2012.
MYMONETRO
A qualcuno piace caldo
valutazione media:
4,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Due funambolici travestiti & una donna che sogna.di Great StevenFeedback: |
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mercoledì 31 dicembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A QUALCUNO PIACE CALDO (USA, 1959) diretto da BILLY WILDER. Interpretato da TONY CURTIS, JACK LEMMON, MARILYN MONROE, GEORGE RAFT, PAT O’BRIEN, JOE E. BROWN, NEHEMIAH PERSOFF, JOAN SHAWLEE, DAVE BARRY, BILLY GRAY, GEORGE E. STONE, MIKE MAZURKI
Joe (Curtis) e Jerry (Lemmon) sono un sassofonista e un contrabassista jazz che suonano in un locale di Chicago, ai tempi del proibizionismo. Impossibilitati a continuare il lavoro per mancanza di fondi e luoghi d’esercizio e soprattutto perché testimoni della strage di San Valentino ad opera di Al Capone e dei suoi malavitosi seguaci, decidono di travestirsi da donne e salire su un treno adibito a musiciste esclusivamente di sesso femminile, in compagnia di una rigida direttrice d’orchestra e di un impresario sottomesso e simpatico, che li porterà presso una città di mare dove suoneranno in un nightclub. A bordo del vapore Joe e Jerry, nei panni rispettivamente di Josephine e Daphne, conoscono la bella Zucchero Kandinsky, suonatrice di ukulele svampita e sognatrice che si augura di trovare il principe azzurro in un miliardario occhialuto e scapolo. Entrambi gli uomini in incognito vorrebbero corteggiare Zucchero, ma non possono svelarsi, altrimenti la copertura salterebbe. Giunti nel paese marittimo, Joe si traveste da magnate del petrolio residente su una barca per conquistare il cuore di Zucchero, mentre Jerry si ritrova ad affrontare le avances di un vecchio e straricco capitalista. Quando rientreranno in scena gli sgherri della malvivenza di Chicago, desiderosi di eliminare i due involontari testimoni oculari dell’efferato delitto, per Joe e Jerry le cose si metteranno piuttosto male, e dovranno sudare sette camicie per combattere su più fronti e mantenere saldo il loro evasivo travestimento. Definito dall’Internet Database Institute come la miglior commedia americana di sempre, è in effetti un felicissimo misto di ironia, allegria, pathos, tenerezza, inquietudine, costruzione e genialità, con un odor di sesso e di morte che lo pervade come una presenza sottile e ricorrente, e un trio di interpreti principali che non sbagliano un colpo, offrendo agli spettatori un divertimento senza eguali e provando perfino (nel caso di Curtis & Lemmon) che, contro il noto proverbio, l’abito fa il monaco. I camuffamenti hanno sempre funzionato al cinema (ne è un esempio anche Tootsie di Sydney Pollack, uscito ventitré anni dopo Some Like It Hot), ma quello di questo capolavoro eccelso e indimenticato fa da perno all’intera vicenda con un’energia che viene sfruttata al 100% senza lasciare nulla alla casualità dell’improvvisazione e calibrando le gag con la precisione di un cannone ad alta gittata. Una deliziosa M. M. in quella che, forse, fu la sua interpretazione migliore in assoluto. Curtis si moltiplica in ben tre ruoli, e quello che gli riesce meglio (senza ovviamente nulla togliere agli altri due) è lo scapolo occhialuto con berretto da capitano che finge di non provare più desiderio né attrazione sessuale finché non conosce le labbra della viziosa e inconsapevole protagonista femminile. Lemmon si impegna tanto nel ruolo maschile quanto nella controparte femminile con la professionalità di un attore/artigiano che fabbrica la sua perfomance divertendosi pazzamente e con il puntiglio che ci si dovrebbe sempre aspettare da un attore navigato, rodato e sottoposto a regole ben precise ma pur sempre libero di esprimersi a briglia sciolta. Senza esagerare. E l’eccesso non è certo tra i difetti di questa commedia scatenata e multiforme, in cui la regia del 53enne Wilder centra il bersaglio in tutti i campi e gli ambiti, da quello cinematografico a quello narrativo, da quello grafico a quello musicale, creando un insieme ottimamente congegnato che ottiene come risultato una pellicola stupefacente che meritò purtroppo un solo Oscar per i costumi (curati da Orry-Kelly). Da vedere e rivedere, in quanto costituisce una pietra miliare assolutamente memorabile e splendida che non ci si stanca mai di osservare e contemplare nella sua perfezione intoccabile e nel suo carisma spassoso e gagliardo. E poi come tralasciare la battuta conclusiva del film, divenuta proverbiale? “Nobody is perfect”! Ma quest’opera meravigliosa ci va ben poco lontano, altroché! Delirante, caricaturale, sarcastico, istrionico, delizioso. Un apogeo dorato nella carriera del maestro Wilder.
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