Roberto Silvestri
Il Manifesto
Il mercante di Venezia secondo Michael Radford. Ovvero un film in costume, saturo di effetti e broccati rinascimentali, girato nei luoghi shakespeariani, rispettato nel testo e contestualizzato da una spiegazione storica iniziale chiara: nel 1586 gli ebrei erano rinchiusi nei ghetti di notte e costretti a lavorare solo nell'usura, arte tabù per i cattolici. Il cast è di giganti: Al Pacino, è Shylock; Jeremy Irons, Antonio, il mercante cattolico che lo disprezza e lo tratta come un cane; Joseph Fiennes, il nobile Bassanio, l'amico di Antonio che innamorato di Porzia (Lynn Collins) e senza soldi, sarà la causa del contratto fatale tra ricco ebreo e armatore sfortunato. [...]
di Roberto Silvestri, articolo completo (2551 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 25 febbraio 2005