Roberto Nepoti
La Repubblica
La cosa più spiritosa dell'ultimo film di Tinto Brass sono (detto senza ironia) le biografie delle sue attrici alla fine del press-book destinato ai giornalisti: ragazze laureate o laureande in sociologia, giurisprudenza, economia e commercio o scienze della comunicazione (con 110 e lode).
Utilizzandone le competenze in modo assai personale, Brass le ha messe biotte dalla prima all'ultima, sovente in posizione ginecologica, per "interpretare" una serie di sei episodi a tema unico. I titoli vanno da "Montaggio alternato" (non si tratta del montaggio cinematografico, beninteso) a "Dime porca che me piase" e mettono in scena donne procaci, furbe e vogliosissime, circondate da uomini altrettanto arrapati ma invariabilmente tonti.
Il livello di rappresentazione è quello dei filmetti svedesi (tipo la casalinga e l'idraulico) importati di soppiatto in anni di stretta censura: amatoriale, distratto, reso più ruspante dalle inflessioni dialettali dei personaggi. Nessun dubbio che Brass sia capace di ben altro con la macchina da presa; salvo che, visibilmente, non gliene importa più nulla. Del resto ci siamo spesso chiesti, anche ad alta voce, perché il regista non si decidesse a passare al cinema porno tout-court.
Ora lo ha fatto (il titolo vale come metafora?), pur sostenendo che il film "sintetizza con ilare ironia il sempre più prepotente, spavaldo, perfino sfacciato erotismo femminile". Sarà, però Fallo! è evidentemente realizzato per il mercato del video, che non ha alcun bisogno del cinema. Così come il cinema non ha alcun bisogno di film del genere.
di Roberto Nepoti,