Vital |
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Un film di Shin'ya Tsukamoto.
Con Tadanobu Asano, Nami Tsukamoto, Kiki (III), Ittoku Kishibe
Drammatico,
durata 86 min.
- Giappone 2004.
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Realtà della vita e ricerca dell'eternodi Antonio TramontanoFeedback: 1111 | altri commenti e recensioni di Antonio Tramontano |
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sabato 6 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un incidente causa la morte di una giovane e la perdita della memoria al suo ragazzo. E’ questo l’incipit di Vital, interessante opera sul principio di incertezza umano e la conseguente ricerca materiale e metafisica di un’identità, di cosa realmente siamo. Lo spirito con cui il personaggio di Hiroshi cerca di far riaffiorare i suoi ricordi è la base di partenza per una rinascita morale più profonda e consapevole, il cui inizio avviene attraverso la lettura di un testo che riporta alla sua mente gli studi di medicina cominciati con poca convinzione. Decide di ricominciare proprio da lì, dallo studio scientifico del corpo umano, una tra le poche certezze di questa vita. Il caso cieco, fortuito, imprevedibile per definizione, questa volta gli tende una mano, deve ispezionare il corpo di una giovane donna e si tratta di Ryoko, la compagna defunta che lui vede nei sogni o semplicemente nei suoi confusi ricordi. “In che zona del corpo si trova esattamente l’anima?” chiede, con atteggiamento tra il serio e l’ironico, il professore alla platea di nuovi studenti. Hiroshi cercherà nella materia corporea proprio il principio vitale, la coscienza che trasforma l’essere dell’uomo in assoluto, un assoluto di cui non verrà mai dimostrata l’esistenza fisica, ma che vivrà nei sogni e negli stati mentali confusi di Hiroshi. Un paradiso della coscienza in cui incontrerà Ryoko, una zona parallela alla realtà in cui la morte sarà superata ed il concetto di tempo estinto. Vital è un film sulla morte, sulla ricerca, sulla speranza di assoluto, ma c’è anche spazio per la vita, per quello che resta, gli occhi la dolcezza ed il fascino della tormentata collega di ricerca, Ikumi, innamorata di Hiroshi ed in preda a tanti sensi di colpa. Forse una certezza reale e non illusoria.
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