Sono appassionato della Scozia e di tutte le sue ramificazioni, senza tralasciare opere letterarie o cinematografiche che siano specificamente o parzialmente correlate a questa terra. Essendo di Modena non mi sono fatto scappare la proiezione di un film a Bologna. Ero dunque giovedì sera al cinema Galliera e ho visto un docufilm davvero originale e con un ritmo cadenzato in tal modo da farmi entrare negli ambienti, di farmi percorrere la strada e magari decidere una deviazione tutta mia, di farmi guardare l'acqua dell'oceano o di un loch dalla prospettiva che potrei decidere. Sicuramente diverso da altri documentari avvicinabili per tematica. Provo a spiegarmi, non senza difficoltà nel trovare le giuste parole che possano rendere giustizia a tutte le sensazioni, o messaggi (per dirla come gli autori), che mi sono arrivati nell'immediato e anche a un giorno di distanza dalla visione. "WHY SCOZIA?" ti dona libertà di scelta e ti consegna un particolare senso di liberazione con il solo tempo a erigersi testimone. Sembra strano ma è così. Viene voglia di costruirsi il proprio viaggio, di accarezzare il proprio vento, di organizzare le miglia verso alcune mete, le stesse o altre ancora. Viaggiare dentro una personale atmosfera. E se i personaggi ti colpiscono per le loro differenze, tutti sono essenziali e connessi nell'unire la tavolozza dei colori. In quei colori c'è anche lo spettatore. I registi incontrano più volte i loro sguardi giovani mentre curiosano tra le pieghe temporali di altre vite. Mi è uscito questo, di getto, pensando solo alle sensazioni lasciatemi dal film. Sarà la Scozia ma tanti potrebbero vedere oltre la destinazione. I protagonisti dicevo, tutti pronti a raccontare passaggi, vuoi da angoli di Aberdeen o dal cimitero dove è sepolto l'autore di Peter Pan, dalle rovine di una Priory alla spiaggia di un innocuo aquilone, da una macchina che sembra volare a una fotografa che raggiunge poeticamente un villaggio incastonato nel Torridon. Il loro contributo è farti pensare che lo sia anche tu un "why scozia" e nulla più di questa magia. E se per carattere potrei sedermi tante ore ad ascoltare i consigli della dolcissima travel blogger Beatrice (io l'ho trovata presenza che dona freschezza e conoscenza nei momenti giusti e andrò a scrutare quanto prima la sua pagina), anche la ricerca di libertà di Stefano è commovente con l'incedere. Altre conferme: il cielo stellato vissuto dalla guida turistica è diventato il mio prossimo obiettivo, ho cantato Auld Lang Syne come altri attorno a me, ho sentito arrivare il buio a Diabaig, ho fermato l'auto al ponte nella valle Glencoe per ridipingerlo di rosso. Ho sgranato gli occhi di fronte al fenomeno tempo. Questa opera ti regala tutti i minuti di cui ancora necessiti per vivere di quello che ti fa stare bene. In 90 minuti ho pensato alla mia vita senza alcun insegnamento o presunzione di volerlo fare da parte degli autori. Bellissimo, lo ammetto. Ora vado a leggere "Nel cuore della Scozia" perchè ho appena trovato il blog di Beatrice. A chi leggerà consiglio una serata così.
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