À l'intérieur

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Un film di Alexandre Bustillo, Julien Maury. Con Alysson Paradis, François-Régis Marchasson, Jean-Baptiste Tabourin, Dominique Frot, Aymen Saïdi, Emmanuel Lanzi.
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Horror, durata 83 min. - Francia 2007. MYMONETRO À l'intérieur * * * 1/2 - valutazione media: 3,52 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Horror psicologico da capogiro Valutazione 5 stelle su cinque

di MONFARDINI ILARIA


Feedback: 2209 | altri commenti e recensioni di MONFARDINI ILARIA
martedì 21 maggio 2024

Oggi parliamo di un film che appartiene alla cosiddetta New Wave of french horror, ovvero quel gruppo di titoli francesi che all’inizio del nuovo millennio rappresenta quanto di più scioccante e gore riesca a fare in maniera intelligente il cinema di genere Made in France. Ricordiamo i film più rappresentativi di tale “movimento artistico” che sono Calvaire di Fabrice du Welz del 2004, Alta Tensione di Alexandre Aja del 2005, Frontiers di Xavier Gens del 2008, e Martyrs di Pascal Laugier del 2009, oltre al nostro in esame oggi, A L’Intérieur, conosciuto anche col titolo inglese Inside, opera prima del 2007 della coppia di registi Alexandre Bustillo e Julien Maury. Questo filone usa il gore e lo splatter in maniera sopraffina e mai gratuita, il corpo umano martoriato fino agli eccessi diventa il fulcro intorno al quale ruotano tutte le storie, e non sono più i dialoghi o le sceneggiature a farla da padroni ma essenzialmente la rappresentazione di ciò che gira intorno alle più brutali torture che l’occhio umano possa tollerare. E se i succitati titoli avevano torturato uomini e donne nei modi più osceni e pornografici possibili, qui i due registi vanno oltre, usando come oggetto privilegiato delle torture una donna incinta al nono mese di gravidanza.
Sarah perde il marito Matthieu in un terribile incidente d’auto provocato da lei stessa. Fortunatamente lei e la bimba che porta in grembo sono salve, ed a Sarah non resta che portare a termine la gravidanza in solitudine e con una terribile depressione. La notte della vigilia di Natale, che precede il parto, la donna decide di trascorrerla a casa da sola, ma per lei questa decisione sarà assolutamente letale: una donna senza nome, che però conosce il suo e la sua storia, si presenta alla sua porta, e la perseguiterà finchè il movente dei suoi gesti non risulterà ben chiaro alla malcapitata che si ritrova, suo malgrado, a trascorrere la Notte Santa con una sconosciuta che non ha affatto buone intenzioni…
Inizia come un home invasion classico, questo A L’Intérieur, e poi cambia strada, e diventa un film a sé stante, nonostante le numerose ed ostentate citazioni, sottolineate dagli stessi registi: per esempio la scena iniziale dell’incidente d’auto riprende puntualmente quella di The Hitcher, mentre per la figura della folle psicopatica, conosciuta semplicemente come La Donna, ci si ispira chiaramente a Michael Myers, tanto che i registi spinsero la brava interprete Béatrice Dalle, a riguardarsi tutti i film della saga, per far suo il cinismo ed il distacco nel compiere gli omicidi che ha reso iconico lo spietato killer di Carpenter. Anche il cinema di genere italiano sembra aver fornito buoni spunti ai due registi francesi, ad esempio il visionario Antropophagus di Joe D’Amato, dove un cannibale estirpa un feto dalla pancia di una donna incinta e se ne nutre, ed anche il gotico fatto grande da Mario Bava: nel look della psicopatica Bustillo e Maury si sono infatti ispirati alla divina Barbara Steele, coi suoi corsetti, le sue gonne lunghe ed i suoi guanti, sempre rigorosamente neri.
E se la Dalle dà vita a un personaggio terribile e profondamente credibile nella sua sanguinarietà, a farle da contraltare, vestita di bianco come una sposa, ritratto della purezza contro il ritratto della corruzione, portatrice e datrice di vita contro colei che porta e dà la morte, troviamo la sorellina minore della famosa attrice e cantante Vanessa Paradis, Alysson, che riesce a creare un personaggio dalle mille sfaccettature, lasciando penetrare in sé un’angoscia tale da trasmetterla nella sua interezza a noi inermi spettatori. E poi c’è un’altra lei, la bambina, che nel ventre della mamma diventa da subito protagonista, fin dall’immagine iniziale che la vede sbalzata via dalla sua pace a causa del repentino e violentissimo scontro frontale che provoca la morte del padre e lo shock emotivo della madre. Fin da subito i nostri registi ci portano A L’Intérieur, dentro: dentro la pancia di Sarah, dentro la sua mente, i suoi pensieri, i suoi sogni, ed infine dentro la sua casa, insieme a La Donna in nero.
Tre sono i colori che contraddistinguono questa incredibile pellicola: il bianco di Sarah, il nero della Donna ed il rosso del sangue. Sangue che scorre a fiumi, corredato da frattaglie, vomito e quant’altro, ma nulla di tutto ciò è gratuito, non esiste mera ostentazione in questo film, tutto, ma proprio tutto, è funzionale a una perfetta riuscita della storia. Gli effetti speciali di Jacques-Olivier Molon ed il trucco di Bérangère Cortaix sono deliziosamente artigianali, e pochissimo è l’uso dell’odiosa CGI, quasi solo confinato alle scene riguardanti il feto, che, come già accennato, partecipa in prima persona agli eventi traumatici nei quali si troverà coinvolta sua madre. Nota di merito va anche, come nella maggior parte dei film francesi, alla splendida fotografia di Laurent Barès, che consacra definitivamente questo film allo status  di piccolo capolavoro del genere. Ovviamente, per il carattere intrinseco dell’opera, che sfiora il body horror, la pellicola non può certo dirsi adatta a tutti i palati, ed invito i deboli di stomaco a tenersene ampiamente alla larga: presentato alla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes nel 2007, provocò una reazione estrema nella giuria, tanto da portarla ad abbandonare la sala a metà proiezione, ma per fortuna, come sempre mi dico, non è la critica a decretare il successo di un film, ed in questo caso il pubblico lo ha ampiamente rivalutato, portandolo a stare comodamente nel Gotha degli horror francesi post 2000. Il successo di questa opera prima è stato talmente travolgente che nel 2016 gli spagnoli ne hanno realizzato un remake, Inside, diretto da Miguel Angel Vivas.
Eppure, nonostante l’altissimo tasso di violenza, come raccontano i due registi negli speciali della bellissima edizione in dvd della Midnight Factory, il film ruota tutto, secondo l’interpretazione che loro hanno voluto dargli, intorno all’amore. L’amore di una madre per la propria figlia, unico scampolo che le rimane della sua vita precedente all’incidente che le ha portato via suo marito e la sua serenità, ma anche, incredibile a dirsi, l’amore che trapela, malato e folle, nelle azioni della Donna in nero. Donna che inizialmente doveva essere un uomo: infatti la sceneggiatura, scritta dallo stesso Bustillo, nasce dalle paure raccontategli da un’amica incinta, la quale aveva il terrore di stare in casa da sola nell’ultimo periodo della gravidanza temendo che un estraneo potesse entrare per farle del male: con un’intuizione più che azzeccata la coppia di registi ha poi trasformato questo estraneo nell’estranea perfettamente caratterizzata da Béatrice Dalle. Il suo è il personaggio cattivo in questa favola nera dove la principessa ha il pancione, ed il salvatore prende vari aspetti, quello del datore di lavoro di Sarah, di sua mamma, della polizia, ma alla fine quelle che restano in campo sono solo loro, la bianca e candida da una parte e la nera ed oscura dall’altra. Loro e la piccola nella pancia, in un trionfo del femminino che più potente non poteva essere. A L’Intérieur è un film femminile, oltre che un One Woman Show della Dama in Nero, che brilla come un diamante in mezzo a fiumi e cascate di sangue. Poetico e brutale al tempo stesso, il film ha la giusta conclusione, in un finale che lascia spiazzati ma che, proprio per questo, non poteva essere più adatto: sulle note della struggente musica di Francois Eudes scorrono le ultime immagini di una pellicola che lascia il segno, anche se devo dire che quel bambolotto stride un po’ con tutto il contorno molto realistico, ma è un dettaglio che si può perdonare a Bustillo e Maury visto il gioiello che ci hanno regalato.
A L’Intérieur ci porta dentro l’utero di Sarah, a soffrire insieme alla sua bambina, ma ci porta anche dentro una casa che diventa utero esso stesso, diventa, a causa del sangue che vi scorre all’interno, vivo ed organico lui stesso, un nido in cui la protagonista si rintana per cercare la pace coi fantasmi del suo passato, per trascorrere la vigilia di Natale lontana dai moti violenti che stanno stravolgendo Parigi, col ricordo del marito tanto amato, lontana da quel mondo esterno che tante sofferenze le ha provocato: ma non sa che quel mondo sta per irrompere proprio lì, nel suo covo, nella sua tana accogliente e solo sua, per violarla nel più terribile dei modi. Questo è un horror girato come un film d’arte, una fiaba nera come la pece intinta nel sangue più rosso che ci sia, una storia realistica che però ci porta nel soprannaturale, quasi nel fantasy, proprio come avveniva in quell’Halloween di Carpenter che tanto spunto ha dato ai due giovani registi. Un film con una sua estetica ben definita e ben progettata, uno stile di regia molto pulito e geometrico, un’arte visiva che incarna iconograficamente la costellazione di paure, debolezze, desideri e abomini dell’animo umano.

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