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Ho guardato questo docufil con mio figlio sedicenne. Ottima ricostruzione dei fatti, coglie luci ed ombre ma lascia che sia lo spettatore ad assolvere o a condannare quel microcosmo attraverso il quale sono passati migliaia di giovani. Per chi come il sottoscritto ha studiato a fondo le "istituzioni totali" (nello specifico le caserme) molti meccanismi legati alla nascita di gerarchie parallele ed informali non stupisce, così come non stupisce che in un luogo in cui convivono centinaia di giovani in uno stato di semi clausura prima o poi il fattaccio di cronaca (suicidio/omicidio) sia un fatto tristemente prevedibile e quasi del tutto incontrollabile.
L'istrione Muccioli è intriso di carisma. Un personaggio così lo si può solo amare od odiare. Personalmente lo giudico animato tanto da sinceri sentimenti filantropici quanto da comprensibile ambizione. Un manager ante litteram che ha saputo selezionare e crescere un gruppo dirigente che non gli è stato fedele in eterno, come capita in tutte le imprese di successo. Detto fuori dai denti e con tutto il rispetto per le storie di vita di Delogu e Cantelli (oggi ottimamente integrati nella vita sociale e con una non comune capacità di stare davanti alla telecamera) io avrei sinceramente declinato la sicuramente prezzolata richiesta di rendere di pubblico dominio quel conflitto interiore che rassomiglia tanto a quello di "certi figli verso certi padri". Un amore e un odio che dovrebbero maturare nell'intimità del proprio vissuto. Specie se possono ledere la memoria di una persona che, come un padre e con tutti i limiti di un padre, ti ha restituito alla vita.
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