Dagli archivi della polizia criminale

Un film di Paolo Lombardo. Con Edmund Purdom, Giulio Donnini, Sergio Ciani, Enzo Fiermonte, Gordon Mitchell.
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Poliziesco, durata 90 min. - Italia 1975.
   
   
   

Due films in uno!! Valutazione 1 stelle su cinque

di Moonlightrosso


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venerdì 8 maggio 2020

Paolo Lombardo, già mediocre sceneggiatore e addetto, a vario titolo, alla produzione di films dozzinali, imbastisce con pochi soldi e tanta cialtroneria,  un deprimente spy movie all'amatriciana, camuffandolo con un titolo da poliziottesco, genere assai in voga in quel periodo. In dettaglio il Lombardo, con una bieca operazione di taglia e cuci, assembla sequenze di un film mai completato girato diversi anni addietro (automobili, abbigliamenti ed acconciature lo confermerebbero) con alcune altre scene di raccordo realizzate ex novo.
La storia, piuttosto confusa, si incentra sul furto di un microfilm custodito nella cassaforte della "Criminal Police" di Londra (mai sentita!), contenente prove schiaccianti contro la mafia (mah!) circa il controllo del traffico di stupefacenti in Europa. Ci si sposta poi in Tunisia dove a dar la caccia al ladro (un agente corrotto di nome Larsen) ed al microfilm ci proveranno po' tutti. L'agente Teddy (un Edmund Purdom oltremodo imbolsito, Purdon nei titoli di testa (sic!)) aiutato dall'amica Jane, inviata speciale del Times; Larry Brenton (altro agente segreto, o almeno così pare, interpretato dall'ex Maciste Alan Steel, all'anagrafe Sergio Ciani); la mafia e la gang concorrente capeggiata dal tunisino Astruan. Nel finale Larsen, messo alle strette, consegnerà a Teddy il microfilm, pregandolo di intercedere per un trattamento clemente una volta rientrato a Londra (vedere per credere!!). Dopo varie peripezie e le uccisioni del povero Larsen, di Astruan e dei suoi sgherri, sarà proprio l'agente Teddy a consegnare ai mafiosi il microfilm; si tratta però di un falso, quello vero sarà riportato a Londra; il tutto secondo uno stratagemma da far cadere le braccia.
Il film mai completato, del quale rimangono l'ambientazione tunisina ed alcune scene d'azione realizzate in modo piatto ma dignitoso, avrebbe dovuto probabilmente annoverare come protagonista il Ciani, il quale, finita l'epoca dei "sandaloni", tentò senza successo di costruirsi una credibilità come attore.
La parte aggiuntiva che avrebbe dovuto far da collante all'intero girato, lascia invece esterrefatti per l'altissimo livello di pauperismo sia contenutistico che formale e nella quale, ad una lucida anamnesi, non possono non emergere tutte quelle incongruenze topiche delle più squallide operazioni di recupero: personaggi che appaiono e scompaiono senza una logica, attori che si ritrovano, a montaggio ultimato, con ruoli privi di ogni giustificazione nell'economia del racconto, storia che fa acqua da tutte le parti.
Spostando l'attenzione sulla parte recitativa alla quale storici doppiatori del calibro di Pino Locchi, Michele Gammino e Rita Savagnone hanno conferito ad onor del vero una patina di dignità, svetta un Edmund Purdom al minimo sindacale. Questi, dopo aver scelto l'Italia come sua nuova patria d'elezione, ha dimostrato indubbie capacità di gettare letteralmente alle ortiche una carriera iniziata sotto i migliori auspìci, alternando brutti films a partecipazioni men che secondarie.
Stando agli interpreti maschili, a parte miserabili figuranti impiegati per mafiosi da fumetto e il più volte citato Ciani, troviamo reclutato anche un decrepito Enzo Fiermonte nel ruolo del capo dell'improbabile "Criminal Police".
Trattandosi di serie Z non poteva poi mancare il suo incontrastato monarca Gordon Mitchell, che recita, si fa per dire, accanto al Ciani, salvo poi venire ucciso subito dopo la prima scazzottata.
Comunque ed al di là di tutto, la palma del trash è senz'altro da attribuire al traditore mafioso della scena iniziale agghindato alla Tony Binarelli con tanto di cravattona sgargiante in puro "seventies style", che viene falciato con una raffica di mitra in una fintissima esecuzione.
Sul versante femminile citerei la "cessina" e non meglio identificata Mirian Alex, nel debole ruolo dell'inviata del Times, perdutamente innamorata del "bollito" Purdom, nonchè la "cessona" Cleofe Del Cile (chi era costei?), nella parte di una pseudo-maliarda collusa con i mafiosi avente il compito di circuire l'agente Teddy; nonostante le arie da diva e gli abiti discinti "Made in China" ed a parte esibire un fisico sfatto ed una faccia da perfetta idiota, non pare che questa sconosciutissima cavallona disponga di molte altre frecce al proprio limitato arco attoriale.
In un'ambientazione maghrebina posticcia merita una menzione anche la nostra Valeria Mongardini (Monghardini nei titoli di testa!!!), la quale, dopo un esordio come mediocre cantante (al suo attivo anche una partecipazione ad un "Festival di Sanremo"), tentò con ancor meno fortuna la carriera cinematografica, per poi sprofondare nel dimenticatoio. Qui la vediamo nell'improbabile ruolo di una prostituta indigena con la faccia colorata da un po' di fondotinta ma con le braccia lasciate assurdamente ed inspiegabilmente bianche!!!
A completamento del gineceo, nota positiva per la danzatrice di colore Zula che si esibisce in un accattivante show di nudo integrale, cosa piuttosto insolita, per non dire fuori luogo, in un paese musulmano.
Se sulla maldestra regia e sul resto del cast non si può che stendere un velo pietoso, sono piuttosto le locations finto-londinesi della parte aggiuntiva a lasciare particolarmente interdetto il malcapitato spettatore. A tal riguardo, persino un bambino si accorgerebbe che ciò che si vorrebbe spacciare per l'aeroporto di Heatrow altro non è che quello assai meno esotico di Fiumicino. Le ingenue inquadrature dei "mitici" telefoni pubblici della SIP con la storica placca blu e gialla a dare istruzioni per le telefonate urbane e interurbane, non sarebbero davvero in grado di ingannare nemmeno un minus habens. Ciò senza tralasciare le automobili "inglesi" con la guida a sinistra ed il bollo tondo "italiano" appicicato sul parabrezza, nonchè la gigantesca carta topografica della città eterna con tanto di Lungotevere che campeggia assai poco opportunamente sulle pareti dell'ufficio della "Criminal Police" (ci mancava solo la foto del Presidente Leone ed eravamo a posto!).
Fuori luogo il motivo soul dei titoli di testa e di coda "Mr. Powder Man" cantato da tale Luigi Ottavo con voce da negro e con questo abbiamo detto veramente tutto!!!
Post scriptum: del regista Lombardo, dopo questo film, si sono letteralmente perse le tracce, ma non credo che qualcuno soffra la sua mancanza.

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