miki spin
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lunedì 13 agosto 2007
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siamo tutti sulla stessa barca
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Guardando un film del genere, vedendo l'estrema semplicità e la grande sincerità del racconto (i modi di fare, le parole dette, i gesti, sono incredibilmente realistici, tanto da sembrare un documentario e non un film), la bravura degli attori, ci si accorge di come si possa fare un film, anche piccolo, un pensiero solo, con orgoglio e fierezza.
Contro il terrorismo, contro la claustrofobia xenofoba, contro quella guerra che si trascina da anni. Tutto su una barca, la barca, la barca che vuol dire tante cose: come questa sia un piccolo mondo isolato, pacifico e buono, ma in cui inesorabilmente si insinua l'esterno fatto di paure, di odio, e insicurezza. Anche come questo mondo possa esistere solo se non si crederà alle voci crudeli, al sospetto basato sul colore della pelle.
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Guardando un film del genere, vedendo l'estrema semplicità e la grande sincerità del racconto (i modi di fare, le parole dette, i gesti, sono incredibilmente realistici, tanto da sembrare un documentario e non un film), la bravura degli attori, ci si accorge di come si possa fare un film, anche piccolo, un pensiero solo, con orgoglio e fierezza.
Contro il terrorismo, contro la claustrofobia xenofoba, contro quella guerra che si trascina da anni. Tutto su una barca, la barca, la barca che vuol dire tante cose: come questa sia un piccolo mondo isolato, pacifico e buono, ma in cui inesorabilmente si insinua l'esterno fatto di paure, di odio, e insicurezza. Anche come questo mondo possa esistere solo se non si crederà alle voci crudeli, al sospetto basato sul colore della pelle. E ci fa pensare che siamo tutti sulla stessa barca.
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tomassucci riccardo
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venerdì 31 agosto 2007
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ottimo il proposito del regista e di bova...ma
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Condivido l'importanza di confrontare le culture e di vedere come ne sprizzano scintille impreviste,che non riesci a controbattere;buoni i rilievi di bombardamento cazzatico dei media(ossessiva la radio che invita a asndare in certe pizzerie,comprare etc.,anche se sul canale di sicilia l'accento degli speaker in radio è assai meno professionale e sul razzismo credo che accondiscendano di brutto da Vimercate a Trapani);ma la storia è buttata lì e uno sceneggiatore italiano(Age,Scarpelli,ma potevano dare una mano Scola,Taviani etc.)avrebbe dato spessore al regista tunisino.In particolare Bova(reduce da Hollywood?) finisce per essere più spaesato dell'ottimo Martorana,il cui viso di siciliano mostra conme siamo imparentati geneticamente coi vicini di giuù:ha perso un'occasione
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