emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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innovativo!
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Caltiki il mostro immortale (1959) diretto da Riccardo Freda con lo pseudonimo di Robert Hampton.
Gran parte del film venne girata da Mario Bava, assistente di Freda ed autore degli effetti speciali.
Freda e Bava sono due nomi di spicco nel panorama del cinema di genere italiano ed anche in un film piccolo(come storia e come budget) dimostrano di avere grande inventiva.
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Caltiki il mostro immortale (1959) diretto da Riccardo Freda con lo pseudonimo di Robert Hampton.
Gran parte del film venne girata da Mario Bava, assistente di Freda ed autore degli effetti speciali.
Freda e Bava sono due nomi di spicco nel panorama del cinema di genere italiano ed anche in un film piccolo(come storia e come budget) dimostrano di avere grande inventiva.
Il film inizia come il più classico dei film d'avventura: nella giungla messicana, gli scienziati Fielding e Gunther ritrovano un'antica statua che raffigura Caltiki, dea della morte.
Già in questa prima parte della storia troviamo un'idea narrativa molto interessante: Gunther viene aggredito in una grotta e gli altri personaggi tentano di ricostruire l'accaduto guardando la pellicola girata dall'esploratore prima dell'aggressione. Oggi questo espediente narrativo è abusato, ma all'epoca era una novità.
L'azione poi si sposta in città, dove un mostro in stile Blob (realizzato con la trippa da Mario Bava) prende vita. La povertà di mezzi viene soppiantata dalla creatività, e questo ammasso informe ha ancora oggi un fascino non indifferente, grazie anche ad una fotografia splendida (sempre di Bava) che da al film un' atmosfera lovecraftiana.
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ralphscott
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venerdì 13 febbraio 2015
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stuzzicante crocevia di generi
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Esotismo,horror,fantascienza e dramma si fondono in questo suggestivo e bizzarro film. Chiudendo un occhio sugli effetti speciali,modesti sin dalle primissime inquadrature,si può meglio apprezzare la fantasia e il mestiere della messa in scena. La prima parte é notevole,la seconda,quando il mostro informe esce dalla sua teca,molto meno. Alcune scene sono quasi documentari storici:il palombaro anni '50 che si immerge e lo scienziato che maneggia i polverosi disegni di plancton hanno davvero un sapore di tempi lontanissimi. Daniela Rocca,attrice dalla triste vicenda umana,recita coperta di trucco la parte dell'indigena.
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dandy
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martedì 13 febbraio 2018
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un pò squilibrato,ma assai godibile.
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Con lo pseudonimo di Robert Hampton(ma nei titoli è scritto Hamton)Freda guarda agli horror della Hammer e All'appena precedente "Blob".Con in più qualche eco Di Lovecraft.Gli effetti speciali,curati da Mario Bava,sotto lo pseudonimo di John Foam(che oltre a occuparsi della fotografia diresse anche buona parte delle riprese),sono artigianali,ma assai ingegnosi,a cominciare dal mostro fatto con la trippa.L'uso di modellini è più curato del previsto,e la sequenza del filmino ritrovato potrebbe essere uno dei primissimi esempi di "found footage".Il problema più che altro è la regia che patisce il cambio da Freda a Bava,e il cast(quasi tutto sotto pseudonimo)è abbastanza monocorde.
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Con lo pseudonimo di Robert Hampton(ma nei titoli è scritto Hamton)Freda guarda agli horror della Hammer e All'appena precedente "Blob".Con in più qualche eco Di Lovecraft.Gli effetti speciali,curati da Mario Bava,sotto lo pseudonimo di John Foam(che oltre a occuparsi della fotografia diresse anche buona parte delle riprese),sono artigianali,ma assai ingegnosi,a cominciare dal mostro fatto con la trippa.L'uso di modellini è più curato del previsto,e la sequenza del filmino ritrovato potrebbe essere uno dei primissimi esempi di "found footage".Il problema più che altro è la regia che patisce il cambio da Freda a Bava,e il cast(quasi tutto sotto pseudonimo)è abbastanza monocorde.E forse il personaggio di Max,contagiato dal mostro,poteva essere sfruttato meglio.Il finale sbrigativo tradisce l'esaurimento budget.Ma rimane comunque un piacevolissimo horror nostrano spiccio e accattivante,che ha retto abbastanza bene alla prova del tempo.
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