gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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itaca sulla frontiera
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Si chiama Montgomery Brown, tutti lo chiamano Ringo, ma lui è Ulisse. Il suo paese, come l'Itaca raccontata da Omero, è un isola abbandonata a se stessa dove, come recita l'introduzione che scorre sullo schermo mentre il protagonista sta tornando a casa dopo aver combattuto nella Guerra di Secessione: «...La sopraffazione, l'odio e la vendetta dominano incontrastati durante questo delicato periodo...». Sua moglie Helen Fitzgerald Brown detta Hally è una Penelope che appare prima o poi destinata a soccombere alla tracotante prepotenza della banda di fuorilegge che s'è impadronita del paese. Come accade al protagonista dell'Odissea l'antieroe deve vedersela da solo con le trappole del destino.
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Si chiama Montgomery Brown, tutti lo chiamano Ringo, ma lui è Ulisse. Il suo paese, come l'Itaca raccontata da Omero, è un isola abbandonata a se stessa dove, come recita l'introduzione che scorre sullo schermo mentre il protagonista sta tornando a casa dopo aver combattuto nella Guerra di Secessione: «...La sopraffazione, l'odio e la vendetta dominano incontrastati durante questo delicato periodo...». Sua moglie Helen Fitzgerald Brown detta Hally è una Penelope che appare prima o poi destinata a soccombere alla tracotante prepotenza della banda di fuorilegge che s'è impadronita del paese. Come accade al protagonista dell'Odissea l'antieroe deve vedersela da solo con le trappole del destino. Non può contare sull'aiuto di nessuno perché gli amici e i compagni di un tempo sono scomparsi travolti dalla guerra o sono stati uccisi come suo padre.
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domenico rizzi
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mercoledì 18 giugno 2014
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un ritorno omerico
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Forse ha ragione chi ritiene che L'Odissea sia stato il primo romanzo western della storia, una trama ripetuta infinite volte dal cinema, prima e dopo questo ritorno di Ringo, reduce dalla guerra di secessione al quale il perfido Messicano ha sottratto moglie e casa. Il capitano Brown, alias Ringo (che però sulle spalline porta i gradi di tenente, svista che solo un esperto di storia militare americana può notare; in compenso, la mitragliatrice usata nel film è in linea con i tempi e viene azionata a manovella) prepara accuratamente la sua rivincita, appoggiato come al solito da poche persone, fra le quali il classico vecchietto (Miosotis) dalla voce gracchiante, uno sceriffo imbelle (banalmente chiamato Carson) e la bella'mariposa' (prostituta) Rosita (Nieves Navarro) che conosce le arti divinatorie.
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Forse ha ragione chi ritiene che L'Odissea sia stato il primo romanzo western della storia, una trama ripetuta infinite volte dal cinema, prima e dopo questo ritorno di Ringo, reduce dalla guerra di secessione al quale il perfido Messicano ha sottratto moglie e casa. Il capitano Brown, alias Ringo (che però sulle spalline porta i gradi di tenente, svista che solo un esperto di storia militare americana può notare; in compenso, la mitragliatrice usata nel film è in linea con i tempi e viene azionata a manovella) prepara accuratamente la sua rivincita, appoggiato come al solito da poche persone, fra le quali il classico vecchietto (Miosotis) dalla voce gracchiante, uno sceriffo imbelle (banalmente chiamato Carson) e la bella'mariposa' (prostituta) Rosita (Nieves Navarro) che conosce le arti divinatorie. Come si intuisce fin dall'inizio, il finale regalerà il solito macello di uomini e cavalli, accompagnato da scene di devastazione provocate dall'uso della dinamite. Il West di Duccio Tessari è fumettistico e spesso didascalico, la scenggiatura viene salvata dall'ottima recitazione dell'acrobatico e a tratti intenso Giuliano Gemma, nonchè della bravissima Lorella De Luca, che nelle parti di donna americana del West (Hallie Fitzgerald) non ha nulla di latino. L'onnipresente Fernando Sancho - protagonista di molti spaghetti-western - l'affascinante figura di Nieves Navarro e la presenza di George Martin - il cattivo messicano Paco Fuentes - donano completezza al cast. La Navarro incarna la parte della "maga" - altro accostamento al poema omerico - che aiuta il novello Ulisse nel portare a termine la sua vendetta e si defila non appena le cose sono state rimesse a posto, allontanandosi a dorso di mulo con in testa il cappello del protagonista. Discreta l'ambientazione nella polverosa cittadina del Sud-Ovest dove il vento soffia in continuazione e decisamente pregevole la colonna sonora di Ennio Morricone, il cui motivo principale è appunto "The Return of Ringo". Ancora una volta sono i Messicani a sostenere la parte dei cattivi e a farne le spese, come nei film della trilogia leoniana, ma in ciò non si può ravvisare alcun intento di discriminazione razziale, data la difficoltà di ingaggiare attori di lingua inglese a causa dei loro compensi troppo elevati. Soltanto Leone era infatti riuscito a scritturare Eastwood con una paga molto bassa quando Clint non aveva ancora raggiunto una popolarità mondiale. Un difetto di questa pellicola - che sarà ripetuto anche nel successivo "Django" - è la scena della menomazione inflitta a Ringo, che dovrà rinunciare a servirsi della mano destra, più o meno sulla falsariga del trattamento riservato a Joe (Eastwood) dal crudele Ramon Rojo (Gian Maria Volontè). Per la verità, non ce n'era alcun bisogno, dal momento che l'eroe doveva già cimentarsi con un numero esorbitante di avversari anche conservando la propria integrità fisica.
Domenico Rizzi, scrittore.
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