chaoki21
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venerdì 30 marzo 2012
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we shall never surrender
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Più che un film, potremmo dire che "I lunghi giorni delle aquile" sia una colossale (e ben fatta) autocelebrazione della nazione britannica, il cui patriottismo trasuda da ogni dialogo e da ogni scena. Ovviamente il tutto potrebbe andare per traverso a qualche nostalgico di casa nostra, ma non allo spettatore che osserva con neutralità, o simpatia, alla vicenda che il film tratta. Si può apprezzare l'immane mole di scene di combattimenti aerei (persino migliori di alcuni film più moderni), la buona attinenza del film ai fatti storici realmente accaduti, la presenza di un nugolo di "star" dell'epoca (un po' come per l'altrettanto colossale "Quell'ultimo ponte"), che si accompagnano gradevolmente con il costante elogio (a volte pomposamente retorico, a volte sottilmente ironico) delle virtù britanniche a cui, in quei giorni del 1940, venne dato sfoggio.
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Più che un film, potremmo dire che "I lunghi giorni delle aquile" sia una colossale (e ben fatta) autocelebrazione della nazione britannica, il cui patriottismo trasuda da ogni dialogo e da ogni scena. Ovviamente il tutto potrebbe andare per traverso a qualche nostalgico di casa nostra, ma non allo spettatore che osserva con neutralità, o simpatia, alla vicenda che il film tratta. Si può apprezzare l'immane mole di scene di combattimenti aerei (persino migliori di alcuni film più moderni), la buona attinenza del film ai fatti storici realmente accaduti, la presenza di un nugolo di "star" dell'epoca (un po' come per l'altrettanto colossale "Quell'ultimo ponte"), che si accompagnano gradevolmente con il costante elogio (a volte pomposamente retorico, a volte sottilmente ironico) delle virtù britanniche a cui, in quei giorni del 1940, venne dato sfoggio. Certamente è molto più apprezzabile questo buon film che esalta il coraggio, la determinazione e il sacrificio non solo della RAF, ma del Regno Unito tutto, che sfidò il Terzo Reich solo, tenendo accesa la fiamma della speranza per i popoli dei paesi occupati. Certamente molto più godibile di papponi american-patriottici alla "Pearl Harbor", "World Invasion" o "Behind Enemy Lines", anche se privo di un'introspezione psicologica dei singoli interpreti. Un film "collettivo", che esprime sentimenti collettivi, e nel quale il singolo attore è solo una parte di un meccanismo molto più grande. Da vedere.
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venerdì 28 dicembre 2012
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un capolavoro
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La Battaglia d'Inghilterra ha cambiato l'inerzia della guerra ed è quindi più che giustificato il fatto che gli Inglesi celebrino la loro grande capacità di contrapporsi ad un nemico considerato, evidentemente a torto, inarrestabile dal resto del mondo. Il film è assolutamente dettagliato e fa rivivere non solamente le grandi battaglie nei cieli ma più propriamente l'immane fatica di quei (pochissimi) uomini e donne della RAF. Indimenticabile la scena del pilota di Spitfire che vomita dopo che il trillo del telefono che solitamente annunciava lo scramble (decollo immediato su allarme) questa volta avvisa che è pronto il the ...
Ma vorrei esprimere il mio apprezzamento per altre tre "chicche" passate forse inosservate: il tributo ai piloti esuli polacchi (forse un modo per sdebitarsi per il senso di colpa di quanto accaduto loro al termine del conflitto), la consacrazione dell'Hurricane come vero mattatore della Luftwaffe (altro che lo Spitfire) ed infine la superiore tecnologia britannica con il debutto su larga scala del radar.
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La Battaglia d'Inghilterra ha cambiato l'inerzia della guerra ed è quindi più che giustificato il fatto che gli Inglesi celebrino la loro grande capacità di contrapporsi ad un nemico considerato, evidentemente a torto, inarrestabile dal resto del mondo. Il film è assolutamente dettagliato e fa rivivere non solamente le grandi battaglie nei cieli ma più propriamente l'immane fatica di quei (pochissimi) uomini e donne della RAF. Indimenticabile la scena del pilota di Spitfire che vomita dopo che il trillo del telefono che solitamente annunciava lo scramble (decollo immediato su allarme) questa volta avvisa che è pronto il the ...
Ma vorrei esprimere il mio apprezzamento per altre tre "chicche" passate forse inosservate: il tributo ai piloti esuli polacchi (forse un modo per sdebitarsi per il senso di colpa di quanto accaduto loro al termine del conflitto), la consacrazione dell'Hurricane come vero mattatore della Luftwaffe (altro che lo Spitfire) ed infine la superiore tecnologia britannica con il debutto su larga scala del radar.
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