fabio57
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giovedì 28 gennaio 2016
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autobiografico
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Se si legge la biografia del regista,si capisce l'intento di questo film, che pur sforzandosi di essere scandaloso,finisce con l'essere solo noioso.Ovviamente belle le musiche.
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fedeleto
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giovedì 30 maggio 2013
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essere uomo
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Krass e' un camionista gay che lavora sempre con il suo compagno.Appena conosce una ragazza dal fascino mascolino se ne innamora.Diveranno amanti e praticheranno solo sesso anale,ovviamente non potra' durare visto che Kras capisce il suo vero lato.Gainsbourg esordisce con un buon film,firma soggetto sceneggiatura e regia,l'abilita' si vede ovunque,dalla scenografia dei rifiuti(un luogo di confusione ove regna solo l' usato e gettato o meglio come dice Krass il vomito del mondo)alla profondita' della storia ,e il personaggio di Johnny(la ragazza) e' decisamente una chiave,ovvero si smarrisce la sua identita' nel rapporto,ella vorrebbe essere uomo per avere rapporti con Kras,ed in effetti li hanno come se fossero due uomini.
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Krass e' un camionista gay che lavora sempre con il suo compagno.Appena conosce una ragazza dal fascino mascolino se ne innamora.Diveranno amanti e praticheranno solo sesso anale,ovviamente non potra' durare visto che Kras capisce il suo vero lato.Gainsbourg esordisce con un buon film,firma soggetto sceneggiatura e regia,l'abilita' si vede ovunque,dalla scenografia dei rifiuti(un luogo di confusione ove regna solo l' usato e gettato o meglio come dice Krass il vomito del mondo)alla profondita' della storia ,e il personaggio di Johnny(la ragazza) e' decisamente una chiave,ovvero si smarrisce la sua identita' nel rapporto,ella vorrebbe essere uomo per avere rapporti con Kras,ed in effetti li hanno come se fossero due uomini.Lo smarrimento nel film non manca,e la scena della prima sodomizzazione e' difficilmente sopportabile,piccola parte per Depardieu,bravissimo Dallesandro,e particolare la Birkin.Gainsbourg sconvolge il pubblico,ma lo porta anche a riflettere su tematiche poco toccate nel cinema di questi anni.
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manuc89
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mercoledì 1 maggio 2013
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aaa cercasi critici migliori per mymovie.it!
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Beh, tralasciando che la recensione di cui sopra spiega in malo modo la trama, noto una certa frase stonata nelle parole del "critico", ossia: "i due diversi si rimettono insieme"....
A parte il fatto che diversi da chi io no l'ho capito, ma poi diverso non fa capire che proprio i due dello STESSO sesso si rimettono assieme, oppure i due GAY si rimettono assieme, io avevo capito piuttosto che alla fine la donna e l'uomo (i protagonisti) si rimettono insieme ( in quanto diversi per sesso). Vabbè diciamo che la chiarezza forse regna sovrana.
Poi dedicare due MISERE righe per un FILM che ha suscitato scalpore in FRANCIA e in tutto il mondo, senza citare che in ITALIA è stato chiesto di distruggere la pellicola direi che non fa onore ai critici, che per mestiere, dovrebbero pure criticare qualcosa.
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Beh, tralasciando che la recensione di cui sopra spiega in malo modo la trama, noto una certa frase stonata nelle parole del "critico", ossia: "i due diversi si rimettono insieme"....
A parte il fatto che diversi da chi io no l'ho capito, ma poi diverso non fa capire che proprio i due dello STESSO sesso si rimettono assieme, oppure i due GAY si rimettono assieme, io avevo capito piuttosto che alla fine la donna e l'uomo (i protagonisti) si rimettono insieme ( in quanto diversi per sesso). Vabbè diciamo che la chiarezza forse regna sovrana.
Poi dedicare due MISERE righe per un FILM che ha suscitato scalpore in FRANCIA e in tutto il mondo, senza citare che in ITALIA è stato chiesto di distruggere la pellicola direi che non fa onore ai critici, che per mestiere, dovrebbero pure criticare qualcosa. Certo è un film un pò "Underground" ma l'assensa di ogni mensione alla grande Jane Birkin e a Joe D'Alessando che oltre ad essere bellissimo è anche bravissimo mi sembra proprio una mancanza ingiusta. Ho letto anche la "biografia", se così si può dire, di D'alessandro e non c'è nulla su di lui... eppure le sue foto scattate da Andy Warhole e da altri grandi artisti sono state esposte nei più grandi musei del mondo...senza contare che i film in cui ha recitato sono stati diretti da celebri registi....insomma lavorate un pò sennò mi andrò a leggere WIKIPEDIA invece che voi!!!
PS. Sono dell'89 e ho visto solo qualche anno fa il film, devo dire che è davvero meritevole, anche per la colonna sonora del grande Sergei Gainsbourg che è la prima canzone a parlare, anzi ansimare, un'inno dell'amore sessuale tra due persone!
Un applauso al film e un fischio al critico! =)
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gianni lucini
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mercoledì 14 dicembre 2011
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uno dei film preferiti da truffaut
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Uscito nella sale nel 1976 il lungometraggio interpretato tra gli altri da Joe Dalessandro e Jane Birkin racconta un complicato quanto triangolo tra una ragazza androgina e una coppia di camionisti omosessuali. All’epoca non convince né critica né pubblico anche se molti anni dopo verrà citato da Truffaut come uno dei suoi film preferiti. Il film è ispirato a una canzone di successo scritta dallo stesso Gainsbourg e da lui stesso interpretata insieme a Jane Birkinche ha avuto, soprattutto in Italia, un sacco di guai con la censura. Tutto inizia il 15 agosto 1969 quando la commissione di censura RAI la cancella dalla programmazione. La decisione, formalmente lo esclude soltanto dalla lista dei brani presentati nel corso di "Hit Parade", il programma radiofonico dedicato alla classifica dei dischi più venduti presentato da Lelio Luttazzi, ma le motivazioni non possono che farlo bandire da tutti i programmi.
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Uscito nella sale nel 1976 il lungometraggio interpretato tra gli altri da Joe Dalessandro e Jane Birkin racconta un complicato quanto triangolo tra una ragazza androgina e una coppia di camionisti omosessuali. All’epoca non convince né critica né pubblico anche se molti anni dopo verrà citato da Truffaut come uno dei suoi film preferiti. Il film è ispirato a una canzone di successo scritta dallo stesso Gainsbourg e da lui stesso interpretata insieme a Jane Birkinche ha avuto, soprattutto in Italia, un sacco di guai con la censura. Tutto inizia il 15 agosto 1969 quando la commissione di censura RAI la cancella dalla programmazione. La decisione, formalmente lo esclude soltanto dalla lista dei brani presentati nel corso di "Hit Parade", il programma radiofonico dedicato alla classifica dei dischi più venduti presentato da Lelio Luttazzi, ma le motivazioni non possono che farlo bandire da tutti i programmi. Per il solerti censori, infatti, la canzone che racconta un amplesso con una delicata alternanza di sospiri e parole quasi sussurrate su un’ipnotica base melodica è “oscena” e supera i limiti del cosiddetto "senso comune del pudore". Per questa ragione un disco che va a ruba nei negozi italiani al punto da figurare tra i primi dieci della classifica di vendite viene ufficialmente ignorato dalla RAI. la magistratura ordinaria poche settimane dopo la decisione della censura RAI dispone il sequestro del disco su tutto il territorio italiano. La persecuzione tardiva finisce però per dimostrarsi inefficace e oltre a contribuire ancor di più alla diffusione della canzone, fa conoscere anche nel nostro paese un personaggio geniale e intraprendente come Serge Gainsbourg che ha composto Je t’aime, moi non plus in un periodo particolare della sua vita artistica. L’artista francese infatti dopo la morte del suo grande amico e primo pigmalione Boris Vian ha da poco iniziato a percorrere strade nuove prima attingendo alle ritmiche percussive africane mentre in tutto il mondo il beat vive il suo momento di maggior splendore e poi aprendosi alle tentazioni della psichedelìa. Considerato un anticipatore delle innovazioni che caratterizzeranno il pop più impegnato degli anni Settanta il buon Serge rischia però di essere travolto dall’inaspettato e straordinario successo commerciale di Je t’aime, moi non plus, un brano nato come un divertimento musicale ricco di allusioni sessuali che lo fa entrare nella storia del costume. Il titolo, contrariamente alle traduzioni italiane un po’ forzate che si possono reperire qua e là in rete non significa «Ti amo, io di più» ma «Ti amo, io neanche un po’». L’equivoco nasce forse dalla sua versione italiana realizzata da Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer che è intitolata proprio Io ti amo… e io di più. Lo stesso Gainsbourg, interpellato sull’argomento, ha rivelato che la frase, ispirata a una nota battuta di Picasso nasce dal fatto che lui si è sempre sentito troppo timido per rispondere con un semplice ma impegnativo «anch'io» a un «ti amo». Il testo ha un andamento altalenante che ricorda i movimenti dell’amplesso e si snoda sinuoso su una melodia ipnotica. Anche la storia della canzone è particolare. Gainsbourg la pensa e la scrive per Brigitte Bardot con la quale ne registra anche la prima versione. Pochi giorni prima di dare alle stampe il disco, però, l’attrice, considerata in quel periodo uno dei più importanti simboli dell’anticonformismo e della liberazione sessuale, viene presa da scrupoli inaspettati e si tira indietro. Gainsbourg, indispettito, decide di pubblicare ugualmente il disco sostituendo la Bardot con la sua compagna Jane Birkin. Il successo di Je t’aime, moi non plus regala a Gainsbourg la popolarità internazionale ma finisce per appiccicargli addosso la divisa del sulfureo cantore di un erotismo spinto al limite della pornografia
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gionata
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domenica 22 agosto 2010
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la donna che voleva essere uomo
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Il titolo, JE T'AIME, MOI NON PLUS, oltre ad essere il titolo di una celeberrima canzone di Serge Gainsbourg è anche un affascinante ossimoro. nel contesto di una conversazione tra due amanti, è traducibile come: "ti amo" ,a cui segue la risposta del partner, "neanche io!" che presuppone la falsità della precedente affermazione. il film ruota attorno alla relazione omosessuale di Krassky e Padovan (Reinhard Kolldehoff, e Joe Dallessandro) ,due giovani camionisti che, durante una sosta in una tavola calda lungo la strada, incontrano Johnny (Jane Birkin), una cameriera dai capelli corti, il seno poco pronunciato ed i tratti mascolini (a cui deve il soprannome maschile affibbiatole) che scombussolerà la loro relazione.
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Il titolo, JE T'AIME, MOI NON PLUS, oltre ad essere il titolo di una celeberrima canzone di Serge Gainsbourg è anche un affascinante ossimoro. nel contesto di una conversazione tra due amanti, è traducibile come: "ti amo" ,a cui segue la risposta del partner, "neanche io!" che presuppone la falsità della precedente affermazione. il film ruota attorno alla relazione omosessuale di Krassky e Padovan (Reinhard Kolldehoff, e Joe Dallessandro) ,due giovani camionisti che, durante una sosta in una tavola calda lungo la strada, incontrano Johnny (Jane Birkin), una cameriera dai capelli corti, il seno poco pronunciato ed i tratti mascolini (a cui deve il soprannome maschile affibbiatole) che scombussolerà la loro relazione. infatti, Krassky e Johnny iniziano a frequentarsi e ad innamorarsi l'uno dell'altra. Padovan, non appena scopre la loro relazione, in preda ad un impeto di gelosia tenta di soffocare Johnny. solo il provvidenziale intervento di Krassky eviterà il peggio. ma Serge Gainsbourg, attento a non cadere nella trappola del finale cattolicamente corretto e moralizzatore (nella quale ,per intenderci, cadde Povia con la canzone "Luca era gay") conclude il suo film con la ritrovata armonia nella coppia omosessuale e con l'abbandono di Johnny da parte di Krassky. il maggior merito del film è sicuramente quello di non risparmiare nulla alla vista e all'udito dello spettatore: i dialoghi sono volutamente volgari e le immagini immancabilmente crude. Jane Birkin nella seconda metà del film è costantemente nuda e, le poche volte che è vestita lo è sempre in funzione di una scena in cui farla spogliare. i nudi (sia maschili sia femminili) sono integrali e le scene di sesso sono di rara intensità.
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balira
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giovedì 25 settembre 2008
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buuu!!!
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totalmente d'accordo con spyro. quel commento è davvero offensivo ed andrebbe eliminato.
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spyro
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sabato 28 giugno 2008
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complimenti alla vostra ignoranza
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In particolare a quella della persona che ha scritto la brevissima recensione. Questi bassi e volgari riferimenti ad una presunta normalità verso cui vorrebbero tornarei due protagonisti, definiti "diversi" fa accapponare la pelle. Siamo nel 2008 signore, si svegli. L'impressione è che lei sia rimasto nelle caverne. E menomale che sta proprio recensendo un film dall'enorme portata liberatrice e rivoluzionaria!!!!
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