claude
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venerdì 8 novembre 2019
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un grande affresco del decennio 60'-70'
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Visto oggi, a 27 anni di distanza, riesce ancora ad emozionare, certo, soprattutto se quel decennio 60'-70' lo si è attraversato. E' un film gigantesco, che richiede allo spettatore una dedizione anche fisica. Un film però che per chi ama il cinama è una pietra fondamentale, che dovrebbe fa esclamare "questo è il cinema!"
Un film corale, in cui si intrecciano le vicende personali di un gruppo di amici che, accomunati da principio dall'ideale dell'arte, prendono poi direzioni individuali, reagendo ognuno a suo modo alle sollecitazioni dell'epoca: l'evoluzione dell'arte ma soprattutto la ridefinizione della famiglia, la politica ed il terrorismo, la liberazione sessuale, il femminismo nascente.
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Visto oggi, a 27 anni di distanza, riesce ancora ad emozionare, certo, soprattutto se quel decennio 60'-70' lo si è attraversato. E' un film gigantesco, che richiede allo spettatore una dedizione anche fisica. Un film però che per chi ama il cinama è una pietra fondamentale, che dovrebbe fa esclamare "questo è il cinema!"
Un film corale, in cui si intrecciano le vicende personali di un gruppo di amici che, accomunati da principio dall'ideale dell'arte, prendono poi direzioni individuali, reagendo ognuno a suo modo alle sollecitazioni dell'epoca: l'evoluzione dell'arte ma soprattutto la ridefinizione della famiglia, la politica ed il terrorismo, la liberazione sessuale, il femminismo nascente. Una diaspora che non recide i legami affettivi.
E' un film molto tedesco, quasi tutto ambientato a Monaco o comunque in Baviera, ma che senza forzature ritrae un periodo che accomuna tutto l'occidente europeo.
E' un film che non ha tesi da proporre e che invece invece si conclude in maniera interlocutoria, con un percorso circolare in cui si ritorna al punto di partenza.
E' un esempio di grande cinema, in cui non c'è un'inquadratura che non abbia una sua ragione.
Dal punto di vista formale sollecita tutti i registri, dal patetico all'ironico al drammatico. L'uso promiscuo del colore, riservato agli interni e alle scene notturne, e del b/n per la luce del sole (ma con qualche eccezione soprattutto negli episodi finali) scandisce in certa maniera il tempo dell'azione.
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pabor
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mercoledì 20 maggio 2015
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apprendistato di un artista a monaco
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Il sedicenne Hermann è costretto dalla famiglia a separarsi dal suo primo amore (più vecchia di 11 anni) e lui chiuso in camera pronuncia in lacrime una promessa: non si innamorerà più, se ne andrà e non tornerà più. Non appena pronunciato il voto come un cattivo presagio l'anta dell'armadio si spalanca e sullo specchio lì appeso compare la sua immagine riflessa.
Abbandonato il paese natale, è Monaco il luogo che Hermann sceglie per inseguire il sogno di diventare un compositore. La famiglia con cui condividere tutto d'ora in poi sarà un gruppo di artisti (Clarissa la bella violoncellista, Reinhard il regista di documentari, Juan il funambolo cosmopolita) e per dieci anni, fino al 1970, ci sarà sempre uno specchio a inchiodarlo al suo giuramento ogni volta che l'amore sembra sorridergli.
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Il sedicenne Hermann è costretto dalla famiglia a separarsi dal suo primo amore (più vecchia di 11 anni) e lui chiuso in camera pronuncia in lacrime una promessa: non si innamorerà più, se ne andrà e non tornerà più. Non appena pronunciato il voto come un cattivo presagio l'anta dell'armadio si spalanca e sullo specchio lì appeso compare la sua immagine riflessa.
Abbandonato il paese natale, è Monaco il luogo che Hermann sceglie per inseguire il sogno di diventare un compositore. La famiglia con cui condividere tutto d'ora in poi sarà un gruppo di artisti (Clarissa la bella violoncellista, Reinhard il regista di documentari, Juan il funambolo cosmopolita) e per dieci anni, fino al 1970, ci sarà sempre uno specchio a inchiodarlo al suo giuramento ogni volta che l'amore sembra sorridergli.
Die zweite heimat, il secondo capitolo della saga della famiglia Simon, è il più lungo dei tre episodi (25 ore), ma lo si vive come un week end con gli amici perché i personaggi hanno tutti "sangue nelle vene".
Dopo la morte degli amici, il matrimonio, la nascita di una figlia, dopo che ha creduto perduto un grande amore e ha vissuto i primi successi e tirato il primo bilancio della vita, Hermann capisce che non basta credersi un parto delle proprie decisioni, ma bisogna affrontare il proprio passato, o sarà lì, a perseguitarci come un fantasma.
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ciao
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sabato 7 luglio 2007
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heimat 2
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Che dire? E' un film appassionante , conosciuto grazie a 'fuori orario' di raitre, dove spesso si vedono capolavori e prodotti che non umiliano la nostra immaginazione ed intelligenza
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francesco
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mercoledì 4 aprile 2007
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speranze e illusioni.
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E' un magnifico film,un autentico capolavoro che,nonostante la sua lunghezza non vi stancherà!Le vicende di giovani artisti o aspiranti tali,in un decennio(60/70)dove la speranza per un futuro migliore era nell'animo di tutti.Momenti di poesia,di frenesia,di gioia e di dolore...è la "cronaca di una giovinezza" quale sottotitolo migliore?Come regalo da fare è un pò costoso...ma indimenticabile soprattutto per un giovane!PS:Heimat 3 non vale la metà di questo.
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(di ciao)
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