Un road movie nelle sconfinata pianura veneta, due amici cinquantenni, Doriano e Carlobianchi che trascorrono le serate e le nottate sempre alla ricerca dell'ultimo bicchiere che non è mai l'ultimo, con l'intento di recuperare all'aeroporto un loro vecchio amico, ( che poi scopriamo sbagliano aeroporto) si imbattono in un timido studente napoletano di architettura, Giulio. I due decidono di coinvolgerlo nel loro vagabondaggio e chissà che proprio questo impacciato ragazzo non riesca a far venire in mente il segreto del mondo che Carlo aveva scoperto e poi dimenticato tra un bicchiere e l'altro.
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Un road movie nelle sconfinata pianura veneta, due amici cinquantenni, Doriano e Carlobianchi che trascorrono le serate e le nottate sempre alla ricerca dell'ultimo bicchiere che non è mai l'ultimo, con l'intento di recuperare all'aeroporto un loro vecchio amico, ( che poi scopriamo sbagliano aeroporto) si imbattono in un timido studente napoletano di architettura, Giulio. I due decidono di coinvolgerlo nel loro vagabondaggio e chissà che proprio questo impacciato ragazzo non riesca a far venire in mente il segreto del mondo che Carlo aveva scoperto e poi dimenticato tra un bicchiere e l'altro. Sono due mondi diversi, che si incontrano e in qualche modo si riconoscono, la lost generation che ha affrontato la crisi del 2008 e ne è uscita ammaccata, sconfitta sbalzati fuori dal processo di produzione , hanno perso tutto, famiglia, soldi, sicurezza, ma non l’orgoglio di una dignità malandata ma scanzonata, e la nuova generazione, priva di certezze, come Giulio, incapace di agire per paura di sbagliare che ben presto imparerà l’urgenza di vivere, che non c’è un’altra volta, il momento è qui, adesso, tanto vale lasciarsi condurre senza una meta attraverso quella terra di mezzo, tra le montagne e la laguna, un paesaggio che piano piano assumerà un’identità, un luogo per riflettere sulla loro condizione interiore , per Doriano e Carlo, ancorata ai mitici anni 90 quando si stava da Dio e si andava a mangiare le lumache con la polenta dalla Mary e il bacareto da Lele era sempre aperto Ma se i due amici dal calice elevato vivono il paesaggio come specchio del loro declino, per Giulio è la scoperta che la vera conoscenza non è quella accademica, ma sensoriale, percettiva ed emotiva, dove si può ascoltare il silenzio restando immersi in esso, sentire e respirare l’odore e i profumi della terra, le luci e le ombre che si adagiano tra l’erba, in questa scorribanda notturna tra osterie , colline, ville venete, si apre un momento di riflessione, sulla bellezza e sul significato dei luoghi che percorrono, riuscendo a dialogare con l’ambiente circostante, , fino a sentire nell’anima cieli immensi dove scorrono l dolcissime le nostre malinconie, ma il coraggio di vivere, stavolta c’è.
Ci sarebbe ancora così tanto da dire su questo film rivelazione, sulla bravura degli interpreti, magnifici Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla, il giovane Filippo Scotti, le brevi e significative apparizioni di Roberto Citran e Andrea Pennacchi, sull’opera di Carlo Scarpa, che unisce uomo e natura, ma mi fermo qui, credo che la descrizione migliore sia quella di andarlo a vedere.
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