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sergio dal maso
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venerdì 5 settembre 2025
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come fratelli, semplicemente
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"La famiglia non è definita dalle relazioni di sangue ma da come i membri si prendono cura e si sostengono a vicenda." Hirokazu Koreeda - regista giapponese
Due bambine, sorridenti e divertite, sono sedute in bagno una di fronte all’altra. Una sul wc e l’altra su una sedia. È una foto che viene inquadrata in più occasioni durante il film, come ad “accompagnare” la storia raccontata.
Questo spirito di condivisione tra le due piccole amiche, così intimo e totale, ne custodisce l’anima, simboleggia quel sentimento di fratellanza che finirà per contagiare tutti, rivelandosi salvifico.
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"La famiglia non è definita dalle relazioni di sangue ma da come i membri si prendono cura e si sostengono a vicenda." Hirokazu Koreeda - regista giapponese
Due bambine, sorridenti e divertite, sono sedute in bagno una di fronte all’altra. Una sul wc e l’altra su una sedia. È una foto che viene inquadrata in più occasioni durante il film, come ad “accompagnare” la storia raccontata.
Questo spirito di condivisione tra le due piccole amiche, così intimo e totale, ne custodisce l’anima, simboleggia quel sentimento di fratellanza che finirà per contagiare tutti, rivelandosi salvifico.
Ma andiamo con ordine. Melissa e Sabrina sono cresciute assieme e condividono tutto. Sono molto più che semplici amiche, anche da sposate hanno continuato a frequentarsi, in coppia con i rispettivi mariti, Alessandro e Giorgio. Ironia della sorte, hanno condiviso anche la prima gravidanza, Samuele e Michele sono nati lo stesso giorno.
Ma la tragedia incombe fatale sulla felicità delle due famiglie. Nella prima serata di “libertà” che le due amiche si concedono dopo il parto, lasciando a casa i mariti con i bambini, un drammatico incidente spezza le loro vite. Giorgio e Alessandro si ritrovano, tramortiti dal dolore e del tutto impreparati, a dover crescere i figli da soli. La via d’uscita sarà proprio lo spirito di quell’unione fraterna che univa Melissa e Sabrina. Sceglieranno di convivere e crescere assieme i due bambini, condividendo l’educazione e la quotidianità di Samuele e Michele, crescendoli come fratelli e vivendo loro stessi come fratelli.
Malgrado le inevitabili difficoltà, in questa strana famiglia i bambini crescono in armonia e felici, almeno finché l’equilibrio famigliare verrà rotto dall’entrata in scena di Noel, una collega di Alessandro, della quale finirà per innamorarsi.
Dopo l’esordio con Finché c’è prosecco c’è speranza e il successivo Il grande passo, entrambi pregevoli e riusciti, il regista trevigiano Antonio Padovan centra il bersaglio anche con la terza opera.
La storia di Giorgio e Alessandro e dei loro bambini viene raccontata con una sensibilità e una delicatezza assai rare nel cinema italiano. L’apparente leggerezza della narrazione, in realtà profonda e mai banale, unita ad una venata ironia, rendono la visione coinvolgente e toccante. Cogliere la profondità nella leggerezza, nella semplicità dello scorrere della vita quotidiana, come il cambio dei pannolini o le notti insonni, non è affatto facile. Padovan ci riesce brillantemente con una scrittura credibile e sincera, senza virtuosismi o battute ad effetto, e con una regia discreta, mai invadente, attenta a non scadere nel pietismo o nel melodramma. Ne risulta un film “gentile”, capace di arrivare al cuore degli spettatori con garbo e grazia, e di toccare corde profonde senza mai alzare i toni.
Indovinata la scelta di caratterizzare le due figure maschili senza stereotiparle su schemi patriarcali, oramai antiquati per le nuove generazioni. Giorgio e Alessandro ben rappresentano la complessità dei giovani padri contemporanei: affettuosi e sensibili quanto ansiosi e fragili, a volte persino goffi e impacciati.
Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon, due tra i migliori attori dell’ultima generazione, risultano perfetti, affiatati e complementari nelle interpretazioni dei due genitori. Ma è l’insieme del cast a risultare vincente, con una narrazione corale e credibile da parte di tutti gli interpreti. Non si può non evidenziare la naturalezza e l’incredibile maturità espressiva dei due bambini, Noah Signorello e Giacomo Padovan, segno di un lavoro di casting di grande qualità. Persino nei ruoli minori, come quelli di Giuseppe Battiston, l’agente immobiliare, e di Roberto Citran, il nonno, il film regala piccole perle, alcune esilaranti. Del resto, un grande attore lascia il segno anche con poche battute.
Impeccabile la scelta di ambientare la storia a Treviso, mostrata con scorci poetici e inusuali, molto evocativi. Anche le scenografie e la scelta di costumi caldi e colorati contribuiscono a trasmettere quel calore famigliare che accompagna tutta la storia.
“Questo film – ha dichiarato il regista - parla di una famiglia nuova che nasce dal dolore, ma con dentro tanta dolcezza, speranza e voglia di guardare avanti. Ho amato questi protagonisti cresciuti troppo in fretta, costretti a diventare uomini prima del tempo, e ho cercato di raccontarli con la mia sensibilità”.
Con una storia di questo tipo sarebbe stato facile tirare in ballo le discriminazioni verso le famiglie non tradizionali o l’omogenitorialità, invece, Padovan sceglie la gentilezza e i sentimenti, senza proclami né manifesti ideologici. Ed ha ragione, Come fratelli arriva dritto al cuore e lascia molto di più il segno.
Alla fine, è difficile non riconoscere che Samuele e Michele si sentiranno per tutta la vita fratelli di un’unica (splendida) famiglia.
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albatros
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lunedì 14 luglio 2025
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amor vincit omnia
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I figli ti ancorano alla vita e hanno il peso della speranza. Il cinema diverse volte ha messo alla prova i "mammi" tra facili ironie e commoventi riscatti. La paternità di Alessandro e Giorgio, entrambi rimasti vedovi e con due neonati da crescere, non porta niente di originale e ripete il medesimo schema già visto, purtroppo usando i toni della fiction, ma lo fa con una certa tenerezza senza privare il padre del ruolo di genitore alla pari con quello di madre. C'è la resilienza del genitore rimasto solo, che sente nel pianto assillante del figlio un inno alla gioia, e c'è l'amicizia tra uomini, che supera il cliché della volgarità.
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I figli ti ancorano alla vita e hanno il peso della speranza. Il cinema diverse volte ha messo alla prova i "mammi" tra facili ironie e commoventi riscatti. La paternità di Alessandro e Giorgio, entrambi rimasti vedovi e con due neonati da crescere, non porta niente di originale e ripete il medesimo schema già visto, purtroppo usando i toni della fiction, ma lo fa con una certa tenerezza senza privare il padre del ruolo di genitore alla pari con quello di madre. C'è la resilienza del genitore rimasto solo, che sente nel pianto assillante del figlio un inno alla gioia, e c'è l'amicizia tra uomini, che supera il cliché della volgarità. In controluce, invece, sembra di vedere i contorni della famiglia arcobaleno dove un abbraccio, una carezza o un bacio per un figlio non conoscono differenze di genere.
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francesca meneghetti
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venerdì 4 luglio 2025
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una fiaba sulla tenerezza della paternit
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Chi non ha visto "Finch? c?? prosecco c?? speranza"? Pochi, credo. Il regista quarantenne Antonio Padovan, nato a Venezia, cresciuto a Conegliano, addestrato a New York, e ora residente a Treviso, firma ora un film molto gradevole: "Come fratelli", che ?, anzitutto, un atto di amore verso la sua ultima citt?. Di cui coglie scorci poetici facilmente riconoscibili (c?? anche il mitico cinema Edera?). La storia ? semplice: ci sono due coppie amiche tra loro grazie al cordone ombelicale che lega le due donne fin dall?infanzia (come ? testimoniato da una foto che le ritrae: una seduta sul water, l?altra di fronte) e che le porta misteriosamente a restare incinte e a partorire in contemporanea.
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Chi non ha visto "Finch? c?? prosecco c?? speranza"? Pochi, credo. Il regista quarantenne Antonio Padovan, nato a Venezia, cresciuto a Conegliano, addestrato a New York, e ora residente a Treviso, firma ora un film molto gradevole: "Come fratelli", che ?, anzitutto, un atto di amore verso la sua ultima citt?. Di cui coglie scorci poetici facilmente riconoscibili (c?? anche il mitico cinema Edera?). La storia ? semplice: ci sono due coppie amiche tra loro grazie al cordone ombelicale che lega le due donne fin dall?infanzia (come ? testimoniato da una foto che le ritrae: una seduta sul water, l?altra di fronte) e che le porta misteriosamente a restare incinte e a partorire in contemporanea. ? evidente che qui usciamo dalla dimensione realistica, per entrare in quella ?fiabesca?, l? dove esistono i drammi (gli orchi), ma si approda poi a un lieto fine. L?orco ? un beffardo destino che alle due anime gemelle riserva un?uscita di scena comune, lasciando due giovani vedovi con due bambini di tre mesi, da gestire assieme al lavoro (uno ? fisioterapista che cura rugbisti, l?altro operatore culturale presso la gipsoteca canoviana di Possagno). Passato il primissimo periodo del lutto, i due decidono di fare casa comune e di aiutarsi nel far crescere i bambini, che, come le loro madri, stabiliscono un rapporto di gemellaggio e crescono sereni. Qui sta il messaggio pi? impegnato del film: sulla paternit? responsabile e sulla capacit? dei maschi di accudire dei piccoli. Passano quattro anni e Alessandro (Pierpaolo Spollon) avverte richiami sessuali, ma non trova una donna che possa sostituire la moglie, mentre Giogio (Francesco Centorame), che sembrava essere diventato refrattario alle donne, ne trova una che impone un cambiamento drastico del m?nage padri-figli, e manda in crisi Alessandro, rimasto spaiato. Ma non tutto ? perduto? Non potevano mancare due presenze venete cui il regista ? affezionato: Roberto Citran, nei panni di un nonno ansiogeno, e Giuseppe Battiston, qui agente immobiliare. Per i trevigiani, un film imperdibile. Per gli altri, un film tenero e affascinante per scenografie, location, fotografia, ma anche per la storia.
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giovanni tonon
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martedì 1 luglio 2025
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un film di famiglia monogenitoriale che parla con estrema sensibilit? e ironia quando la vita ti trasforma all'improvviso.
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Per alcuni sociologi i film sono perfetti per trasmettere valori positivi un mindfulness per gestire al meglio le emozioni negative. La tragedia che strappa la gioia di due amiche d?infanzia Melissa e Sabrina dopo una gravidanza condivisa vittime di una fatale destino in un incidente stradale. Ed ecco che entrano in scena i rispettivi due mariti Alessandro e Giorgio guidati dal coraggio e da ideali di solidariet? che sfidando i canoni tradizionali di genere provvedono alla crescita dei due figli di tenera et?. Il film ricco di spunti realistici e facilmente applicabili nella vita di chi ? rimasto solo a crescere i figli. Perch?, anche se non sembra, ? una condizione sempre pi? diffusa per svariate ragioni, per circostanze diverse e imprevedibili.
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Per alcuni sociologi i film sono perfetti per trasmettere valori positivi un mindfulness per gestire al meglio le emozioni negative. La tragedia che strappa la gioia di due amiche d?infanzia Melissa e Sabrina dopo una gravidanza condivisa vittime di una fatale destino in un incidente stradale. Ed ecco che entrano in scena i rispettivi due mariti Alessandro e Giorgio guidati dal coraggio e da ideali di solidariet? che sfidando i canoni tradizionali di genere provvedono alla crescita dei due figli di tenera et?. Il film ricco di spunti realistici e facilmente applicabili nella vita di chi ? rimasto solo a crescere i figli. Perch?, anche se non sembra, ? una condizione sempre pi? diffusa per svariate ragioni, per circostanze diverse e imprevedibili. Un film delicato e profondo pensato anche per quei genitori che in queste situazioni di lutto senza preavviso dovranno ridefinire il significato di padre. Il nostro diffuso presupposto culturale ? che ogni bambino cresca con una coppia seppur oggi, almeno il 30% delle famiglie con figli ? monogenitoriale di queste il 16% ? maschile. L?aumento dei padri single, con uno o pi? figli, sembra in linea con il contestuale aumento delle persone che vivono sole e in dieci anni 2011/2021 sono aumentati dell?85%. Questo dato di fatto ? prodotto anche dall?incremento delle separazioni e dei divorzi, la crescente instabilit? delle relazioni di coppia e il prolungamento della durata di vita favoriscono queste strutture familiari. Se in questi casi non si hanno tanti alleati che li rendono forti: l'amicizia, la rete parentale, la fiducia, il coraggio o l?aiutarsi a vicenda come in questo film la famiglia si trova ad un baratro. Da sottolineare i bambini Samuele e Michele veri attori in erba dalle capacit? espressive e relazionali uniche a proprio agio di fronte alla telecamera. Anche l?avvicendarsi di presenze sommesse dei nonni attraverso una sorta di "dramedy" intrecciano un'umorismo con la profondit? emotiva della narrazione. il film piace moltissimo perch? contiene avventura, dramma, ironia, saggezza, il tutto con una sceneggiatura ben scritta, senza frenesie senza trame assurde o peggio di patriarcato tossico e violento. Insomma un film-riflessione con un linguaggio accessibile ma mai basso che va oltre il superficiale. Il lungometraggio chiude in bellezza con l?inaspettato arrivo di una donna che si inserir? nelle vite delle due famiglie monogenitoriali a rafforzarne i legami. Una commedia familiare suscettibile in chiave di duplice lettura: quella dei padri e quella dei figli-bambini". Il film, ambientato nella BELLA TREVISO, con scorci suggestivi solcati dai vari corsi d'acqua, la sceneggiatura nella sua capacit? di catturare l'essenza girando per i posti pi? caratteristici: la pescheria, i Buranelli, le anse del Sile? Imperdibile, ottimo cast, lo consiglio! Gio.To
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cardclau
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lunedì 30 giugno 2025
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nulla ? come sembra
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Il film è una riflessione sull’innamoramento vero (per invecchiare assieme) e sull’amicizia di due coppie, e di cosa ne può diventare con un dramma imprevisto, ma cha ha tutte le caratteristiche di un fortunale. Viene sfiorato appena il dramma della deprivazione forse perché i bimbi che perdono la madre sono appena fuori la soglia fatale dei tre anni. Inoltre è una riflessione su come può evolvere l’amicizia maschile e il ruolo paterno, che svapora in una inconsistenza forse tipica dei padri odierni che ritengono che il ruolo genitoriale sia appannaggio degli specialisti (le madri) e che quindi pensano di risolvere il tutto cercando di essere fratelli dei figli, non genitori, iperprotettivi, che credono di dover risparmiare ai figli le fatiche dei crescere, che avvolgono in una bambagia (una campana di vetro) che rimarrà efficace fino all’adolescenza.
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Il film è una riflessione sull’innamoramento vero (per invecchiare assieme) e sull’amicizia di due coppie, e di cosa ne può diventare con un dramma imprevisto, ma cha ha tutte le caratteristiche di un fortunale. Viene sfiorato appena il dramma della deprivazione forse perché i bimbi che perdono la madre sono appena fuori la soglia fatale dei tre anni. Inoltre è una riflessione su come può evolvere l’amicizia maschile e il ruolo paterno, che svapora in una inconsistenza forse tipica dei padri odierni che ritengono che il ruolo genitoriale sia appannaggio degli specialisti (le madri) e che quindi pensano di risolvere il tutto cercando di essere fratelli dei figli, non genitori, iperprotettivi, che credono di dover risparmiare ai figli le fatiche dei crescere, che avvolgono in una bambagia (una campana di vetro) che rimarrà efficace fino all’adolescenza. Certo un dramma rimane un dramma, difficile da elaborare, sempre, anche se tocca la sfera individuale mentre sembra ignorare quella sociale, in una provincia, quella trevigiana, sufficientemente opulenta da far pensare ad una vita felice, facile, ma che è il frutto di una pericolosa semplificazione. Come è difficile, per una ragazza, rimpiazzare la madre mancante, col figlio “adottivo”, col rischio di evocare, nel figlio “adottivo”, sentimenti aggressivi per sentirsi defraudato del “suo” genitore, sua proprietà personale, a cui non viene permesso di rifarsi una vita propria, di innamorarsi, di avere posto nella mente, anche per qualcun’altra, oltre al figlio. Insomma, siamo di fronte ad un film che sembra una commedia, ma che commedia non è, ma un tuffo in quelle che possono essere una serie di difficoltà, di drammi veri della vita. Ma senza complicarci l’esistenza, possiamo permetterci di goderci questa visione fondamentalmente positiva, senza mai dimenticare che la vita è sempre assai più complessa di quello che potrebbe farci credere che sia.
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setsuna
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venerdì 27 giugno 2025
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bel film per famiglie
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Bel film per famiglie, leggero, divertente e a tratti emozionante.
Due giovani padri uniscono le forze per affrontare le difficoltà nel crescere i loro figli. Ne scaturisce una famiglia speciale dove gli affetti trovano un loro naturale equilibrio.
Ottima la recitazione degli attori, grandi e piccoli.
Un ulteriore plauso va all'ambientazione: la città di Treviso che con i suoi scorci romantici e le calde tinte pastello fornisce una coreografia perfetta.
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