Il film "Amata" della regista Elisa Amoruso ci evidenzia il tema della maternità attraverso un tessuto narrativo sviluppato in due storie parallele che nel finale intrecceranno il loro percorso anche se con modalità diverse. Da una parte, infatti, il film ci narra le vicende della giovanissima Nunzia che decide di lasciare la propria terra natale, la Sicilia, per motivi di studio adattandosi nella nuova città alla propria precarietà economica, riuscendo comunque a trovare vitto e alloggio presso una modesta pensione. La ragazza porta però in grembo un futuro nascituro, frutto di un amore fugace, e quindi passeggero, avuto con un ragazzo conosciuto per caso in discoteca.
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Il film "Amata" della regista Elisa Amoruso ci evidenzia il tema della maternità attraverso un tessuto narrativo sviluppato in due storie parallele che nel finale intrecceranno il loro percorso anche se con modalità diverse. Da una parte, infatti, il film ci narra le vicende della giovanissima Nunzia che decide di lasciare la propria terra natale, la Sicilia, per motivi di studio adattandosi nella nuova città alla propria precarietà economica, riuscendo comunque a trovare vitto e alloggio presso una modesta pensione. La ragazza porta però in grembo un futuro nascituro, frutto di un amore fugace, e quindi passeggero, avuto con un ragazzo conosciuto per caso in discoteca. L'altro racconto focalizza l'attenzione su una coppia di sposi che, desiderosa di aver un figlio, rischia di entrare in crisi non potendone avere. La sceneggiatura e lo stile interpretativo risentono, a mio giudizio, di una certa lentezza nel corso di tutta la trama, anche se va precisato che ciò è chiaramente determinato dalla volontà della regista di evidenziarci in primo piano e in modo dettagliato, quasi maniacale, i diversi stati d'animo che condizionano i pensieri e le azioni dei due personaggi femminili principali; da un lato abbiamo Maddalena (il cui ruolo è affidato alla nota attrice Miriam Leone), appartenente ad un livello sociale ed economico elevato, la quale desidera diventare madre ma non riesce mai a raggungere tale obiettivo a causa delle sue avverse condizioni di salute che l'hanno sempre costretta in passato ad abortire e dall'altro abbiamo la giovane Nunzia (interpretata in maniera straordinaria dalla giovane attrice Tecla Insolia), ragazza ancora inesperta della vita che si fa carico di un futuro di madre a cui non sente di appartenere a causa del suo disagio economico. Credo che questo film raggiunga le vette più alte di lirismo narrativo, ad esempio, quando Nunzia prova un iniziale disagio nel cercare di capire i pianti e i capricci della piccola Margherita, sentendosi isolata e non avendo nessun aiuto da parte di chi ne sa più di lei, ma poi basta essere e fare la madre affinché i dubbi e i nodi si sciolgono. E poi la bellezza di un finale che richiama all'attenzione soprattutto la sensibilità del pubblico femminile sul tema della maternità, il tutto enfatizzato in modo raffinato ed elegante dal brano "Te lo leggo negli occhi", cantato dall'indimenticabile Franco Battiato
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