maxan
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martedì 27 maggio 2025
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tutto pu? accadere
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Temevo di vedere scene scontate ma al contrario il tema è sviluppato in modo originale, un film che rimane.
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angelo umana
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sabato 17 maggio 2025
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la parte mancante
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Una ragazzina ora 12enne che ricorda i litigi dei suoi genitori quando di anni ne aveva 3 e lei a sentire quelle discussioni se ne andava sul balcone aspettando che smettessero. Una meticcia, così chiamata dalle sue compagne di scuola, figlia di un francese che da giovanissimo andò a vivere a Tokyo, faceva il cuoco e così conobbe la futura moglie giapponese. Da cuoco lo ritroviamo autista di taxi, uno molto ligio alle regole, del resto è un gaijin (persona non nativa del Giappone) ed oggi parte della sua paga gli viene prelevata per pagare gli alimenti alla moglie separata e le tasse scolastiche della figlia che vive con la mamma.
Ora fà il taxista perché, chissà, forse è l'unico modo per ritrovare sua figlia, cosa improbabile in una metropoli di 40 milioni di abitanti.
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Una ragazzina ora 12enne che ricorda i litigi dei suoi genitori quando di anni ne aveva 3 e lei a sentire quelle discussioni se ne andava sul balcone aspettando che smettessero. Una meticcia, così chiamata dalle sue compagne di scuola, figlia di un francese che da giovanissimo andò a vivere a Tokyo, faceva il cuoco e così conobbe la futura moglie giapponese. Da cuoco lo ritroviamo autista di taxi, uno molto ligio alle regole, del resto è un gaijin (persona non nativa del Giappone) ed oggi parte della sua paga gli viene prelevata per pagare gli alimenti alla moglie separata e le tasse scolastiche della figlia che vive con la mamma.
Ora fà il taxista perché, chissà, forse è l'unico modo per ritrovare sua figlia, cosa improbabile in una metropoli di 40 milioni di abitanti. Ecco perché il film diretto da Guillaume Senez (che ne è anche sceneggiatore) s'intitola Ritrovarsi a Tokyo, più propriamente in francese Une part manquante. La parte mancante è lei, Lilly: ne conserva in casa ancora la sua cameretta di bambina. La potrà vedere, secondo le leggi giapponesi, solo ai 18 anni di lei. Non ha quasi più speranza. Da parenti della moglie, in un incontro vicino all'ufficio del pubblico ministero, gli vien detto che Lilly non si ricorda nemmeno di te, Ti ha dimenticato.
Nella pubblicità del film è detto che il protagonista Romain Duris recita in “stato di grazia”, e l'attore realmente lo è, sembra tenere da parte la sua tristezza e vive, comunque. Ha amici e relazioni, pure un'amica francese, gaijin pure lei e pure lei separata dal marito giapponese e dal figlio dei due. I due francesi si fanno compagnia sporadica, ballano in locali e bevono e ... sperano. Ci viene in un loro incontro fatta sentire una storica canzone di Johny Halliday, Que je t'aime, nostalgia del 1969! Siamo di nuovo a Tokyo, dove di recente eravamo stati con Wim Wenders e il suo Perfect days: rivediamo i bagni pubblici e la sauna, ma in quest'ultimo film apprendiamo che è vietato mostrare i propri tatuaggi, riassaporiamo l'amore per la lettura di libri.
Tra gli “utenti” del taxi c'è una ragazza dell'età di Lilly, lui la porta spesso a scuola e la “studia”, fà la seconda media ed ha un tutore alla gamba per una frattura, scoprono pian piano di essere padre e figlia: Mio padre era francese, gli ha detto lei. Vanno in spiaggia col taxi, si ritrovano ma per la legge è un “rapimento”. Papà deve scegliere: o 10 anni di prigione oppure un biglietto aereo di sola andata per Parigi. Quest'ultima è la scelta, dovrà aspettare, ma coi moderni mezzi telefonici ... non è lontano questo lontano (queste sono parole di una canzone di Roberto Vecchioni).
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francesca meneghetti
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domenica 4 maggio 2025
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ma tokyo, com'
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Dov?eravamo rimasti con Tokyo? Se non sbaglio a ?Perfect days? di Wim Wenders, che offriva un?interpretazione della citt? ben diversa dal suo ?Tokio-Ga? del 1985, dedicato al regista Yasujir? Ozu. In quel documentario, la capitale del Giappone risultava frenetica e altamente tecnologica, all?avanguardia nell?elettronica, ma umanamente impoverita (v. le scene dei giapponesi instupiditi di fronte ai videogiochi). Del resto Ozu nel suo film ?Viaggio a Tokyo? del 1953 aveva gi? intravisto gli effetti deleteri dela modernizzazione e dell?urbanizzazione, che disgregava, oltre alle tradizioni, i legami affettivi, specie quelli tra genitori e figli, diventati ingrati e anaffettivi. ?Perfect days? sembrava rovesciare questa narrazione.
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Dov?eravamo rimasti con Tokyo? Se non sbaglio a ?Perfect days? di Wim Wenders, che offriva un?interpretazione della citt? ben diversa dal suo ?Tokio-Ga? del 1985, dedicato al regista Yasujir? Ozu. In quel documentario, la capitale del Giappone risultava frenetica e altamente tecnologica, all?avanguardia nell?elettronica, ma umanamente impoverita (v. le scene dei giapponesi instupiditi di fronte ai videogiochi). Del resto Ozu nel suo film ?Viaggio a Tokyo? del 1953 aveva gi? intravisto gli effetti deleteri dela modernizzazione e dell?urbanizzazione, che disgregava, oltre alle tradizioni, i legami affettivi, specie quelli tra genitori e figli, diventati ingrati e anaffettivi. ?Perfect days? sembrava rovesciare questa narrazione. Ritagliava un microcosmo ?paesano? all?interno della metropoli e vi collocava un personaggio molto zen: con la ricetta della felicit? in mano. Una formula che escludeva ricchezza e successo e prescriveva solo la conservazione dell?essenziale e la capacit? di godere di poche cose: l?orgoglio di aver compiuto bene il proprio lavoro, il piacere di osservare il cielo, gli alberi, di ascoltare della buona musica (e qui Wenders non manca di competenze rockettare), di leggere un libro, di curare la propria persona. Anche se solitario (come la maggior parte dei protagonisti dei libri di Murakami), il protagonista Hirayama sembrava un filosofo che ha raggiunto il proprio equilibrio. In molti, credo, abbiamo pensato che la cultura giapponese, con tutte le sue remote stratificazioni culturali (confucianesimo, buddismo, taoismo, scintoismo), potesse essere d?esempio per noi occidentali. A maggior ragione, se qualcuno ha visto la mostra su Hokusai che gira tra le citt? italiane, ricorda la sua adesione allo stile ukiyo, ?mondo fluttuante?, nato in Giappone durante il periodo Edo (1603-1868): l?arte di godere della bellezza e dei piaceri della vita. Il film ?Ritrovarsi a Tokyo? del regista francese Senez va controcorrente e fa emergere delle contraddizioni che ci aiutano a pensare criticamente. Un uomo francese, Jerome detto Jay (un ottimo Romain Duris), si stabilisce a Tokyo, facendo il cuoco, si sposa con una giapponese, ha una figlia. Poi il matrimonio naufraga e qui interviene la legge: il padre (per giunta straniero) avr? l?obbligo di passare gli alimenti, ma non potr? rivedere assolutamente la sua creatura fino al compimento dei 18 anni. Jerome, quasi impazzito, gira la citt? e tutto il Giappone per ritrovarla, e diventa tanto esperto nella guida (oltre che nella lingua) da diventare un tassista che si muove agevolmente nella metropoli moderna, tra grattacieli e luci sfavillanti di notte. Sembra in relativa armonia con le norme giapponesi, quando il caso lo porta a ritrovare la sua Lily e a uscire bruscamente dalla dimensione zen. Non diciamo di pi? per non spoilerare, ma la severit? della legge giapponese, che va contro principi di genitorialit? e umanit?, porta a riflettere sulla complessit? della cultura giapponese.
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