La trasposizione del seminale romanzo di Simenon ammoderna tempi e modi del femminicidio raccontato riuscendo a perturbare ancora le coscienze borghesi. Con un glaciale ma magnetico Guillaume Canet
di Mario Turco Sentieri Selvaggi
"L'innocenza la perde il cervello, non la perde la mano", diceva Macbeth in un'arguta rivisitazione contemporanea. O, per parodiare bonariamente un altro nume della letteratura, spesso è la "fantasia rivelatrice" a scoccare più esatta di qualunque prova fin lì vanamente raccolta. Per fortuna solo al cinema e, si spera, in nessun stato di diritto. Così quando nel finale di Il caso Belle Steiner, Pierre Constant dopo un'odissea giudiziaria, mediatica ed esistenziale lunga settimane, immagina di stringere il collo di Aurélie durante l'atto sessuale sembra finalmente "confessare" il modo dell'assassinio dell'ancor più giovane Belle Steiner, la figlia dell'amica della moglie strangolata misteriosamente a casa sua qualche settimana prima. [...]
di Mario Turco, articolo completo (3709 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 13 marzo 2025