Crossing Istanbul

Un film di Levan Akin. Con Mzia Arabuli, Lucas Kankava, Deniz Dumanli, Nino Karchava.
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Drammatico, durata 106 min. - Francia, Svezia, Georgia, Turchia, Danimarca 2024. - Lucky Red uscita giovedì 16 ottobre 2025. MYMONETRO Crossing Istanbul * * * - - valutazione media: 3,30 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Fuga e ricerca: lo strano triangolo Valutazione 0 stelle su cinque

di francesca meneghetti


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martedì 2 dicembre 2025

 Una coppia inedita, del tutto priva di richiami sessuali, si mette in viaggio dalla Georgia, e precisamente dalla città di Batumi, sul Mar Nero, per raggiungere Istanbul. La compongono Lia, una pensionata, ex insegnante, altera e coriacea, dal passo marziale (Mzia Arabuli) e un ragazzo orfano, Achi (Lucas Kankava) che sa un po’ di inglese e soprattutto vuole allontanarsi da fratellastro violento. Se lui rappresenta la fuga, lei rappresenta il motivo della ricerca (vuole trovare la nipote Tekla, diventata trans, l’ultima parente che le è rimasta). Fuga e ricerca: i due pilastri classici del road movie. I rapporti tra i due non sono, non possono essere, facili, ma la comune disperazione, specie nel momento in cui giungono nella capitale della Turchia, caotica e labirintica, li avvicina e li rende solidali. In fondo lei cerca una figlia, lui una madre. La ricerca di Teklas non è facile. A Istanbul, tra vicoli in salita, gradini, anfratti ci si perde e si è sopraffatti dai suoni e dai rumori (il traffico, le grida del muezzin, la musica). Non è per altro la Istanbul da cartolina quella del film di Levan Aki: atmosfere invernali, grigie, senza sole, o notturne, ma lontane dalle luci sfavillanti delle moschee del centro. Luci di bordelli o di camere in affitto da quattro soldi. Non è nemmeno la città delle donne con il niqab nero, ma quella dei quartieri trasgressivi. Sembra la “città vecchia” di De Andrè, anche nella conclusione sugli esseri umani che vivono in questo ambiente: “se non sono gigli son pur sempre figli/vittime di questo mondo”. Infatti Lia e Achi, dopo vagabondaggi errabondi, resi più difficili dai problemi di comunicazione (la versione originale ci illumina sulla babele linguistica), trovano Evrim, un’avvocata trans che si batte non solo per i diritti della galassia Lgbtq+, ma anche per la tutela di bambini di strada, che li aiuta nella ricerca, fin dove può arrivare…

La sceneggiatura ha delle smagliature. I fili narrativi ogni tanto si perdono. Ma l’interpretazione dei tre protagonisti è notevole, così come la focalizzazione del tema della solidarietà tra poveri. Non è un film spettacolare e trascinante, ma merita, anche per un certo realismo documentario.

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