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sabato 28 settembre 2024
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quando un critico dice esattamente quello che pensi
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Grazie, Simone Emiliani per averci regalato parole perfette per commentare la storia di Issa. Condivido tutto. Che altro?
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mauro.t
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mercoledì 18 settembre 2024
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ladri di biciclette 2024
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Issa viene dal Senegal e da sei anni sta in Italia. Lavora al mercato di Porta Palazzo a Torino, ma essendo senza documenti, il datore di lavoro lo licenzia per paura dei controlli. L’amico connazionale Mario, che lavora in un ristorante, gli fornisce provvisoriamente il suo cellulare e l’account per permettergli di lavorare come rider. Gli presta anche dei soldi per comprare una bicicletta usata e così Issa inizia il suo nuovo lavoro, ma la sventura è subito dietro l’angolo: durante una consegna gli rubano la bicicletta.
Il riferimento a “Ladri di biciclette” è evidente. Tangshir riprende la storia del film di De Sica, e la ambienta ai giorni nostri.
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Issa viene dal Senegal e da sei anni sta in Italia. Lavora al mercato di Porta Palazzo a Torino, ma essendo senza documenti, il datore di lavoro lo licenzia per paura dei controlli. L’amico connazionale Mario, che lavora in un ristorante, gli fornisce provvisoriamente il suo cellulare e l’account per permettergli di lavorare come rider. Gli presta anche dei soldi per comprare una bicicletta usata e così Issa inizia il suo nuovo lavoro, ma la sventura è subito dietro l’angolo: durante una consegna gli rubano la bicicletta.
Il riferimento a “Ladri di biciclette” è evidente. Tangshir riprende la storia del film di De Sica, e la ambienta ai giorni nostri. Anywhere anytime è il nome della delivery per cui lavora il ragazzo, ma suona anche come commento sulla vicenda: può capitare ovunque e sempre. Gli effetti delle azioni di Issa sono però ben diversi e più tragici di quelli del film di De Sica. De Sica denunciava le condizioni di povertà di una Italia, che tuttavia stava iniziando la ricostruzione post bellica, e nel finale apriva alla speranza. Qui Tangshir mette in primo piano la disperazione degli ultimi in un mondo dove il capitalismo e la globalizzazione hanno creato sacche di povertà estrema dalla quale è difficile uscire. In una città popolosa di un paese ricco il regista mostra il sottobosco di centri di accoglienza, di mense per i poveri, di illegalità. Il giovane, balbuziente e volenteroso Issa ci accompagna col suo sguardo spaesato e la sua fisicità in un mondo di violenza e di assenza di giustizia. Alla perplessità del giovane sul lavorare con un account che non è il suo, Mario risponde: “Un rider nero è solo un rider nero”, a sottolineare l’intercambiabilità dei corpi, la spersonalizzazione, l’invisibilità. Piccoli squarci di luce, come la signora che chiede a Issa di portarle su la spesa, o come la ragazza con la quale il giovane flirta e che porta a fare in giro in bici, ricordano allo spettatore che oltre al disagio c’è altro, che anche per il ragazzo clandestino ci sarebbe la possibilità di una vita “normale” fatta di dignità e persino di felicità, che però gli risultano precluse dalla sua condizione e dallo sviluppo degli eventi. Se in “ladri di biciclette” alla fine c’era il piccolo Bruno a tendere la mano al padre, qui per il giovane Issa non c’è nessuno. Gli rimangono solo i sensi di colpa per ciò che ha lasciato dietro di sé e la disperata volontà di sopravvivere.
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