Un pamphlet transgender che centrifuga archivio, fiction e comunicazione pubblicitaria con l'obiettivo di riscrivere il passato e abbattere gli steccati. VENEZIA80. Settimana della critica.
di Carlo Valeri Sentieri Selvaggi
Superare le classificazioni tradizionali. È decisamente questo l'input poetico e politico dell'opera prima della tedesca Julia Fuhr Mann, filmaker queer-femminista classe 1987. "Un genere separato dall'altro per il volume di fama" viene, infatti, detto all'inizio ponendo le basi per quello che è lo slogan del film: se la Storia è scritta dai vincitori, che ne è di coloro a cui non è stato mai permesso di partecipare alla gara? Questa docu-fiction prova a presentarcene alcuni, anzi il suo espediente "narrativo" è proprio quello di dare voce e immagine a un gruppo di atleti transgender che, impossibilitati a partecipare alle competizioni ufficiali, si riunisce in due degli stadi più importanti nella storia delle Olimpiadi: l'Olimpico di Atene, "costruito esclusivamente per creare eroi maschi", e l'Olympiastadon di Berlino, realizzato dai nazisti per le Olimpiadi del 1936. [...]
di Carlo Valeri, articolo completo (2338 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 1 settembre 2023