Jeanne Du Barry - La Favorita del Re |
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Un film di Maïwenn.
Con Maïwenn, Johnny Depp, Benjamin Lavernhe, Pierre Richard.
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Titolo originale Jeanne du Barry.
Drammatico,
durata 116 min.
- Francia 2023.
- Notorious Pictures
uscita mercoledì 30 agosto 2023.
MYMONETRO
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Maiwenn allo specchio
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Se c'è un mezzo in cui la confusione tra l'immagine di un autore e la sua opera rischia di fagocitare l'opera stessa, quello è il cinema. Non si contano gli attori, i registi e soprattutto gli attori-registi che hanno cavalcato questa sovrapposizione o ne sono stati travolti. Il caso di Maiwenn, notissima in Francia, meno in Italia, è addirittura clamoroso perché la sua identificazione con Madame du Barry è totale, oltre che rivendicata con orgoglio in prima persona. Figlia di un'intellettuale algerina e di un linguista francese, bellezza sghemba e perentoria, un'infanzia difficile poi rievocata nei suoi spettacoli da stand up comedian, ex-modella, ex moglie-bambina di Luc Besson (16 anni lei, 33 lui), regista di altri sei film tra cui il notevole e discusso "Polisse Maiwenn sognava di raccontare la favorita di Luigi XV da quando vide Asia Argento impersonarla in "Marie Antoinette" di Sofia Coppola. Così, dopo un lungo lavoro di scrittura, questa autodidatta che a 12 anni si sentì urlare dalla madre «è una ver gogna che tu non conosca ancora Antonio nil» ha preso il coraggio a due mani e ha fatto il suo film. Tirando a sé in tutti i modi il personaggio. E affidando per colmo di faccia tosta il ruolo del re ormai 60enne e avvilito dalla perdita di Madame Pompadour, all'americanissimo e qui marlonbrandesco Johnny Depp. Basterebbe molto meno per temere la catastrofe. Invece malgrado la voce narrante scolastica che apre e chiude il film, "Jeanne du Barry" seduce, diverte, convince. Maiwenn regista tiene al minimo il registro facile del pop e degli anacronismi alla "Marie Antoinette". ma evita anche ogni accademismo per puntare tutto sullo slancio e sul contagio il divertimento con cui si tuffa nel ruolo. Accostando la corte del re, con i suoi codici e rituali infernali. alle regole non meno folli ma ferree vigenti nel mondo del cinema o della moda. In una sarabanda di trovate che danno un retrogusto gioiosamente femminista alla piccola rivoluzione introdotta a Versailles da questa cortigiana venuta dal nulla ma capace di amare e farsi amare in frangendo tutti i diktat dell'etichetta. Anche se questo significava navigare a vista fra l'odio esibito delle figlie di Luigi XV (esilarante per protervia la fulva India Hair), i favori del potente Richelieu (impagabile Pierre Richard) e i velati consigli dell'occhiuto primo valletto del re, unica figura inventata (portentoso Benjamin Lavernhe). In un trionfo di echi pittorici e gioiose trasgressioni che investono in primis costumi e acconciature. Ma sempre sfuggendo come la peste la tentazione che zavorra tanto cinema in costume oggi. L'ideologia.
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