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Un documentario che restituisce dignit? a un artista troppo spesso frainteso Con ?Benson ? La vita ? il nemico?, Maurizio Scarcella firma un documentario rigoroso e dolorosamente onesto che prova, finalmente, a raccontare Richard Benson al di l? del personaggio grottesco e sopra le righe a cui per anni il pubblico lo aveva confinato. Il risultato ? un ritratto umano, lucido e sorprendentemente sobrio di un artista complesso, visionario e fragile, la cui parabola personale e professionale ? stata segnata da un rapporto costante e conflittuale con il mondo. La narrazione non segue una biografia tradizionale: Scarcella costruisce un percorso emotivo pi? che cronologico, muovendosi tra passato e presente come in un?eco continua. Ne emerge un Benson lontano dalle caricature televisive. Il documentario ne recupera il talento musicale (spesso dimenticato) e la straordinaria capacit? divulgativa, mettendo in luce intelligenza, una sensibilit? irregolare e una solitudine che attraversa l?intera opera come un filo teso. Le testimonianze raccolte sono la parte pi? preziosa del film. Amici, collaboratori e persone che lo hanno conosciuto davvero compongono un mosaico sincero e sfaccettato, in cui convivono generosit? e autodistruzione, lucidit? e scontro, entusiasmo e abissi personali. Nessuno edulcora, nessuno enfatizza: ogni voce aggiunge un tassello a una figura che appare finalmente tridimensionale. Ed ? proprio attraverso queste testimonianze che emerge una delle frasi pi? potenti del documentario, pronunciata da Benson accanto a Massimo Marino, ormai entrambi scomparsi: ?Quando saremo morti, parleranno di noi.? Una frase che, alla luce del film, diventa una profezia amara e straordinariamente accurata. Non ? un vezzo, n? un gesto di vanit?: ? il riconoscimento che la loro diversit?, spesso minimizzata in vita, avrebbe trovato uno spazio pi? giusto solo dopo la loro scomparsa, come d'altra parte spesso succede. Il documentario non solo d? ragione a quelle parole, ma le trasforma in un monito su come viene trattata l?irregolarit? nel mondo dello spettacolo e nella societ?. Fondamentale il lavoro sulla musica, che non funge da semplice colonna sonora ma diventa linguaggio emotivo. Le scelte sonore seguono il ritmo interiore della storia: a volte taglienti, a volte spezzate, a volte ridotte a un silenzio improvviso che schiaccia. ? in quei passaggi che il film arriva pi? vicino all?essenza dell?artista. La regia di Scarcella ? asciutta, composta, priva di compiacimento. L?autore osserva Benson con un rispetto che colpisce, evitando qualsiasi deriva sensazionalistica. La sofferenza, quando appare, non ? mai spettacolarizzata. L?eccesso non ? replicato, ma compreso. La fragilit? non ? esibita, ma custodita. ?Benson, la vita ? il nemico? non ? un?operazione nostalgica n? un tentativo di riabilitazione postuma. ? un film che parla di incomprensione, di marginalit?, di resistenza. Un?indagine sul modo in cui la societ? metabolizza (o rifiuta) gli artisti che non rientrano nelle categorie codificate. E soprattutto ? un atto dovuto: la restituzione di una dignit? narrativa a un uomo la cui complessit? era stata troppo spesso banalizzata. Si esce dalla visione con un nodo alla gola: non di tristezza, ma di consapevolezza. Il documentario non chiede di ?amare? Benson, ma di guardarlo davvero. E in un Paese che ha spesso trasformato la fragilit? degli artisti in intrattenimento, ? gi? una rivoluzione.
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