signorbagheri
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sabato 19 luglio 2025
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dalla padella nella brace
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Drammatico film realista ucraino di un esordiente Dmytro Sukholytkyy Sobchuk sulla sconsolante e deprimente vita di confine con la Romania di un piccolo villaggio di contadini che arrotondano con il contrabbando per tirare a campare. Alcune scene richiamano alla mente la vita miserrima dei nostri connazionali nel dopoguerra soprattutto al sud ed il nostro cinema neorealista e nulla sembra cambiato tranne il colore al posto del bianco e nero. Campagne e boschi e povere case dove regnano fame e ignoranza in un quadro di desolante disperazione dove la condizione umana somiglia a quella delle bestie, il prete amico del potente locale e quando mai no, la corruzione diffusa nelle istituzioni.
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Drammatico film realista ucraino di un esordiente Dmytro Sukholytkyy Sobchuk sulla sconsolante e deprimente vita di confine con la Romania di un piccolo villaggio di contadini che arrotondano con il contrabbando per tirare a campare. Alcune scene richiamano alla mente la vita miserrima dei nostri connazionali nel dopoguerra soprattutto al sud ed il nostro cinema neorealista e nulla sembra cambiato tranne il colore al posto del bianco e nero. Campagne e boschi e povere case dove regnano fame e ignoranza in un quadro di desolante disperazione dove la condizione umana somiglia a quella delle bestie, il prete amico del potente locale e quando mai no, la corruzione diffusa nelle istituzioni. Resta la domanda se queste terre e popolazioni ancora per loro fortuna legate a tradizioni tribali pagane e lo dimostra il rito con le maschere siano pronte per entrare in un Europa cinica, ricca, tecnologicamente avanzata, armata fino ai denti e corrotta fino al midollo, per farsi schiacciare e maciullare nel tritacarne della imperante omologante tecnocrazia consumistica.
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aaron
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domenica 20 agosto 2023
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siano i figli migliori dei padri
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Nei poemi omerici la paternità è un valore fondante. Il personaggio che, forse più di ogni altro, incarna questo tema è l'eroe troiano Ettore. Una delle scene iconiche dell'Iliade racconta il congedo di Ettore dalla moglie Andromaca e dal figlioletto Astianatte. Ettore, come se presagisse la tragedia che lo attende, corre a casa per abbracciare un'ultima volta moglie e figlio, ma non li trova. Disperato, Ettore, li cerca ovunque. Quando finalmente li fa ritrovare alle porte della città, Omero descrive la straziante immagine di un padre e di un marito che deve abbandonare per sempre la sua famiglia. Astianatte è spaventato dall'armatura del padre e scoppia a piangere.
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Nei poemi omerici la paternità è un valore fondante. Il personaggio che, forse più di ogni altro, incarna questo tema è l'eroe troiano Ettore. Una delle scene iconiche dell'Iliade racconta il congedo di Ettore dalla moglie Andromaca e dal figlioletto Astianatte. Ettore, come se presagisse la tragedia che lo attende, corre a casa per abbracciare un'ultima volta moglie e figlio, ma non li trova. Disperato, Ettore, li cerca ovunque. Quando finalmente li fa ritrovare alle porte della città, Omero descrive la straziante immagine di un padre e di un marito che deve abbandonare per sempre la sua famiglia. Astianatte è spaventato dall'armatura del padre e scoppia a piangere. Allora Ettore si sfila l'elmo e lo poggia a terra. Libero dalla corazza può avvicinarsi al figlio, lo prende in braccio e rivolge una preghiera agli dei: "Rendete forte questo figlio e fate sì che, quando un giorno tornerà dal campo di battaglia, qualcuno dica: è molto più forte di suo padre".
Leonid, soprannominato Pamfir, non è tanto distante da Ettore. È una figura vigorosa e tragica, un eroe universale e dunque riconoscibile. C'è una scena, in particolare, in cui Pamfir si congeda dal figlio. Non si rivolge a Dio o a qualche altra entità suprema, ma il messaggio (l'insegnamento) è il medesimo ed è rivoluzionario: non può esistere il progresso se i figli non sanno essere migliori dei padri.
L'idea registica di utilizzare il linguaggio del piano sequenza e il sapiente lvoro sulle luci rendono ogni scena del film un quadro. A ben vedere ogni scena di "Pamfir" sembra provenire da un ciclo pittorico, di quelli che si trovano sui muri delle chiese e che raccontano le vite dei santi. Solo che Pamfir non è un santo. È solo un uomo, un marito e un padre.
"Pamfir" è un film potente e rigoroso. Andrebbe visto in lingua originale con i sottotitoli poiché il doppiaggio lo snatura.
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