luca scialo
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venerdì 31 dicembre 2021
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tre fratelli che hanno fatto del dolore la propria forza
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L'Oro di Napoli, di recente, viene spesso raffigurato in tutto il suo splendore da Cinema, Serie televisive o documentari, in antitesi ad una descrizione troppo spesso stereotipata, tra drammi, cronaca e piglio grottesco. Del resto, la città fondata dalla dea Partenope è uno scrigno senza fondo da cui attingere. Anche se a molti converrebbe che restasse sempre chiuso, perché il luccichio di Napoli dà fastidio a quanti vorrebbero che venisse solo il dark side of Vesuvio. Si iscrive a questo fortunato filone Sergio Rubini, attore di talento, che spesso dietro la macchina da presa aveva già dato prova di un'ottima vena registica. Rubini ci presenta la storia dei fratelli De Filippo: Eduardo, Titina e Peppino.
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L'Oro di Napoli, di recente, viene spesso raffigurato in tutto il suo splendore da Cinema, Serie televisive o documentari, in antitesi ad una descrizione troppo spesso stereotipata, tra drammi, cronaca e piglio grottesco. Del resto, la città fondata dalla dea Partenope è uno scrigno senza fondo da cui attingere. Anche se a molti converrebbe che restasse sempre chiuso, perché il luccichio di Napoli dà fastidio a quanti vorrebbero che venisse solo il dark side of Vesuvio. Si iscrive a questo fortunato filone Sergio Rubini, attore di talento, che spesso dietro la macchina da presa aveva già dato prova di un'ottima vena registica. Rubini ci presenta la storia dei fratelli De Filippo: Eduardo, Titina e Peppino. Figli di un rapporto coniugale con Luisa di Eduardo Scarpetta, attore e drammaturgo napoletano morto nel 1925. Eduardo tiene quei figli nascosti, facendosi chiamare zio. Trattandoli in modo impari rispetto ai figli legittimi, tra cui figura Vincenzo, che, come il padre, è un attore teatrale. Il cui destino sarà però segnato dall'ombra ingombrante del padre e dall'ascesa di Eduardo, che non avrà ereditato il cognome dell'omonimo padre, ma, oltre al nome, ne ha preso il talento. E con lui, anche Peppino e Titina, i quali, tra mille difficoltà, riescono a farsi strada nel mondo del teatro. Sebbene le incomprensioni di Eduardo e Peppino porteranno il trio a sciogliersi, con Peppino che si affermerà nel Cinema, soprattutto in film con Totò. Mentre Titina negli anni '50 sarà costretta a ritirarsi dalle scene per problemi di cuore. La pellicola li descrive in modo sublime, senza scadere nel sentimentalismo più banale o nel succitato bislacco modo di rappresentare le vicende napoletane. Ironia e dramma sono pesati nel modo giusto, così come straordinaria è l'interpretazione dei tre attori protagonisti: Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel. Resi simili ai personaggi reali dal trucco, certo, ma indubbiamente forniti da un naturale talento. Il lungometraggio è anche un omaggio a Peppino, passato alla storia come semplice "spalla" di Totò al cinema e come talento inferiore al fratello Eduardo a teatro. Ma riscatta anche il nome di Luisa De Filippo, che Eduardo trascurerà anche in sede di testamento. Ma la storia la ricorderà per aver cresciuto tre persone fiere di avere il cognome che portano, vogliose di riscatto nella vita. Nel film, viene interpretata da una intensa Susy Del Giudice Il cast è comunque in generale stellare. Una gradevole miscellanea degli artisti napoletani: si va da Giancarlo Giannini a Marisa Laurito, passando per Vincenzo Salemme e Maurizio Casagrande. Ma soprattutto, un sorprendente Biagio Izzo, visto quasi interamente nella sua carriera nel ruolo di macchiettista.
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carloalberto
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venerdì 31 dicembre 2021
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o'' presepe ce piace
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Appassionata e appassionante rievocazione della nascita del teatro di Eduardo. Rigorosa, quasi documentaristica, ricostruzione degli inizi artistici dei tre fratelli, con un racconto che idealmente si riallaccia al plot di Qui rido io di Martone.
Lo stile di Rubini è volutamente televisivo. La forma della fiction Rai, peraltro, appare la più adatta per una narrazione lineare della vita dei De Filippo, per mettere in luce i caratteri dei personaggi, per descriverne la complessità dei rapporti in una famiglia allargata, in cui è difficile distinguere parentele ed affinità, come quella di Eduardo Scarpetta.
Il cast è indovinato a cominciare dai bambini, che è raro che recitino in modo così spontaneo e naturale che sembra quasi che non stiano recitando.
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Appassionata e appassionante rievocazione della nascita del teatro di Eduardo. Rigorosa, quasi documentaristica, ricostruzione degli inizi artistici dei tre fratelli, con un racconto che idealmente si riallaccia al plot di Qui rido io di Martone.
Lo stile di Rubini è volutamente televisivo. La forma della fiction Rai, peraltro, appare la più adatta per una narrazione lineare della vita dei De Filippo, per mettere in luce i caratteri dei personaggi, per descriverne la complessità dei rapporti in una famiglia allargata, in cui è difficile distinguere parentele ed affinità, come quella di Eduardo Scarpetta.
Il cast è indovinato a cominciare dai bambini, che è raro che recitino in modo così spontaneo e naturale che sembra quasi che non stiano recitando. Autore, Pinelli e Ravel, tre giovani attori sconosciuti al grande pubblico, sono assolutamente convincenti nell’interpretare, senza tentare mai l’imitazione o lo scimmiottamento, Eduardo, Peppino e Titina. Biagio Izzo, nel film Vincenzo Scarpetta, si conferma, dopo la prova in Achille Tarallo, artista a tutto tondo, capace di ricoprire ruoli drammatici oltre che comici. Giannini forse carica un po’ troppo il suo personaggio, ma dopo la recente interpretazione di Eduardo Scarpetta da parte di Servillo sarebbe stato difficile per tutti, anche per un grande attore come Giannini, riproporre lo stesso personaggio in modo migliore. Salemme e Casagrande, un duo irresistibile del teatro comico napoletano, si sono sacrificati in piccole parti seriose per rendere omaggio al loro maestro, come la Laurito, che debuttò con Eduardo, che è quasi irriconoscibile, come deve essere una vera attrice, nella parte della moglie di Scarpetta.
Tutti compunti e rispettosi, come lo erano al cospetto del Direttore, il cui spirito sembra essersi incarnato, dietro le quinte, in Sergio Rubini, che ha collocato i suoi personaggi sulla scena come Lucariello i pastori sul presepe.
Rubini o’ Presepe ce piace!
Speriamo in un seguito, perché la storia dei De Filippo continua e sarebbe giusto raccontarla dal ’31 fino ai giorni nostri, fino agli ultimi discendenti di quella grande famiglia allargata del teatro napoletano, ossia Mario Scarpetta, Luigi e Luca De Filippo.
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frankmoovie
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mercoledì 15 dicembre 2021
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il cinema nel teatro, il teatro nel cinema ...
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Quando il cinema si intreccia col teatro e con la musica, ti regala emozioni vere e indimenticabili. Il film “I Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini esce poco dopo un altro film dedicato alle Famiglie Scarpetta e De FIlippo cioè “Qui rido io” di Mario Martone e per lo spettatore è impossibile non fare confronti. Il film di Martone ci era piaciuto tantissimo per la sua teatralità e sottile ironia impostata sul personaggio complicatissimo Eduardo Scarpetta, grande attore e patriarca assoluto, mentre il film di Rubini, ricalcando la storia intricata sentimentalmente dello stesso personaggio, è incentrata sulla storia sofferta dei De Filippo, i figli mai riconosciuti e discriminati rispetto ai figli dal cognome Scarpetta.
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Quando il cinema si intreccia col teatro e con la musica, ti regala emozioni vere e indimenticabili. Il film “I Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini esce poco dopo un altro film dedicato alle Famiglie Scarpetta e De FIlippo cioè “Qui rido io” di Mario Martone e per lo spettatore è impossibile non fare confronti. Il film di Martone ci era piaciuto tantissimo per la sua teatralità e sottile ironia impostata sul personaggio complicatissimo Eduardo Scarpetta, grande attore e patriarca assoluto, mentre il film di Rubini, ricalcando la storia intricata sentimentalmente dello stesso personaggio, è incentrata sulla storia sofferta dei De Filippo, i figli mai riconosciuti e discriminati rispetto ai figli dal cognome Scarpetta. Rubini è riuscito a creare un racconto pulito, delicato, sentimentale pur basato su rapporti difficili tra genitori e figli, tra fratellastri, tra fratelli, rendendo reali e riconoscibili certi momenti di illusioni e di sofferenze che tantissime persone vivono anche attualmente giorno dopo giorno nelle famiglie allargate … che, però, nel caso dei De Filippo non ebbe mai momenti semiufficiali. Rubini ha scelto pezzi di teatro e dialoghi che tengono viva l’attenzione, fa nascere curiosità verso l’arte del teatro in chi ne frequenta pochi oppure suscita ricordi ed emozioni per chi ha provato a calcare il palcoscenico, facendo vivere momenti caotici del dietro le quinte, fa capire cosa vuol dire la passione nel presentare a sipario aperto i problemi della gente comune, di una città difficile come Napoli, essa stessa un teatro vivente continuo nelle sue strade, nei suoi mercati … Scegliendo attori bravissimi, non noti al grande pubblico o esordienti accanto ad attori di grandi esperienze, il regista ha fatto centro e non sarà facile dimenticare le interpretazioni di Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, degli attori-bambini, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito, Vincenzo Salemme, Susy Del Giudice, Marianna Fontana, Marisa Laurito, Maurizio Casagrande, Maurizio Micheli e tutti gli altri, senza dimenticare Biagio Izzo che siamo abituati a vedere come comico e in film da cassetta e cinepanettoni ma qui mette in evidenza un’ esperienza di gavette teatrali, che gli hanno reso possibile questo ruolo importante e anche drammatico: bravo. Buona la fotografia e stupenda la colonna sonora di Nicola Piovani che si plasma sul corpo della storia attimo per attimo. Un film da vedere e da ricordare e questo parere non è legato all’essere napoletano o all’aver provato l’amore per il teatro o aver assistito dal vivo a spettacoli dei De FIlippo: Rubini ha sorpreso per solidità dell’impianto della pellicola, dei momenti rappresentati, scelti tra quelli lunghi anni e anni delle storia dei De Filippo, della sua esperienza che qui si esplicita stupendamente. Aspettiamo grandi riconoscimenti perché dalla sala si esce veramente soddisfatti e dimentichi di ciò che la vita riserva fuori.
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martedì 14 dicembre 2021
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similitudini
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Vincenzo Scarpetta è interpretato da Biagio Izzo...per quanto riguarda l'inevitabile paragone con Qui rido io, ci sono molte simitudini e mi sembra anche naturale dal momento che entrambi raccontano la stessa storia (per tutto il primo tempo) ma attenzione partendo da due punti di vista diversi...raccontati da due generazioni diverse che approcciano ad un teatro che esigeva un cambiamento naturale ed obbligato ,frutto dell'ascesa del nuovo e sempre più esigente ceto sociale borghese. Voglio leggere in entrambi i casi un omaggio a due grandi personalità del teatro italiano contemporaneo.
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