Fabio Fulfaro
Sentieri Selvaggi
All'inizio era una voce. Forte, dal timbro basso, da canto lirico. Poteva modularsi doppiando Oliver Hardy o inventare alla radio personaggi memorabili come il Signor Dice, il Conte Claro e Mario Pio. Poi la voce divenne musica e la recitazione si accordava al tempo passando dal comico al grottesco, con qualche sfumatura tragica. All'inizio Alberto Sordi non fu capito, e il suo nome sulla locandina veniva quasi nascosto perché associato a uno scarso riscontro di pubblico: ma dopo I vitelloni (1953) di Fellini e Un Americano a Roma (1954) di Steno la carriera divenne memorabile e si prolungò con successo fino alla prima metà degli anni 80. [...]
di Fabio Fulfaro, articolo completo (3863 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 24 ottobre 2020