juliette
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venerdì 16 agosto 2019
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la forza di dafne
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E' tutto li, in quel dono finale:
la straordinaria belleza di una anima e del suo sguardo sul mondo.
Il riconoscere le cose per come stanno.
Il frigo che e' mezzo vuoto, la morte che si porta vía gli sguardi, ma non il profumo.
La Vita che e' dura ed e' bellísima.
La dolcezza del tango, un padre vecchio che
si fa quasi trascinare al fondo dalla morte
inattesa della moglie.
E Dafne invece reagisce e prima piange, ma poi di nuovo sorride e porta il padre
in spalla su per le colline a camminare per ritrovare
se stesso.
Si troveranno piu' forti, piu' umani,
bellissimi.
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E' tutto li, in quel dono finale:
la straordinaria belleza di una anima e del suo sguardo sul mondo.
Il riconoscere le cose per come stanno.
Il frigo che e' mezzo vuoto, la morte che si porta vía gli sguardi, ma non il profumo.
La Vita che e' dura ed e' bellísima.
La dolcezza del tango, un padre vecchio che
si fa quasi trascinare al fondo dalla morte
inattesa della moglie.
E Dafne invece reagisce e prima piange, ma poi di nuovo sorride e porta il padre
in spalla su per le colline a camminare per ritrovare
se stesso.
Si troveranno piu' forti, piu' umani,
bellissimi.
Dafne insegna a vivere con la sua auténticita'.
Dialoghi potenti, un film splendido.
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francesco
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mercoledì 8 maggio 2019
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ha colpito nel segno
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Veramente interessante il suo brevissimo commento-recensione. Condivido, da padre di Fabio e da lui stesso, dalla prima all'ultima frase specialmente come ebbi a commentare pubblicamernte in occasione della prima assoluta alla presenza del cast del film col regista Bondidi di aver colto nel segno laddove nel film mette in risalto la passione, la precisione, l'amore e la generosità che queste persone con S. di Down esprimono nel lavoro e l'armonia che suscitano nel loro ambiente. Cosa che fino a qualche decennio addietro valorosi specialisti negavano. Pensiamo al famoso guru dell'eugenetica Peter Singer ancora dieci anni fa in un'intervista pubblica affermava che ".
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Veramente interessante il suo brevissimo commento-recensione. Condivido, da padre di Fabio e da lui stesso, dalla prima all'ultima frase specialmente come ebbi a commentare pubblicamernte in occasione della prima assoluta alla presenza del cast del film col regista Bondidi di aver colto nel segno laddove nel film mette in risalto la passione, la precisione, l'amore e la generosità che queste persone con S. di Down esprimono nel lavoro e l'armonia che suscitano nel loro ambiente. Cosa che fino a qualche decennio addietro valorosi specialisti negavano. Pensiamo al famoso guru dell'eugenetica Peter Singer ancora dieci anni fa in un'intervista pubblica affermava che "... se si vuole un altro figlio, è giusto eliminare quello Down"! ( Il Foglio 11.marzo 2008). Lo stesso Peter Singer fin dal 1994 sostiene che un Down "non sarà mai in grado di suonare la chitarra, essere un atleta stimato, sviluppare un apprezzamento della fantascienza, e tanto altro..." ( riferito da Welsey Smith, in "Rathing Life and Death" del 1994).
Grazie Daniela Montanari
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daniela montanari
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domenica 7 aprile 2019
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dafne, la ragazza che "crea dal nulla"
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Carolina Raspanti rappresenta ciò che noi abbiamo barattato. E che invece Dafne (il suo personaggio, sullo schermo), mantiene inalterato. Dafne è una ragazza di trent'anni, che esprime i propri dolori, i propri disagi, la vulnerabilità, ma anche l'amore incondizionato verso la vita. Quel suo stupirsi nell'essere presente ad ogni impegno che prende, ad ogni attimo che vive. Noi abbiamo giocato tutto questo ai dadi. A noi importa sembrare, apparire, dimostrare, mostrarci mentre (sembra che) ci stiamo occupando dei più deboli. Le associazioni no -profit sorgono come funghi eppure non sappiamo nulla di cosa ha bisogno, chi ha bisogno.
Sì, va detto anche che Dafne è affetta da sindrome di Down, ma non è qui, sul grande schermo, per questo.
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Carolina Raspanti rappresenta ciò che noi abbiamo barattato. E che invece Dafne (il suo personaggio, sullo schermo), mantiene inalterato. Dafne è una ragazza di trent'anni, che esprime i propri dolori, i propri disagi, la vulnerabilità, ma anche l'amore incondizionato verso la vita. Quel suo stupirsi nell'essere presente ad ogni impegno che prende, ad ogni attimo che vive. Noi abbiamo giocato tutto questo ai dadi. A noi importa sembrare, apparire, dimostrare, mostrarci mentre (sembra che) ci stiamo occupando dei più deboli. Le associazioni no -profit sorgono come funghi eppure non sappiamo nulla di cosa ha bisogno, chi ha bisogno.
Sì, va detto anche che Dafne è affetta da sindrome di Down, ma non è qui, sul grande schermo, per questo. Non chiede pietà, nemmeno attenzione. Niente moralismi, niente richieste di una percentuale sui redditi. Assieme a Federico Bondi, regista, e a pochissimi altri attori, "Dafne" si consegna ad ognuno di noi per conoscere il nostro modo di guardare il film: sapevamo già tutto di chi chiamiamo disabile per togliercelo dalla vista? Siamo in grado di comprendere che, tante belle parole, ma siamo in fondo la somma di ciò che escludiamo? "Dafne" dichiara di volere la sua privacy, di voler andare a vivere da sola, di saper badare a se stessa. Chi siamo noi, tutti, per stabilire che invece no, non è possibile, che anche se ha 30 anni, resta sempre una persona che ha bisogno di aiuto?
Tante domande, ma anche qualche risposta si insinua mentre la pellicola si srotola e la storia si dipana. Si impara a voler bene a questa Dafne, si vuole incontrarla davvero, come per avere una testimonianza che allora, esiste. E' vera. Non è solo un film.
Ecco, no, Dafne è un film, ma è anche tanto altro. Dafne ama il proprio lavoro, è commessa in un supermercato. Lei, ad esempio, ama creare dal nulla. "E cioè, cosa faresti?".
E sorridendo, col cuore immenso, risponde "A volte stampo le etichette"
Il film è finito, ma io continuo a pensare che Dafne è fortunata: sa trovare la bellezza ovunque.
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ric enor
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domenica 24 marzo 2019
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la dimensione ludica dell'agire
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Io e mia moglie abbiamo visto Dafne martedì 19.3 a Firenze Vi consiglio il taglio che grazie anche alle riflessioni del regista che era in sala a Firenze abbiamo approfondito, ossia la differenza di percezione del tempo. In questo viaggio con il suo papà, viaggio che è fuori dal tempo e dallo spazio intriso di una dimensione ludica. Tipica delle dinamiche comportamentali dei nostri ragazxi/e. Un episodio tra vari: all'inizio quando togliendo i ganci del filo per stendere i panni Dafne giocherella con i fili. In quel passaggio secondo me c'è stato un taglio di post produzione e l'ho anche detto al regista perché sono certo che Dafne che come ci ha detto il regista è stata lasciata molto libera nelle sue interpretazioni si sarà in trattenuta a giocare con quei figli molto di più di quanto non si veda nel film E in questo ho colto uno degli insegnamenti di questi nostri ragazzi che è proprio quello di soffermarsi su alcuni piccoli particolari che noi spesso perdiamo.
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Io e mia moglie abbiamo visto Dafne martedì 19.3 a Firenze Vi consiglio il taglio che grazie anche alle riflessioni del regista che era in sala a Firenze abbiamo approfondito, ossia la differenza di percezione del tempo. In questo viaggio con il suo papà, viaggio che è fuori dal tempo e dallo spazio intriso di una dimensione ludica. Tipica delle dinamiche comportamentali dei nostri ragazxi/e. Un episodio tra vari: all'inizio quando togliendo i ganci del filo per stendere i panni Dafne giocherella con i fili. In quel passaggio secondo me c'è stato un taglio di post produzione e l'ho anche detto al regista perché sono certo che Dafne che come ci ha detto il regista è stata lasciata molto libera nelle sue interpretazioni si sarà in trattenuta a giocare con quei figli molto di più di quanto non si veda nel film E in questo ho colto uno degli insegnamenti di questi nostri ragazzi che è proprio quello di soffermarsi su alcuni piccoli particolari che noi spesso perdiamo. Perchè spesso anche in piccole attività vale la pena ricordare che quasi quasi più importante del punto di arrivo è il viaggio. Buona visione Enrico
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