vepra81
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martedì 16 marzo 2021
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road movie
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Un nuovo film sulle diversità razziali dove il protagonista da nemico alla fine diventa amico. Tutto bene, tutto bello ma tutto irreale davvero. Una trama assurda e senza un vero senso. Si poteva fare meglio evitando alcuni passaggi. Sottotitoli bianchi su sfondo chiaro non si leggono.
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lunedì 22 aprile 2019
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contromano
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Banale, scontato, retorico. Un film sui migranti, sull’accettazione del nuovo e del diverso, sul pregiudizio che Albanese tenta di affrontare con la delicatezza che lo contraddistingue, scadendo in una superficialità che rende la trama davvero noiosa e con un finale decisamente poco credibile. Peccato!
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felicity
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giovedì 7 febbraio 2019
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malinconico dolceamaro, ma non lascia il segno
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Inizialmente una malinconia dolceamara pervade il film e impedisce di trovare la strada dell’ironia vera, gli leva potenza invece che accrescerne la forza e ne smussa gli angoli.
Da metà poi il film diventa un’altra cosa, i presupposti iniziali scompaiono, il razzista non è più tale e il miracolo finale è dietro l’angolo, una volta arrivati in Africa.
In Senegal tutto è stupendo senza vere motivazioni. La serenità conquistata non è spiegata, è imposta per diritto.
Se l’iniziale ostilità del protagonista nei confronti dell’immigrazione poteva rappresentare lo specchio dei pregiudizi quotidiani dell’italiano medio, Contromano poi imbocca una strada sbagliata.
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Inizialmente una malinconia dolceamara pervade il film e impedisce di trovare la strada dell’ironia vera, gli leva potenza invece che accrescerne la forza e ne smussa gli angoli.
Da metà poi il film diventa un’altra cosa, i presupposti iniziali scompaiono, il razzista non è più tale e il miracolo finale è dietro l’angolo, una volta arrivati in Africa.
In Senegal tutto è stupendo senza vere motivazioni. La serenità conquistata non è spiegata, è imposta per diritto.
Se l’iniziale ostilità del protagonista nei confronti dell’immigrazione poteva rappresentare lo specchio dei pregiudizi quotidiani dell’italiano medio, Contromano poi imbocca una strada sbagliata.
Il cinema di Albanese regista rischia così di offuscare anche Albanese attore. Contromano, al momento ne è la dimostrazione.
Non graffia mai, non incide e non lascia il segno.
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rob8
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giovedì 2 agosto 2018
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un film umanista
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Antonio Albanese adotta il collaudato schema del road movie, ma lo reinventa con grande originalità adattandolo ad una storia che da Milano, passando per le spiagge tirreniche, arriva via mare alle sabbie del Senegal. In una surreale e personale missione di rimpatrio contromano, che il protagonista (lo stesso Albanese) intraprende per riportare due immigrati clandestini a casa (dove in realtà essi sperano di ricongiungersi ai loro cari per celebrare il proprio matrimonio). Naturalmente, l’esperienza comune porterà l’uomo a rivedere profondamente le sue convinzioni.
Con grande misura Albanese dosa gli snodi narrativi, i toni espressivi, la consistenza dei personaggi: conferendo al film una pregevole cifra, che potremmo definire umanistica.
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Antonio Albanese adotta il collaudato schema del road movie, ma lo reinventa con grande originalità adattandolo ad una storia che da Milano, passando per le spiagge tirreniche, arriva via mare alle sabbie del Senegal. In una surreale e personale missione di rimpatrio contromano, che il protagonista (lo stesso Albanese) intraprende per riportare due immigrati clandestini a casa (dove in realtà essi sperano di ricongiungersi ai loro cari per celebrare il proprio matrimonio). Naturalmente, l’esperienza comune porterà l’uomo a rivedere profondamente le sue convinzioni.
Con grande misura Albanese dosa gli snodi narrativi, i toni espressivi, la consistenza dei personaggi: conferendo al film una pregevole cifra, che potremmo definire umanistica. Il messaggio che ne scaturisce è consapevolmente utopico, nell’anelito alla pacifica coesistenza e al produttivo scambio culturale tra diversi e forse l’epilogo appare al riguardo eccessivamente idilliaco; tuttavia, si esce dalla sala soddisfatti e, una volta tanto, con un senso di serena positività.
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ralphscott
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sabato 23 giugno 2018
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happy end con ortaggi
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Nelle sale poco dopo il ben più spassoso "Come un gatto in tangenziale",questa favola raccontata con garbo,in stile Albanese,vede una messa in scena un po' a strappi,incerta e discontinua. No difetta di originalità,nonostante il finale accomodante. Il meglio dell'opera trovo stia nei momenti di cattiveria,dove l'esasperato protagonista sbraca e,in seguito,i due immigrati tramano sino a truffarlo. Ho trovato la recitazione di Alex Fondja,nella mimica e nella postura,eccessiva e a tratti irritante. Per contro,deliziosa Aude Lagastelois.
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marta
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sabato 28 aprile 2018
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scontato
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Una occasione sprecata per il bravissimo Albanese. Film scontato, pieno di luoghi comuni.
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emanuele1968
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mercoledì 25 aprile 2018
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divertente
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Domenica sera, sala discretamente piena, un clima caldissimo tipico dei primi di luglio.
Penso che sia un buon film, ricco di riflessioni, il primo tempo pulito e divertente, il secondo tempo rivela una commedia tipica italiana dal sapore agrodolde, come si suol dire << l'altra faccia della medaglia >>
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ralphscott
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martedì 24 aprile 2018
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indigeni e migranti,comunque umani
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Tre stelle al tentativo di raccontare qualcosa di nuovo,anche se il racconto si prende qualche pausa e la sceneggiatura non è sempre puntuale. E' interessante l'idea di sparigliare i luoghi comuni: i migranti non più vittime,ma opportunisti sfruttatori. In realtà non ci sono buoni e cattivi,ma c'è l'essere umano con debolezze e paure trasversali alle latitudini. Altra grande prova di Albanese. Happy end consolatorio.
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domenica 8 aprile 2018
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peggior film di sempre
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Il peggior film mai visto
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udiego
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sabato 7 aprile 2018
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a tutta dritta
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Antonio Albanese, al suo quarto lavoro che lo vede impegnato anche dietro alla macchina da presa oltre che come attore, porta sul grande schermo un’opera che si discosta dai suoi precedenti lavori. In questo caso la comicità non è l’elemento preponderante del film, anzi, il regista lombardo di origini siciliane, struttura la vicenda volendoci raccontare temi profondi e delicati in modo del tutto surreale. La comicità ovviamente non manca, ma Contromano ha più un sapore agrodolce e vuole approfondire non solo le tematiche sociali che entrano in gioco in questa vicenda, ma anche gli aspetti personali dei suoi protagonisti.
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Antonio Albanese, al suo quarto lavoro che lo vede impegnato anche dietro alla macchina da presa oltre che come attore, porta sul grande schermo un’opera che si discosta dai suoi precedenti lavori. In questo caso la comicità non è l’elemento preponderante del film, anzi, il regista lombardo di origini siciliane, struttura la vicenda volendoci raccontare temi profondi e delicati in modo del tutto surreale. La comicità ovviamente non manca, ma Contromano ha più un sapore agrodolce e vuole approfondire non solo le tematiche sociali che entrano in gioco in questa vicenda, ma anche gli aspetti personali dei suoi protagonisti.
Mario non è una persona cattiva o razzista, è solo un uomo incapace di accettare il cambiamento, per via della sua “ignoranza”, ma, dopo aver intrapreso questo viaggio non solo metaforico, acquisirà maggior consapevolezza di sè se è degli altri, riuscendo finalmente ad affrontare la diversità. E nemmeno Oba, vittima del piano malefico di Mario, è privo di difetti: i due, nel corso della storia, troveranno più punti in comune di quelli che potessero immaginare.
La sceneggiatura presenta pregi e difetti e se da una parte ha il merito di mantenere quell’aria di freschezza per tutto il film, dall’altra tende ad essere costruita in modo un po’ troppo semplice con delle punte di retorica a volte eccessive, soprattutto nelle battute finali. Albanese persegue l’obiettivo di costruire un film che possa fare arrivare a tutti queste tematiche in realtà particolarmente complesse. In parte ci riesce ed in parte meno, ma ha sicuramente il merito di strappare un sorriso agli spettatori in sala.
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