Con un susseguirsi di vari racconti che illustrano aspetti umani e sociali di uomini e donne dell'Iran di oggi, la regista costruisce una struttura narrativa a richiamo (personaggi del racconto precedente compaiono nel successivo) che, lungi dall'essere originale, ricorda anzi da vicino uno dei piu' famosi film iraniani conosciuti in Occidente: "Il cerchio" di Jafar Panahi, che vinse il Leone d'oro alla 57. Mostra del cinema di Venezia. Alla fresca prova recitativa degli attori, che conferiscono spessore ai personaggi del film, non si accompagna una pari qualità cinematografica della narrazione, tutta risolta nella prolissità dei dialoghi, serviti da un canonico campo-controcampo, ma priva di un'adeguato ripensamento figurativo della scrittura.
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Con un susseguirsi di vari racconti che illustrano aspetti umani e sociali di uomini e donne dell'Iran di oggi, la regista costruisce una struttura narrativa a richiamo (personaggi del racconto precedente compaiono nel successivo) che, lungi dall'essere originale, ricorda anzi da vicino uno dei piu' famosi film iraniani conosciuti in Occidente: "Il cerchio" di Jafar Panahi, che vinse il Leone d'oro alla 57. Mostra del cinema di Venezia. Alla fresca prova recitativa degli attori, che conferiscono spessore ai personaggi del film, non si accompagna una pari qualità cinematografica della narrazione, tutta risolta nella prolissità dei dialoghi, serviti da un canonico campo-controcampo, ma priva di un'adeguato ripensamento figurativo della scrittura.
Storia che avrebbe reso molto di più su un palcoscenico teatrale, ma che al cinema non brilla e sa di già visto. E non è sufficiente affrontare tematiche che in quel paese sono soggette a censura per ricevere il plauso di un'opera riuscita.
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