maurizio meres
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sabato 3 gennaio 2015
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la realtà del grottesco
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Tutto quello che siamo nel profondo dell'essere umano ,questo film evidenzia nelle varie situazioni quello che nasconde la mente umana un meccanismo perfetto finché il controllo riesce a nascondere lussuria,avidità ,vendetta ,cattiveria ,invidia e potere, facendo diventare l'uomo come una bestia ,la realtà che questo film fa emergere se si elimina la parte grottesca e uso comune di tutti i giorni,in qualsiasi momento della vita i vari racconti possono diventare realtà. Film di una struttura perfetta diretto magistralmente,attori tutti calati splendidamente nella parte ,ottima fotografia con delle riprese che riescono ad evidenziare i vari stati d'animo dei personaggi,ottime ambientazioni che riflettono a pieno le varie situazioni,da vedere.
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lateralus
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venerdì 28 agosto 2015
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vendette "fuori orario"
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Ogni personaggio è interessante e le storie raccontate sono memorabili. I motivi delle vendette, a volte futili altre meno, spingono gli agenti a commettere azioni che precipitano andando fuori controllo e senza più possibilità di ritorno presto trasformandosi in situazioni assurde e surreali ma logiche conseguenze delle premesse che le hanno generate e del loro evolversi.
Tragico e comico si fondono; la catarsi finale non consiste in epiloghi sanguinolenti ma esilaranti.
Chi cerca vendetta non è un "supereroe" nè un Amleto ma persone comuni i cui motivi sono le piccole grandi ingiustizie con le quali quasi ognuno di noi, prima o poi, deve confrontarsi; inutile dire che uno dei mordenti principali del film consiste in ciò: si rende una piccola giustizia allo spettatore.
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Ogni personaggio è interessante e le storie raccontate sono memorabili. I motivi delle vendette, a volte futili altre meno, spingono gli agenti a commettere azioni che precipitano andando fuori controllo e senza più possibilità di ritorno presto trasformandosi in situazioni assurde e surreali ma logiche conseguenze delle premesse che le hanno generate e del loro evolversi.
Tragico e comico si fondono; la catarsi finale non consiste in epiloghi sanguinolenti ma esilaranti.
Chi cerca vendetta non è un "supereroe" nè un Amleto ma persone comuni i cui motivi sono le piccole grandi ingiustizie con le quali quasi ognuno di noi, prima o poi, deve confrontarsi; inutile dire che uno dei mordenti principali del film consiste in ciò: si rende una piccola giustizia allo spettatore.
Guardando il film ne vengono in mente diversi altri quali ad esempio "Fuori Orario", "Un giorno di ordinaria follia", Four Rooms" nonchè alcuni racconti in prosa (specie di Bukowski) ma il film più "borghese" rispetto alle opere citate possiede propria originalità, anzi proprio il suo essere "soft" lo rende originale. E' godibile, disimpegnato e per tutti i gusti.
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lgiulianini
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sabato 17 dicembre 2016
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onore alla creatività latina
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Il messaggio ultimo dell'ottimo lavoro di Szfron è che l'umanità contraddice il terzo principio della dinamica: ad ogi azione NON corrisponde una reazione uguale e contraria.
Siamo di fronte a sei episodi diversissimi e senza alcun collegamento tra loro, in cui l'essere umano, vessato e compresso dall'incomprensibilità dell'ingiustizia e della discriminazione, a nudo di fronte alla durezza di una realtà non accettata, in cerca di improbabili vie d'uscita da situazioni borderline o colpito da un dolore insopportabile, agisce e re-agisce sempre con un istinto ferino ove l'iperbolico, il grottesco, il drammatico, l'atto violento o semplicemente paradossale, vanno sempre ben oltre l'input ricevuto.
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Il messaggio ultimo dell'ottimo lavoro di Szfron è che l'umanità contraddice il terzo principio della dinamica: ad ogi azione NON corrisponde una reazione uguale e contraria.
Siamo di fronte a sei episodi diversissimi e senza alcun collegamento tra loro, in cui l'essere umano, vessato e compresso dall'incomprensibilità dell'ingiustizia e della discriminazione, a nudo di fronte alla durezza di una realtà non accettata, in cerca di improbabili vie d'uscita da situazioni borderline o colpito da un dolore insopportabile, agisce e re-agisce sempre con un istinto ferino ove l'iperbolico, il grottesco, il drammatico, l'atto violento o semplicemente paradossale, vanno sempre ben oltre l'input ricevuto.
Indicativo l'episodio del matrimonio, ove alla notizia di un presunto tradimento da parte del novello sposo, la sposina col cuore infranto mette in scena una catena di fatti ed atti reattivi che superano ogni immaginazione, stupefacendo l'attonito spettatore, fino alla travolgente scena di sesso conclusiva, inaspettata come un lampo, tra suocere in preda ad una crisi di nervi, amiche superstiti stupefatte, e madri afflitte curate da paramedici inginocchiati come in guerra, in uno scenario di guerra, tra feriti, vetri rotti, tavoli rovesciati e quant'altro, come fosse passato un tornado.
Non si può che plaudire a tanto estro per il grottesco e l'inaspettabile, che mi ha fatto pensare al migliore Tarantino del tempo che fu, e non può che positivamente influenzare il giudizio su Damian Szifron che si ripete sullo stesso registro per sei volte, con altrettanti episodi che, debitamente sviluppati, avrebbero potuto costiruire sei pellicole di valore indipendenti.
Onore quindi a tanta creatività dimostrata dal cineasta argentino, e levata di scudi per i molti attori impegnati nella piéce.
Oltre ai numerosi protagonisti (quasi superfluo citare il sempre ottimo Ricardo Darin che conferma la sua caratura internazionale); in questo film mi hanno colpito anche le comparse: gli impiegati dell'ufficio-sanguisuga del carro attrezzi privatizzato (ahinoi) che fanno multe a raffica fregandosene della segnaletica pur di incassare (ahinoi bis), la micidiale cuoca implacabile come un gerarca nell'eseguire una vendetta per un torto non subito direttamente da lei, l'acidissima avvocatessa, lo strabiliante cuoco salva vita latin lover dell'episodio finale.
Un film da vedere e rivedere dunque, apprezzandone le molteplici, e spesso imprevedibili sfumature.
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gelatoalcioccolato
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giovedì 6 luglio 2017
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storie ciniche
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Ovviamente a qualche anno dall'uscita,si può tranquillamente affermare che il prodotto finale non è rimasto nella memoria collettiva.
Inserire ben sei episodi non è stata una scelta felice in un'opera che si occupa fondamentalmente di ricordarci a quali bassezze può arrivare l'animo umano.
Un cinismo non sano e mal dislocato in una sorta di soap opera nera a puntate.
Una fotografia da Oscar,un pizzico di originalità (tipo nell'episodio dell'aereo ma non di certo in quello delle vetture,brutta scopiazzatura di "Duel") e in molti a decantare le meraviglie di un'opera il cui fascino non può durare che per una decina di minuti.
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Ovviamente a qualche anno dall'uscita,si può tranquillamente affermare che il prodotto finale non è rimasto nella memoria collettiva.
Inserire ben sei episodi non è stata una scelta felice in un'opera che si occupa fondamentalmente di ricordarci a quali bassezze può arrivare l'animo umano.
Un cinismo non sano e mal dislocato in una sorta di soap opera nera a puntate.
Una fotografia da Oscar,un pizzico di originalità (tipo nell'episodio dell'aereo ma non di certo in quello delle vetture,brutta scopiazzatura di "Duel") e in molti a decantare le meraviglie di un'opera il cui fascino non può durare che per una decina di minuti.
Nonostante farsi giustizia da soli non sia esempio da seguire,(e di siffatti momenti purtroppo la pellicola e' zeppa),l'episodio del "bombarolo" provoca almeno un pizzico di soddisfazione nelle teste di tutti i "multati Mondiali".
Se come Sfrizon avete la tendenza alle vendette,fategli uno sfregio guardando "Il Mago di Oz" che è buonismo allo stato puro.
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stramonio70
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giovedì 17 agosto 2017
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"i mostri" argentini
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Film che mi ha ricordato molto "I mostri" (1963), con Tognazzi e Gassman, ed in generale certe commedie ad episodi tipiche del cinema italiano degli anni '60. Questo però è un film argentino in 6 episodi che sono un po' specchio e satira della società moderna in generale. Il livello degli episodi tuttavia non è uniforme ed andrebbero giudicati separatamente. Nel primo episodio i passeggeri di un aereo scoprono di non essere saliti tutti su quel volo per caso... Sicuramente l'episodio più caustico ed anche il più breve (P.S. Alla luce di un terribile fatto di cronaca accaduto dopo l'uscita del film, potrebbe sembrare di cattivo gusto ma così non è.
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Film che mi ha ricordato molto "I mostri" (1963), con Tognazzi e Gassman, ed in generale certe commedie ad episodi tipiche del cinema italiano degli anni '60. Questo però è un film argentino in 6 episodi che sono un po' specchio e satira della società moderna in generale. Il livello degli episodi tuttavia non è uniforme ed andrebbero giudicati separatamente. Nel primo episodio i passeggeri di un aereo scoprono di non essere saliti tutti su quel volo per caso... Sicuramente l'episodio più caustico ed anche il più breve (P.S. Alla luce di un terribile fatto di cronaca accaduto dopo l'uscita del film, potrebbe sembrare di cattivo gusto ma così non è.) Voto 8. Nel secondo episodio una sera una cameriera si vede arrivare nel locale il responsabile della morte del padre... Episodio insipido e dal finale insoddisfacente. Voto 5. Nel terzo episodio un uomo alla guida di un'auto di lusso ha la malaugurata idea di insultare un altro automobilista durante un sorpasso... Ottimo episodio all'insegna di un humor veramente nerissimo. Voto 8. Nel quarto episodio un ingegnere dà di matto quando subisce ingiustamente l'ennesima rimozione della sua macchina... Episodio ben fatto e con un bravo protagonista. Voto 7. Nel quinto episodio un ricco uomo d'affari cerca di proteggere il figlio dopo che quest'ultimo ha investito una donna incinta... Probabilmente l'episodio meno interessante e il più tirato per le lunghe. Voto 5. Nel sesto ed ultimo episodio la gelosia di una giovane sposa esplode proprio nel giorno del suo matrimonio... Episodio carino ma poteva essere sceneggiato meglio. Voto 6. In generale un film da 6 e mezzo, più che sufficiente.
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maria f.
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domenica 18 gennaio 2015
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evviva i buoni film!
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Purtroppo in questo film non c’è niente di assurdo, né le situazioni raccontate sono improbabili o appartengono solo all’Argentina.
In ognuno di noi, quando sottoposto a soprusi reiterati può scattare quel desiderio di vendetta che porta a volte inevitabilmente a diventare carnefici di coloro che ci hanno costretto senza scampo a vivere da vittime, schiavi, in una condizione mortificante sia fisica che psicologica.
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Purtroppo in questo film non c’è niente di assurdo, né le situazioni raccontate sono improbabili o appartengono solo all’Argentina.
In ognuno di noi, quando sottoposto a soprusi reiterati può scattare quel desiderio di vendetta che porta a volte inevitabilmente a diventare carnefici di coloro che ci hanno costretto senza scampo a vivere da vittime, schiavi, in una condizione mortificante sia fisica che psicologica.
E’ vero, niente può giustificare comportamenti come le storie presentateci, tuttavia in noi esiste sempre il pericolo di una bomba che potrebbe esplodere all’improvviso, bisogna imparare a sminarli questi ordigni, a governarli, a inghiottirli, come si farebbe con dei (bomboloni!) Krapfen.
Come il regista ha ben rappresentato nei titoli di coda, tutti noi siamo delle potenziali belve, e ricoprire il ruolo ora di vittime ora di carnefici fa parte del DNA dell’animale uomo che consapevole di questo pericolo ha deciso fin dai tempi più remoti di far dirimere le varie controversie a terzi che però essendo sempre uomini possono a loro volta rivestire anche da giudici la veste di tiranno o quella di perseguitato.
Film da vedere e rivedere.
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kondor17
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lunedì 18 maggio 2015
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il sonno della ragione genera mostri (goya)
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Due stelle e mezzo. Film che parla del l'incapacità di tenere a bada la rabbia e le misemozioni per i soprusi, reali o presunti, ricevuti. Scaricare sul prossimo le nostre frustrazioni genera conflitti e faide interminabili, come la storia (ma non questo film) insegna. Qui invece sembra che la vendetta umana assuma un ruolo di giustizia divina, soprattutto nell'episodio di apertura (Pasternak e l'aereo) e in quello del "bombarolo" guastatore, dove il vendicatore vince, tra ll'altro, a mani basse e con l'applauso del pubblico pagante. Poco educativo e poco credibile. L'episodio più bello è per me quello del matrimonio: ha movimento ritmo sarcasmo e non mi suscita, come gli altri, fastidio.
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Due stelle e mezzo. Film che parla del l'incapacità di tenere a bada la rabbia e le misemozioni per i soprusi, reali o presunti, ricevuti. Scaricare sul prossimo le nostre frustrazioni genera conflitti e faide interminabili, come la storia (ma non questo film) insegna. Qui invece sembra che la vendetta umana assuma un ruolo di giustizia divina, soprattutto nell'episodio di apertura (Pasternak e l'aereo) e in quello del "bombarolo" guastatore, dove il vendicatore vince, tra ll'altro, a mani basse e con l'applauso del pubblico pagante. Poco educativo e poco credibile. L'episodio più bello è per me quello del matrimonio: ha movimento ritmo sarcasmo e non mi suscita, come gli altri, fastidio. Szifron introduce elementi comici e grotteschi per mimetizzare un falso moralismo, una sorta di giustificazione alle reazioni umane, causate che siano da stress indigenza o maleducazione di sorta. La rabbia ci appartiene, lo sappiamo... ma contare fino a 10, mai? Dovremmo averlo imparato ormai: agire o disarmare è meglio che reagire.
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xerox
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domenica 24 febbraio 2019
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bellissimo!!!
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GRANDISSIMO FILM!!! Da adesso terrò sempre d'occhio questo regista! La realtà che diventa grottesca e il grottesco che diventa realtà...
Colpisce soprattutto l'episodio dei due automobilisti: come raccontare meglio la violenza e la follia che scorrono sotterranee sotto l'apparenza delle nostre "civiltà"? O la solitudine dell'uomo contemporaneo nei confronti di una burocrazia pazza, corrotta, e irriformabile come quella attuale? Come non pensare alle mille truffe (compagnie telefoniche, banche, assicurazioni, siti internet, compagnie aeree, capitalismo contemporaneo tout court) verso cui siamo assoggettati e schiavizzati nella vita di ogni giorno?
Sei storie una più bella dell'altra, che hanno il pregio impagabile di alzare il velo del facciamo finta di niente delle nostre malatissime e marce società.
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GRANDISSIMO FILM!!! Da adesso terrò sempre d'occhio questo regista! La realtà che diventa grottesca e il grottesco che diventa realtà...
Colpisce soprattutto l'episodio dei due automobilisti: come raccontare meglio la violenza e la follia che scorrono sotterranee sotto l'apparenza delle nostre "civiltà"? O la solitudine dell'uomo contemporaneo nei confronti di una burocrazia pazza, corrotta, e irriformabile come quella attuale? Come non pensare alle mille truffe (compagnie telefoniche, banche, assicurazioni, siti internet, compagnie aeree, capitalismo contemporaneo tout court) verso cui siamo assoggettati e schiavizzati nella vita di ogni giorno?
Sei storie una più bella dell'altra, che hanno il pregio impagabile di alzare il velo del facciamo finta di niente delle nostre malatissime e marce società. Applausi.
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maramaldo
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lunedì 22 dicembre 2014
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da ri-vedere
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Non c'è miglior complimento per un film nè criterio più sicuro per stabilirne l'indice di gradimento. Uscito contento da Storie Pazzesche, io tornerei volentieri a riguardarmele. Intendiamoci, ci fu un tempo in cui Relatos Salvajes sarebbe stato liquidato come un lavoretto ben fatto da un giovane promettente. Oggi - come tutto è relativo - c'è chi grida al prodigio. Chiediamoci il perchè del gradimento di uno spettacolo che offre efferatezze, bassezze e ...schifezze. Semplice, e l'Autore vi allude con eleganza fin dai titoli d'inizio: perchè siamo delle belve, carine se volete, ma belve.
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Non c'è miglior complimento per un film nè criterio più sicuro per stabilirne l'indice di gradimento. Uscito contento da Storie Pazzesche, io tornerei volentieri a riguardarmele. Intendiamoci, ci fu un tempo in cui Relatos Salvajes sarebbe stato liquidato come un lavoretto ben fatto da un giovane promettente. Oggi - come tutto è relativo - c'è chi grida al prodigio. Chiediamoci il perchè del gradimento di uno spettacolo che offre efferatezze, bassezze e ...schifezze. Semplice, e l'Autore vi allude con eleganza fin dai titoli d'inizio: perchè siamo delle belve, carine se volete, ma belve.
Vediamo in che modo il giovane Damiàn ha sollevato il nostro entusiasmo. Padronanza del linguaggio cinematografico, rigore di stile, freschezza d'inventiva. E, nonostante ci sia dentro tanto Tarantino, manciate di Spielberg e di chissà altri; nonostante vi aleggino tutti i patriarchi del cinema ispanico, Storie Pazzesche non contiene citazioni. Ha una propria cifra di originalità e di spontaneità. Pur percorrendo sentieri battuti Damiàn crea il tuo mondo, si cala nella tua attualità, ti coinvolge e ti immedesima come se fossi tu a fornirgli lo spunto col tuo vissuto. E poi, una dote impagabile: sintesi, asciuttezza, precisione di ritmo. Lo stesso andamento rapsodico è un pregio: non va sprecato un fotogramma. Eppure, nel veloce fluire del racconto mutano fisionomie, atmosfere, perfino tonalità cromatiche della fotografia.
Certo, il primo episodio, quello sull'aereo, avrebbe potuto firmarlo Almodòvar, bastano quelle facce. Ma poi l'Autore segue il filo di una sua ispirazione scegliendo a piacimento le variazioni sul tema della violenza.
Al quinto e al sesto episodio leggerezza ed ironia bruscamente scompaiono. Il Nostro non prende più in giro nessuno. Sembra che emergano altri suoi umori, forse livori.
Il quinto, la storia più atroce: non descrive animalità ma adombra perversioni intellettuali prima ancora che morali. Ma perchè quell'insistita specificità dell'Argentina quando cinismo/venalità/corruttela sono patrimonio dell'Umanità?
Al finale, felicemente, l'estro visionario prevale, a parte il vizietto di una certa misoginia. Assistiamo, così, all'exploit del talento di Nancy Duplàa, Victoria la sposina. In pochi minuti ti fa: la donna sospettosa, la moglie inviperita, la menade furibonda e, nel suo dolce ed estatico orgasmo, il cucciolotto deliziato.
Finisce in gloria, Damiàn. Mentre il climax orgiastico del pranzo di nozze si seda, le luci si smorzano, le figure di quegli invitati chiassosi sbiadiscono e si deleguano nella penombra come fantasmi, i novelli sposi, messa da parte la sete di sangue, di bel nuovo in uzzolo, sulla poltiglia zuccherosa di quel che resta della torta mariage (residuo del feticcio matrimoniale infranto), nel silenzioso urlo di tutti i sensi, celebrano il trionfo dell'istinto, feroci.
!qué viva la Naturaleza! Salvaje.
ENT
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[+] commento perfetto.
(di angelitas)
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orione95
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sabato 6 febbraio 2016
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una rappresentazione "pazzesca" della società
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Quando la commedia grottesca incontra la tipica ed estrema fisicità del cinema spagnolo il risultato non può che essere micidiale, specialmente se a curare una simile alchimia è un maestro come Pedro Almodovar, produttore accanto alla regia di un giovanissimo (quanto promettente) Damian Szifron. "Storie pazzesche" è un monito, una rappresentazione mimetica della società, un inno spietato che "celebra" l'animalesca realtà umana (non sono casuali le immagini di predatori e bestie varie nei titoli d'apertura) e il totale asservimento ad una falsa giustizia, umana ma che si erge divina. Squilibrati, profittatori, usurai, traditori: nessuna abietta categoria umana sfugge al tragico spettacolo inscenato da "Storie pazzesche", a buon diritto la migliore commedia straniera del nuovo millennio.
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Quando la commedia grottesca incontra la tipica ed estrema fisicità del cinema spagnolo il risultato non può che essere micidiale, specialmente se a curare una simile alchimia è un maestro come Pedro Almodovar, produttore accanto alla regia di un giovanissimo (quanto promettente) Damian Szifron. "Storie pazzesche" è un monito, una rappresentazione mimetica della società, un inno spietato che "celebra" l'animalesca realtà umana (non sono casuali le immagini di predatori e bestie varie nei titoli d'apertura) e il totale asservimento ad una falsa giustizia, umana ma che si erge divina. Squilibrati, profittatori, usurai, traditori: nessuna abietta categoria umana sfugge al tragico spettacolo inscenato da "Storie pazzesche", a buon diritto la migliore commedia straniera del nuovo millennio. Le musiche, poi, sono un qualcosa di sublime: il comparto sonoro, a cura di Gustavo Santaolalla, è arguto, spigliato e davvero appropriato.
I drammi rappresentati dal capolavoro dello Szifron sono preoccupantemente attuali e, ahimè, quanto mai reali. Nessuna enfatica iperbole cinematografica: "Storie pazzesche" è la trasfigurazione della più grottesca, e per questo realistica, realtà sociale. I protagonisti dell'opera, come tanti Fantozzi in un mondo che li opprime e non li comprende, ne rimangono schiacciati e alla fine soccombono all'ostilità su di loro riversata, reagendo nei peggiori modi possibili.
In conclusione, "Storie pazzesche" si configura come l'unico grande mosaico cinematografico realmente in grado di rappresentare il degrado morale e la degenerazione galoppante dei valori di una società più che mai in declino.
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