fabiofeli
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domenica 19 aprile 2015
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homo homini lupus
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Nel 1988, quando il conflitto nella ex - Jugoslavia è alle prime avvisaglie, durante una battuta di caccia ai lupi nei boschi della Bosnia viene ritrovato un bambino di circa 6 anni (Denis Muric) allevato dagli animali. Questi non capisce il linguaggio umano e non sa parlare; i suoi comportamenti sono animaleschi. Portato in un orfanotrofio di Belgrado, gli danno un nome, Haris, ed anche un soprannome, Puc’che, L’istruttore Ilke (Milos Timotijevic) cerca di insegnargli a camminare in posizione eretta, facendogli calzare e allacciare le scarpe con scarsi risultati: farsi capire da Puc’che sembra impossibile, ma una semplice pallina di vetro gettata da Zika (Pavle Cemerikic), un quattordicenne ospitato nello stesso istituto, compie il miracolo di infrangere il muro che impedisce la comunicazione.
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Nel 1988, quando il conflitto nella ex - Jugoslavia è alle prime avvisaglie, durante una battuta di caccia ai lupi nei boschi della Bosnia viene ritrovato un bambino di circa 6 anni (Denis Muric) allevato dagli animali. Questi non capisce il linguaggio umano e non sa parlare; i suoi comportamenti sono animaleschi. Portato in un orfanotrofio di Belgrado, gli danno un nome, Haris, ed anche un soprannome, Puc’che, L’istruttore Ilke (Milos Timotijevic) cerca di insegnargli a camminare in posizione eretta, facendogli calzare e allacciare le scarpe con scarsi risultati: farsi capire da Puc’che sembra impossibile, ma una semplice pallina di vetro gettata da Zika (Pavle Cemerikic), un quattordicenne ospitato nello stesso istituto, compie il miracolo di infrangere il muro che impedisce la comunicazione. Con difficoltà si avvia il rapporto tra Zika e Puc’che, che scopre la luce che genera le ombre e lentamente comincia a comprendere il linguaggio umano; continua a mangiare senza posate e ci vorrà molto tempo prima che parli e impari a leggere e scrivere; è necessario un addestramento lento e faticoso per farlo uscire dal suo guscio animale. Il sodalizio tra i due si rafforza durante fughe serali dall’istituto per andare ad un Lunapark insieme ad una ragazza, Alisa (Isadora Jankovic), che flirta con Zika. Questi, al compimento dei 14 anni, accetta di tornare con suo padre, pur sapendo che non potrà rientrare nell’istituto se la convivenza col genitore fallirà. Per la ragazza, ma soprattutto per Puc’che che dipende in tutto da Zika la partenza è uno shock terribile e ancora peggio è quanto succede al suo ritorno causato dall’incompatibilità con il padre. Ma i drammi non si arrestano, perché il conflitto esplode in una guerra nella quale si spara e si uccide non si sa bene chi e perché: è un mondo terribile nel quale “Homo homini lupus”. E il mondo animale è molto più naturale e migliore di quello umano …
Il racconto della formazione di Puc’che ha diversi precedenti cinematografici illustri: ad esempio Il ragazzo selvaggio di Truffaut e L’enigma di Kaspar Hauser di Herzog, dove il protagonista all’inizio pronuncia solo la parola “cavallo”; ma con un tema un po’ diverso anche Il signore delle mosche di Peter Brook ha rappresentato la regressione di fanciulli ad uno stato tribale a gerarchia semi-animale. Nella pellicola di Ršumovic il linguaggio cinematografico scelto dal regista è di un rigore ammirevole nella rappresentazione della lentezza dei progressi intellettivi del ragazzo e non si sfarina in lungaggini neanche nelle scene toccanti e commoventi, brevi e stringate; l’ampio utilizzo delle soggettive dal punto di vista del ragazzo, soprattutto nella parte iniziale del film, riescono a far comprendere perfettamente la percezione della realtà che egli vive. Il talento eccezionale di questi, nelle espressioni e nei movimenti e atteggiamenti del corpo, è fondamentale per creare un film intenso e pulito, giustamente già carico di premi. Una occasione da non mancare.
Valutazione *** ½
FabioFeli
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angelo umana
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sabato 27 giugno 2015
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occhi innocenti ci guardano
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Il film è tratto da un fatto vero: nell’88 cacciatori bosniaci trovarono nel bosco un ragazzo allevato dai lupi e cresciuto con essi. Ma è simbolico di cosa succederebbe a un essere umano cresciuto fuori dalla società, o per uno strano motivo caduto da Marte, se dovesse piombare improvvisamente in un nostro consesso sociale. Non educato alle norme degli umani, con gli occhi innocenti di uno che osserva le nostre relazioni e comportamenti: i dispetti dei compagni, nel collegio di Belgrado dove viene ospitato, ragazzi tutti figli di nessuno, dispetti e provocazioni a colui che sentono diverso, il loro voler scrutare le sue reazioni (come per la Venere Nera portata nelle fiere) e la sua “lupi-tudine” ringhiante.
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Il film è tratto da un fatto vero: nell’88 cacciatori bosniaci trovarono nel bosco un ragazzo allevato dai lupi e cresciuto con essi. Ma è simbolico di cosa succederebbe a un essere umano cresciuto fuori dalla società, o per uno strano motivo caduto da Marte, se dovesse piombare improvvisamente in un nostro consesso sociale. Non educato alle norme degli umani, con gli occhi innocenti di uno che osserva le nostre relazioni e comportamenti: i dispetti dei compagni, nel collegio di Belgrado dove viene ospitato, ragazzi tutti figli di nessuno, dispetti e provocazioni a colui che sentono diverso, il loro voler scrutare le sue reazioni (come per la Venere Nera portata nelle fiere) e la sua “lupi-tudine” ringhiante. Solo un ragazzo, fatalmente, lo avvicina e ne fa un amico, gli dà la dolcezza che Yaris trovava solo coi suoi precedenti simili, i lupi.
Quando i rapporti che si stava creando gli vengono a mancare, l’amico che finisce male, l’educatore che lo proteggeva e che deve lasciarlo ripartire per la Bosnia – per via della guerra è diventata un paese straniero – si viene a trovare soldato a sparare da una trincea e lui questo non sa farlo, non lo concepisce, ha solo paura di tanta violenza inspiegabile, non prevista nella società dei lupi.
La macchina da presa lo segue da vicino ad ogni attimo, vede la sua visuale anche quando se ne sta accucciato e non sa camminare. Scene memorabili e degne di un grande film (premi al festival di Venezia 2014 e il ragazzo Denis Muric eccezionale): di lui nella trincea che si tappa le orecchie per non sentire le bombe o lui che fugge e si rotola libero nella neve, per restare solo e sentirsi di nuovo a casa nel bosco, tra gli animali.
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peer gynt
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venerdì 5 settembre 2014
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l'uomo: donatore di civiltà, creatore di barbarie
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Nei boschi della Bosnia, nel 1988 ancora parte della Repubblica socialista di Jugoslavia, viene trovato un ragazzo-lupo. Abbandonato da non si sa chi, cresciuto fra i lupi, mangia e si muove come i quadrupedi, non parla, è aggressivo. Portato a Belgrado, è accolto in un orfanotrofio dove, con molta fatica, un istitutore e un ragazzo ospite della struttura riescono nella difficile impresa di avvicinare il ragazzo alla civiltà e insegnargli a parlare e a convivere con gli altri esseri umani.
Ma con la deflagrazione politica ed etnica della ex-Jugoslavia il destino del povero ragazzo è segnato. Le imperscrutabili e assurde vie di una cieca burocrazia lo catapultano in mezzo alla guerra, soldato di un conflitto che non può capire, e per salvarsi non gli resterà altra soluzione che tornare alle dure ma giuste leggi della Natura, di fronte alle quali le assurde leggi degli uomini dimostrano solo la loro totale follia.
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Nei boschi della Bosnia, nel 1988 ancora parte della Repubblica socialista di Jugoslavia, viene trovato un ragazzo-lupo. Abbandonato da non si sa chi, cresciuto fra i lupi, mangia e si muove come i quadrupedi, non parla, è aggressivo. Portato a Belgrado, è accolto in un orfanotrofio dove, con molta fatica, un istitutore e un ragazzo ospite della struttura riescono nella difficile impresa di avvicinare il ragazzo alla civiltà e insegnargli a parlare e a convivere con gli altri esseri umani.
Ma con la deflagrazione politica ed etnica della ex-Jugoslavia il destino del povero ragazzo è segnato. Le imperscrutabili e assurde vie di una cieca burocrazia lo catapultano in mezzo alla guerra, soldato di un conflitto che non può capire, e per salvarsi non gli resterà altra soluzione che tornare alle dure ma giuste leggi della Natura, di fronte alle quali le assurde leggi degli uomini dimostrano solo la loro totale follia.
Con un ovvio, preciso richiamo al film di Truffaut "Il ragazzo selvaggio" (1970), ma con uno sguardo anche a classici che raccontano gli adolescenti e la guerra (come L'infanzia di Ivan, 1962, di Tarkovskij) il film del regista serbo Vuk Rsumovic riesce a narrare, con abilità e partecipazione, l'impossibilità dell'uomo (davvero un animale sociale?) di vivere in pace una vita in comunione fraterna, ciò che invece risulta naturale per i lupi. La diversità divide e uccide l'uomo e lo pone in guerra con se stesso. Unico difetto di questo ottimo film: non aver saputo dare un adeguato sviluppo alla figura femminile del film, la ragazza ospite dell'orfanotrofio verso la quale il giovane ragazzo-lupo sente un'attrazione strana, animalesca e irrazionale.
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