zingaro
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martedì 22 febbraio 2011
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gold
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Il bello della zingarata è proprio questo: la libertà, l’estro, il desiderio… come l’amore. Nasce quando nasce e quando non c’è più è inutile insistere. Non c’è più!”
Firenze bottegaia. Piccolo paese di provincia italiana. Vera, volgare, statica e granitica. Generosa e furente nel destarsi d’improvviso e scoprirsi ancora bella e splendidamente nuova; diversa da se stessa.
Io la amo, tanto. Di quell’amore orgoglioso che un padre può provare per un figlio.
Poco importa, in questo caso, se i ruoli sono invertiti.
Il sentimento si risveglia un martedì, uno qualsiasi; un cinema come grotta sacra per una celebrazione quasi divina.
Le stradine del centro rigurgitano gente in continuazione, gente felice d’esser presente.
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Il bello della zingarata è proprio questo: la libertà, l’estro, il desiderio… come l’amore. Nasce quando nasce e quando non c’è più è inutile insistere. Non c’è più!”
Firenze bottegaia. Piccolo paese di provincia italiana. Vera, volgare, statica e granitica. Generosa e furente nel destarsi d’improvviso e scoprirsi ancora bella e splendidamente nuova; diversa da se stessa.
Io la amo, tanto. Di quell’amore orgoglioso che un padre può provare per un figlio.
Poco importa, in questo caso, se i ruoli sono invertiti.
Il sentimento si risveglia un martedì, uno qualsiasi; un cinema come grotta sacra per una celebrazione quasi divina.
Le stradine del centro rigurgitano gente in continuazione, gente felice d’esser presente.
L’Odeon è pieno, si confonde con la carne e brucia, sembra vivo. E’ come un fiume in piena: spinge, grida e freme.
D’improvviso una “supercazzola come se fosse antani” ricorda a qualcuno il motivo del suo pellegrinaggio qui.
Amici miei, amici nostri, simboli della città, come il David o la Cupola del Brunelleschi. Motivo d’orgoglio che, nel bene o nel male, ha segnato la nostra fiorentinità.
Un martedì come tanti altri, le persone si ritrovano qui, per ricordarsi l’un l’altro quanto lo spirito goliardico e la voglia di ridere siano ancora la caratteristica principale degli abitanti di questa stanca città museo.
Noi c’eravamo, come Gold e come pezzi di sangue e muscoli dalla “C” aspiraha.
C’erano anche i circensi, le ragazze Pon Pon, la banda, gli Hare Krishna, Cesare Prandelli, Carlo Monni, Alice Mascetti, il figlio rompicoglioni del Perozzi, il fornaio cornuto e, soprattutto, c’era Firenze. Presente e attenta come non mai.
Un funerale così, amici miei, un colpo glielo farà prendere sul serio.
“Ho già sulle spalle un bel fardello di cose passate. E quelle future? Che sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo, che continuo a non prender nulla sul serio?
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rongiu
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domenica 20 febbraio 2011
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complicità.
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Firenze non ama dimenticare. La sua storia non glielo consente. La Kaffeehaus del giardino di Boboli, ti consente di ammirarne la bellezza, lo splendore, l’umanità. Dal giardino di Boboli ci spostiamo in piazza Santo Spirito. E’ qui, che il ticchettio delle tastiere qwerty, ha riunito via web, centinaia e centinaia di persone per commettere una mastodontica “zingarata” e realizzare così un sogno; quello dell’architetto Melandri \ Gastone Moschin / quando, nel 1975 accompagnando il feretro dell’amico Giorgio Perozzi \ Philippe Noiret /, giornalista; immagina il funerale dell’amico, ricco di variegata umanità piangente.
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Firenze non ama dimenticare. La sua storia non glielo consente. La Kaffeehaus del giardino di Boboli, ti consente di ammirarne la bellezza, lo splendore, l’umanità. Dal giardino di Boboli ci spostiamo in piazza Santo Spirito. E’ qui, che il ticchettio delle tastiere qwerty, ha riunito via web, centinaia e centinaia di persone per commettere una mastodontica “zingarata” e realizzare così un sogno; quello dell’architetto Melandri \ Gastone Moschin / quando, nel 1975 accompagnando il feretro dell’amico Giorgio Perozzi \ Philippe Noiret /, giornalista; immagina il funerale dell’amico, ricco di variegata umanità piangente. E bande, e puttane, e bandiere, e militari…. Un funeralone, insomma, da fargli prendere un colpo…
Federico Micali, regista ed il produttore Francesco Conforti, con questo short-remake rendono omaggio all’originale “Amici miei” dello scomparso regista Monicelli, all’epoca delle riprese ancora vivo. Lo stesso Monicelli, aderendo alle richieste del regista Micali, invia ai cadetti burloni un video di ringraziamento. Ma chi sono i “magnifici cinque” del ‘975? Ai già citati Melandri / Perozzi, bisogna aggiungere il trio composto da: Necchi (Duilio Del Prete); Mascetti (Ugo Tognazzi); Sassaroli (Adolfo Celi) .
Questa sera ci è stata data la possibilità di assistere ad un evento live degno di questo nome; piacevole, amabile, rilassante e con una madrina d’eccezione, Milena Vukotić. La fredda giornata invernale che ha accompagnato il “secolo scorso” il feretro del Perozzi, è stata sostituita, da una meravigliosa giornata pre-estiva. Il Melandri ha avuto la sua bella rivincita e ringrazia anche a nome degli “Amici”.
Firenze, location perfetta. Scelta saggia del Monicelli quando, subentrato al regista Germi decide di “adottarla”, allontanandosi così da Bologna. Firenze, ricca di storia, di cultura che ha imparato nei secoli a sentire, a percepire attraverso i sensi l’amore dei propri concittadini; non dimentica chi l’Ama. L’Amore diventa complicità, se i destinatari sono suoi “Amici”.
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pancini.maila
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sabato 19 febbraio 2011
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un'opera zingara e spensierata
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Cominciamo subito col dire che il film pecca un po' troppo di autoreferenzialità, ma al di là di questo si tratta di un prodotto davvero originale, un tributo commosso a una pellicola che ha fatto la storia del cinema, Amici Miei. E al suo compianto autore, Mario Monicelli, Maestro indiscusso di arte cinematografica. E alla città di Firenze, protagonista essenziale del film, assieme a tutti i suoi variopinti, entusiasti e scanzonati citttadini.
Il risultato è divertente e disincantato, un documentario trasversale che merita sicuramente di essere visto e tenuto in ogni videoteca.
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eleonoa fax
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venerdì 18 febbraio 2011
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una zingarata divertente e surreale
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L'Ultima Zingarata è un gran bel docufilm. Racconta la storia divertente e surreale di una zingarata, un nuovo funerale per il Perozzi, e finisce per coinvolgere tutta una città che porta in piazza il suo amore per una pellicola storica.
Il film parte leggero sulle ali del backstage per poi ampliarsi di spessore e contenuti con la partecipazione di massa e gli interventi bellissimi di Monicelli e Moschin. Il corto che racconta il funerale arriva addirittura a Venezia e racconta di un atmosfera picaresca e onirica che lo stesso Monicelli apprezza senza mezzi termini ("è un'idea che mi dispiace di non aver avuto io"). Bello anche il suo cameo e la sua recitazione divertita e spontanea.
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L'Ultima Zingarata è un gran bel docufilm. Racconta la storia divertente e surreale di una zingarata, un nuovo funerale per il Perozzi, e finisce per coinvolgere tutta una città che porta in piazza il suo amore per una pellicola storica.
Il film parte leggero sulle ali del backstage per poi ampliarsi di spessore e contenuti con la partecipazione di massa e gli interventi bellissimi di Monicelli e Moschin. Il corto che racconta il funerale arriva addirittura a Venezia e racconta di un atmosfera picaresca e onirica che lo stesso Monicelli apprezza senza mezzi termini ("è un'idea che mi dispiace di non aver avuto io"). Bello anche il suo cameo e la sua recitazione divertita e spontanea. Bella ed efficace la regia (non è una novità) di Micali e Parrettini che riescono a mantenere insieme diversi piani di racconto senza mai apparire scontati.
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lio68
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giovedì 17 febbraio 2011
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imbarazzant€ $pot
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Autocelebrativo e letargico film/cortometraggio/documentario/spot farcito di alcuni stucchevoli, elementari effetti visivi. Gradito il risveglio dalla noia visiva/auditiva grazie al contributo Monicelli/Moschin con i loro aneddoti. Un (sotto)prodotto che non vale né i soldi spesi né il tempo dedicatogli ma che sicuramente è e sarà la felicità del cast che vi ha partecipato e per il quale, spero, da ora in poi vengano realizzate solo proiezioni private, gratis, nelle relative case di residenza e non nei cinema dove si proiettano i Film, quelli veri.
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angelo umana
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mercoledì 16 febbraio 2011
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zingarata o bischerata?
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Un tributo a Gastone Moschin e soprattutto a Monicelli và sempre bene, glielo si deve. Bello risentire le parole del regista, che i fiorentini d'oltrarno e non solo continuino a fare zingarate, fanno tornare in mente la nostra rivoluzione che lui si era augurato, una zingarata - speriamo - seppellirà un brutto paese perché ne nasca uno nuovo. Al netto di questo tributo però, più che un'opera d'arte come dice Nicoletta Dose, mi sembra un grande amarcord, una gran presentazione e auto-celebrazione - oltreché una lunga attesa davanti al computer - una montagna di parole che ha partorito un topolino, il funerale che è più una sagra di quartiere (nel corto definito intellettuale, spensierato .
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Un tributo a Gastone Moschin e soprattutto a Monicelli và sempre bene, glielo si deve. Bello risentire le parole del regista, che i fiorentini d'oltrarno e non solo continuino a fare zingarate, fanno tornare in mente la nostra rivoluzione che lui si era augurato, una zingarata - speriamo - seppellirà un brutto paese perché ne nasca uno nuovo. Al netto di questo tributo però, più che un'opera d'arte come dice Nicoletta Dose, mi sembra un grande amarcord, una gran presentazione e auto-celebrazione - oltreché una lunga attesa davanti al computer - una montagna di parole che ha partorito un topolino, il funerale che è più una sagra di quartiere (nel corto definito intellettuale, spensierato ... e sia), "un funerale così pieno di f..." che sembrano giunte da Arcore. Ne valeva la pena? Una bischerata, forse, non una zingarata
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laulilla
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mercoledì 16 febbraio 2011
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commosso omaggio a una città e a un grande regista
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Ritrovare, nella Firenze di oggi un po' di quello spirito scanzonato, salace e burlesco,descritto nei secoli, e anche dal nostro cinema, in modo particolare dalle scene del funerale di Perozzi, nel film Amici miei di Mario Monicelli, è la scommessa che ha permesso la creazione di questa Ultima Zingarata. Spinti dalla visione di una città che rischia di diventare come le altre, perdendo la memoria di sé per adattarsi a un turismo di bocca buona, produttore e regista tentano perciò di riprodurre, nel popolare Oltrarno fiorentino di Santo Spirito, la stessa scena del funerale, anche per verificare se sia possibile ancora convogliare le energie degli abitanti di quel luogo verso un comune obiettivo, che ne faccia riemergere l'anima vera.
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Ritrovare, nella Firenze di oggi un po' di quello spirito scanzonato, salace e burlesco,descritto nei secoli, e anche dal nostro cinema, in modo particolare dalle scene del funerale di Perozzi, nel film Amici miei di Mario Monicelli, è la scommessa che ha permesso la creazione di questa Ultima Zingarata. Spinti dalla visione di una città che rischia di diventare come le altre, perdendo la memoria di sé per adattarsi a un turismo di bocca buona, produttore e regista tentano perciò di riprodurre, nel popolare Oltrarno fiorentino di Santo Spirito, la stessa scena del funerale, anche per verificare se sia possibile ancora convogliare le energie degli abitanti di quel luogo verso un comune obiettivo, che ne faccia riemergere l'anima vera. Con l'assenso di Mario Monicelli, che se ne mostrerà entusiasta e che darà un prezioso incoraggiamento alla realizzazione dell'opera, i due temerari creatori del documentario daranno vita a un lavoro molto bello, di grande interesse, con costi contenuti e parzialmente ammortizzati dalle offerte degli stessi fiorentini d'Oltrarno; grazie anche alla collaborazione di amici professionisti dell'immagine digitale, che faranno persino apparire il vecchio e malato regista di Amici miei nella scena del funerale- zingarata (magie di Photoshop!). Nel giorno e nell'ora fissati per le riprese risponderanno all'appello i fiorentini, insperatamente numerosi (più di un migliaio), eterogenei per composizione sociale, bizzarri nell' abbigliamento, dal quale emerge la pittoresca creatività di chi sta allo scherzo con molta intelligenza, non grottesco, ma eccentrico: come era giusto e conveniente alla bisogna. In tutti, il desiderio di ridere in libertà, di evocare un bel momento della storia più recente della loro città, di essere all'altezza della loro fama di gente a cui non manca il buon umore. Per tutto il film, la presenza di Monicelli contribuisce a suscitare anche molta commozione, perché egli ricostruisce i momenti buffi, i problemi affrontati e rievoca gli attori di allora, dei quali ancora sopravvivono il grande Michele Moschin , incontrato a Narni, dopo che attraverso Face-book era stata fatta una prima conoscenza, e Milena Vukotic, il cui intelligente volto riappare in una bella intervista. Gioco, finzione e tanta voglia di esserci: il cinema, insomma.
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(di angelo umana)
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mk1992
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giovedì 10 febbraio 2011
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data uscita
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(di zingaro)
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