"Ma il motivo della riuscita non è solo nell'uso della tecnologia più avanzata. Sta anche nella scelta di andare 'oltre' (in senso positivo finalmente) Saw e affini. Anche chi non fosse appassionato del genere ma avesse voglia di ‘farsi paura' potrà agevolmente comprendere come in questo caso l'efferatezza (indispensabile per un serial killer vendicativo o supposto tale) sia finalizzata alla narrazione e alla creazione di suspense e non subordinata a una sterile e bieca messa in successione di frattaglie sanguinolente o di torture da far impallidire il ben noto Marchese. Qui, se per San Valentino si ricevono 'in dono' cuori fino a poco prima pulsanti non si tratta di un pretesto. Una ragione c'è."
Io penso invece che una ragione per questo tipo di film NON CI SIA e che a volerla trovare a tutti i costi non sia certo il REALISMO senza il quale (secondo la tendenza in voga) tutto saprebbe di falso. Secondo me si chiama DECADENZA DEI COSTUMI, aiutata dal marketing (altra piaga di questi tempi). Quando anche la ragione si lambicca per giustificare il raccapricciante è la fine, si salvi chi può.
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marezia
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sabato 16 maggio 2009
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pardon,
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Zappoli. Chissà perché mi è venuto in mente Nicoletti.
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dejavu
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sabato 16 maggio 2009
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decadenza dei costumi
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Marezia, posso concordare con te. Però penso: se nel 1981 avevano già ideato un simile giocattolo o baraccone che dir si voglia non credi che tale decadenza sociale fosse in qualche modo già in atto? A me la violenza grafica e fine a se stessa - non concordo con Zapponi su questo - infastidisce perchè mi identifico con la vittima e non certo con il suo carnefice. Trattasi però, come dici tu, dello specchio della deriva contemporanea e il cinema è un po' il cane che si morde la coda, come la tv: alimenta un'idea degenerata e degenerante dell'uomo e poi corre dietro l'alibi che deve rispecchiare per forza la realtà contemporanea e si para il sedere in questo modo. Di chi sarà però la colpa? Nostra o del mondo dello spettacolo? Forse il film non vale poi tutto questo interesse sociologico.
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Marezia, posso concordare con te. Però penso: se nel 1981 avevano già ideato un simile giocattolo o baraccone che dir si voglia non credi che tale decadenza sociale fosse in qualche modo già in atto? A me la violenza grafica e fine a se stessa - non concordo con Zapponi su questo - infastidisce perchè mi identifico con la vittima e non certo con il suo carnefice. Trattasi però, come dici tu, dello specchio della deriva contemporanea e il cinema è un po' il cane che si morde la coda, come la tv: alimenta un'idea degenerata e degenerante dell'uomo e poi corre dietro l'alibi che deve rispecchiare per forza la realtà contemporanea e si para il sedere in questo modo. Di chi sarà però la colpa? Nostra o del mondo dello spettacolo? Forse il film non vale poi tutto questo interesse sociologico. E' un film, a richio e pericolo di chi se lo va a vedere e basta, come lo erano i vari "Venerdì 13" e "Halloween". Se tu vedessi invece un film come "Black Christmas" (1974 ed evita assolutamente il remake che è davvero un insulto) ti rendersti conto che si può giocare anche con l'horror senza eccedere e puntando piuttosto sulla psicologia e sulla paura. Del resto gli anni '70 mitici e intramontabili erano altri tempi e non torneranno di sicuro. Hai ragione tu, siamo alla deriva :(( Però questo è pur sempre e solo un film e come tale va preso ... Mio Blogmhaipresodistriscio.blogspot.com
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marezia
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sabato 16 maggio 2009
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hai ragione.
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In effetti se il baraccone è in piedi da almeno trent'anni vuol dire che ha radici antiche ma io penso che la colpa sia innanzitutto di chi produce tale IMMONDIZIA perché asseconda istinti o tensioni eticamente aberranti e poi (ma non in misura inferiore) di chi dovendo esprimere un giudizio critico non è capace di chiamare le cose col loro nome. Non è capace cioè di dissociarsi pur dicendo che il mercato è mercato e purtroppo ognuno può creare quello che vuole in nome della libertà di espressione. Per questo motivo non capisco a che cosa serva la cultura se poi arriviamo a leggere una recensione come quella di Zappoli di cui ho isolato quel passo, MOLTO SIGNIFICATIVO dell'andazzo generale. E' per gli Zappoli che stiamo a questo punto.
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In effetti se il baraccone è in piedi da almeno trent'anni vuol dire che ha radici antiche ma io penso che la colpa sia innanzitutto di chi produce tale IMMONDIZIA perché asseconda istinti o tensioni eticamente aberranti e poi (ma non in misura inferiore) di chi dovendo esprimere un giudizio critico non è capace di chiamare le cose col loro nome. Non è capace cioè di dissociarsi pur dicendo che il mercato è mercato e purtroppo ognuno può creare quello che vuole in nome della libertà di espressione. Per questo motivo non capisco a che cosa serva la cultura se poi arriviamo a leggere una recensione come quella di Zappoli di cui ho isolato quel passo, MOLTO SIGNIFICATIVO dell'andazzo generale. E' per gli Zappoli che stiamo a questo punto. E chissà dove arriveremo!
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marezia
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sabato 16 maggio 2009
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p.s.
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Io riprenderei il concetto di istigazione a delinquere e BENISSIMO ha fatto Alemanno a mettere in evidenza come la violenza portata sullo schermo in modo seriale abitui inconsciamente alla sua ineluttabilità come UNICO modo di risolvere dissidi e diverbi, dal più grande al più piccolo. Forse ci ha pensato perché non critico professionista, se aspettiamo gli Zappoli...
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marezia
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sabato 16 maggio 2009
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anche se sgarbi a tetris lo ha maltrattato.
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Invitandolo a tornare a scuola e invocando la carica anachica dell'arte ma c'è arte e arte e il Cinema non è sempre arte; se "Arancia meccanica", seppure in ritardo, fosse stato trattato come istigazione non ci troveremmo in queste tristi condizioni. Troppa cultura fa male.
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